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CONFIDA – L’Iva aumenta anche per prodotti distributori automatici

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MILANO  – «Sarà difficile spiegare ai 23 milioni di clienti che ogni giorno in uffici, ospedali, posti di lavoro, fabbriche, scuole e università consumano a prezzi contenuti caffè, cappuccini, bevande e snack vari nei circa 100 milioni di distributori automatici, che saranno loro a pagare la colpa di un momento di consumo voluttuario, a causa dell’Iva che il Governo ha portato dal 4% al 10% per finanziare l’Ecobonus attraverso il D.L n.63 del 4/6/2013. Pesanti difficoltà anche per le nostre aziende. Per adeguare i distributori automatici, il settore del vending (30 mila addetti e più di mille imprese) dovrà spendere tra i 30 e i 50 milioni di euro».

Lo afferma Lucio Pinetti, presidente di Confida, l’Associazione dei Distributori Automatici aderente alla Confcommercio.

«Ancora più difficile sarà comunicare a migliaia dei nostri 30 mila dipendenti la necessità di dover rinunciare alla loro prestazione per motivi di equilibrio dei bilanci aziendali. In poche parole, se dovessero calare i consumi dovremo rinunciare a centinaia, forse migliaia di posti di lavoro in tutta Italia».

«L’adeguamento al nuovo regime fiscale, poi, non può essere oggetto di trattativa con il singolo cliente – conclude Pinetti -. L’Iva è un’imposta che per legge grava sul consumatore finale e le nostre aziende hanno l’obbligo di trasferirla a valle. Nessun cliente può chiedere alle nostre aziende di farsene carico, non può per legge e sarebbe del tutto improponibile per la sopravvivenza delle nostre imprese.»

L’incremento dell’imposta sui prodotti somministrati attraverso i distributori automatici comporterà un aumento di 5 centesimi sul caffè e le bevande calde, e di dieci centesimi sulle bevande fredde e gli snack.

Info: www.confida.com

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