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venerdì 22 Novembre 2024
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Confida lancia l’allarme per il settore vending al Governo

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MILANO – Lo scorso 9 giugno, presso il Grand Hotel di Rimini, si è tenuta l’assemblea annuale di Confida, l’associazione italiana della distribuzione automatica. In occasione dell’assise, che ha visti riuniti i principali player del settore, sono stati discussi diversi temi. Tra i più importanti, è emersa la questione dei ristorni concessi alle pubbliche amministrazioni, ovvero i canoni che in occasione delle gare d’appalto gli enti pubblici appaltanti (scuole, ospedali, università) impongono come conditio sine qua non per aggiudicarsi l’installazione dei distributori automatici e la loro successiva gestione.

Confida lancia l’appello al Governo

“È ora di dire basta a quello che ormai è diventato un vero e proprio salasso per le nostre imprese. Stimiamo che oltre 40 milioni di euro fatturati dal settore siano destinati ai pagamenti di canoni di concessione, la cui sola finalità è rimasta, in tutta evidenza, quella di spremere chi fornisce il servizio, il tutto a discapito dei consumatori e costituendo un rischio per la qualità dei prodotti”.

A lanciare l’allarme è il presidente di Confida, Lucio Pinetti. L’associazione rappresenta circa l’80% delle aziende dell’intero comparto. “Quando non è il canone esorbitante a dirigere le scelte degli enti appaltanti” prosegue Pinetti “allora è il prezzo al ribasso, la cui base di partenza è spesso già intollerabile per garantire un minimo di marginalità”. Possiamo citare diversi casi, tra gli ultimi quello dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca: in questo caso oltre al ristorno pari a 60.000 euro pagato dalla società di gestione, tutti i prodotti sono venduti a 0,20 euro, con i pasti caldi a 0,10 centesimi.

Si tratta di prezzi chiaramente in perdita pur di vincere l’appalto. Gli esempi non finiscono qui

L’ASL di Lecce ha preteso a maggio di quest’anno un ristorno triennale pari a oltre 2 milioni di euro; in base a una gara d’appalto aggiudicata dal Politecnico di Bari, il ristorno richiesto per tre anni è pari a 1,5 milioni di euro. Anche i comuni più piccoli non sono estranei a questa pratica: il Comune di Teramo ha recentemente preteso 22.000 euro di ristorno per consentire l’installazione di 22 distributori automatici.

“Pur di mantenere aperte le imprese e garantire il posto di lavoro al personale, alcune aziende accettano appalti palesemente in perdita, ma questo, oltre a generare dei pericolosi precedenti, contribuisce a deteriorare ulteriormente lo stato di salute complessivo del settore, già pesantemente compromesso dalla attuale crisi e dal forte aumento dei costi che gravano sulle imprese” ha concluso il presidente di Confida Lucio Pinetti.

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