Il n. 1 della Conad Francesco Pugliese: “Alla fine rmarranno non più di 4-5 catene. Noi compreremo chi lascia per superare le Coop”. E per rilanciare i consumi alla vigilia di Natale propone di congelare i prezzi al primo semestre
di Roberta Scagliarini
Sul settimanale di Economia del Corriere, Corriereconomia, è uscito un interessante intervista-analisi sulla Gdo, grande distribuzione organizzata, a firma di Roberta Scagliarini.
Ve lo proponiamo.
MILANO – Partono in venti ma rimarranno in quattro o cinque. E Conad sarà tra questi. La previsione di un consolidamento a tappe forzate nel settore della grande distribuzione con il consorzio dei dettaglianti come protagonista, è di Francesco Pugliese, direttore generale di Conad, manager che già ha dimostrato di saper tradurre in fatti i propositi espansivi.
Conad ha programmato di investire 700 milioni nello sviluppo della rete e ha già comprato decine di negozi tra i supermercati ex Standa del gruppo Billa e quelli della famiglia Lombardini.
Obiettivo: la leadership di mercato davanti alle cugine Coop che ora dominano con vari miliardi di vantaggio. Ma la previsione sul consolidamento nel settore dei supermercati non si basa solo sulla volontà di Conad.
Ad accelerare la concentrazione sarà, secondo tutti gli addetti ai lavori, l’ effetto congiunto del calo dei consumi e le nuove regole introdotte dall’ articolo 62 del decreto liberalizzazioni che impongono, per la prima volta in Italia, tempi brevi ai pagamenti dei fornitori.
«Solo alla Conad – spiega Pugliese- la nuova norma ha comportato un drenaggio di liquidità di 350 milioni, si calcola che per tutto il sistema della distribuzione, il conto superi i 3 miliardi».
Scarsa liquidità Senza liquidità le insegne più fragili dal punto di vista patrimoniale chiuderanno e quelle più solide compreranno. «Noi siamo solidi – precisa Pugliese – e in condizioni di poter comprare ancora. Stiamo studiando la distribuzione territoriale per cogliere eventuali opportunità».
Lo sviluppo per acquisizioni è obbligatorio anche perché il mercato è saturo e non sopporta l’ apertura di altri supermercati. «In termini di metri quadri di superficie commerciale per abitante la distribuzione moderna italiana – prosegue Pugliese – non è indietro rispetto all’ Europa, abbiamo molti negozi da rottamare e rimodernare ma non spazi per nuove aperture».
Conad, dopo aver rinnovato i punti vendita comperati da Billa e Lombardini, ha migliorato le vendite. «Il giro d’ affari è aumentato del 15-30% rispetto a prima, anche in virtù dei prodotti private label» annuncia Pugliese. Quest’ anno Conad prevede di crescere del 9-10% a livello globale verso i 12 miliardi di fatturato e poco più dell’ 1% a perimetro costante.
La seconda catena italiana della grande distribuzione non ha ancora raggiunto Coop, ma il distacco sta calando. «Cresciamo in tutti i canali – spiega il manager che in passato è stato direttore generale in Barilla – il traino sono i prodotti private label e i freschi. Ma rappresentiamo anche un valido modello di crescita per gli imprenditori che si raccolgono sotto la nostra insegna nel modello cooperativo».
La corsa di Conad è destinata a fermarsi però se i consumi continuano a calare. Per questo Pugliese guarda avanti e propone a tutti i protagonisti della filiera, industrie in testa, un patto di sistema per congelare i prezzi.
«E’ l’ unico modo per venire incontro alle esigenze delle famiglie – spiega il manager -. Sediamoci intorno ad un tavolo e parliamone, congeliamo i listini alla data del primo semestre, firmiamo un accordo di filiera perché la spesa non gravi troppo sui consumatori. Sono le famiglie quelle che ci pagano lo stipendio dobbiamo aiutarle».
Nuovi listini Le industrie invece propongono aumenti di listino, nell’ ordine del 5%, per far fronte alla crescita delle materie prime, dicono, e al calo di fatturati e margini. E sottolineano di investire già abbastanza in promozioni: 7 miliardi l’ anno.
«Ma noi per frenare i prezzi al dettaglio ne investiamo il doppio – ribatte Pugliese -. Invece di chiedere rialzi, le imprese dovrebbero investire continuativamente per tenerli bassi. Anche perché l’ industria non può chiedere aumenti e poi dimenticarsi di calare i prezzi quando le materie prima calano».
La strategia dei prezzi
La strategia dei prezzi è destinata ad impattare sul processo di consolidamento che tutti prevedono. «Resteranno non più di 4-5 aziende dalla ventina che ci sono oggi, molto più grandi e più efficienti», spiega Pugliese.
In uno scenario di mercato più evoluto e più simile a quello del resto d’ Europa, secondo gli addetti ai lavori, le maggiori catene della distribuzione organizzata non dovrebbero avere una quota di mercato del 20%, come oggi. Ma del 70%. Dovrebbero essere più efficienti. E con una quota almeno doppia di quella attuale nelle vendite di prodotti a marchio.
«Una situazione così frammentata è il paradiso per le industrie di marca – spiega Pugliese. Perché la quota delle private label è inferiore alla media dei paesi più avanzati. Nei tre leader di mercato – Coop, Conad ed Esselunga – la percentuale dei prodotti private label è superiore al 22%. Nelle catene minori è inferiore al 15%».
Anche per l’ industria quindi il panorama cambierà. Ci sarà una selezione naturale dei prodotti. «Fino ad oggi l’ azienda di marca si è accontentata di mettere il proprio nome sul pacchetto ma non basta più. C’ è una proliferazione di brand e di codici senza un reale contenuto di valori e di innovazione», conclude Pugliese.
Conad, una catena di supermercati da 10,2 miliardi di euro
Con una crescita del 9 per cento nel 2011
Meno concentrati 16,9 PER CENTO
La quota di mercato 10,2 MILIARDI
Il fatturato nel 2011 9 PER CENTO
La crescita prevista per il 2012 350 MILIONI
La liquidità drenata dal gruppo con le nuove regole sui pagamenti