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lunedì 25 Novembre 2024
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Comuni virtuosi e Starbucks: continua il processo della rivoluzione green a Milano

In seguito al primo appello di giugno, ecco come la multinazionale si sta muovendo all’estero e nel nostro paese per ridurre l’impatto dei contenitori usa e getta delle sue oltre 28.000 caffetterie presenti in 77 paesi

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MILANO – L’Associazione Comuni Virtuosi in vista della prima apertura italiana da parte di Starbucks, ha invitato la catena a mettere in moto proprio da Milano “una rivoluzione verde di Starbucks”.

Comuni Virtuosi verso la sostenibilità: ecco gli sviluppi

Le nuove direttive approvate all’interno del pacchetto economia circolare, la strategia sulla plastica e la proposta di direttiva Sup ( Single Use Plastics) contengono diverse misure. Tutte che andranno poi ad eliminare o ridurre 10 tipologie di articoli usa e getta che alimentano il marine litter.

Tra cui anche contenitori per fast food e bevande. Tali misure sono in linea con i principi dell’economia circolare. Nonché con la gerarchia di gestione dei rifiuti europea che privilegia le misure di prevenzione e riuso.

Gli obblighi per gli stati membri

Come si può leggere nella bozza di direttiva  dovranno fissare obiettivi nazionali di riduzione. Mettendo quindi a disposizione prodotti alternativi presso i punti vendita. O impedendo che siano forniti gratuitamente.

Mentre per alcuni manufatti oggetto della direttiva sono previsti obiettivi di intercettazione sfidanti. (come il 90%dell’immesso al consumo per le bottiglie di plastica al 2025). Invece, per altri  i produttori dovranno coprire i costi di gestione ( e bonifica) causati dai  rifiuti da loro prodotti.

Come pure i costi delle misure di sensibilizzazione.  L’Europa sta andando poi spedita nella direzione di attribuire ai produttori di rifiuti i costi di gestione del loro fine vita. Ad oggi vengono esternalizzati sulle comunità attraverso un rafforzamento degli schemi di responsabilità estesa del produttore.

Chi decide le politiche ambientali globali?

Ovvero quelle stesse politiche ambientali che multinazionali come McDonald e Strabucks stanno intraprendendo che non considerano il riuso. Queste, tuttavia, puntano esclusivamente sulla riciclabilità dell’usa e getta. Ciò richiama però un’ulteriore considerazione rispetto a quanto già espresso nel nostro appello.

A voler pensare bene parrebbe che queste politiche vengano decise centralmente da diverse figure con determinate caratteristiche. Cioè, che non conoscono sufficientemente le problematiche del fine vita dei contenitori monouso; inoltre, che non conoscono i sistemi post consumo e le normative dei paesi dove sono presenti, che differiscono enormemente tra loro.

Se così non fosse le multinazionali eviterebbero di prendere decisioni standarizzate da esportare in tutti i paesi come il progetto Next Generation Cup. Perché capirebbero che il modello globalizzato non è più compatibile con la crisi climatica in atto. Né con i fondamentali dell’economia circolare che escludono a priori il perseguimento dell’ “One solution fits all“.

Mentre è assodato che il riciclo sia un’opzione ambientalmente più conveniente. Almeno rispetto allo smaltimento tra inceneritori e discariche.

Quando si tratta di sviluppare la soluzione o il sistema più adatto per fare arrivare un determinato bene e prodotto agli utenti non è per nulla scontato che l’unica soluzione debba essere il monouso.

E a maggior ragione in questo momento storico in cui stiamo facendo i conti con fenomeni irrimediabili e globali come l’inquinamento da plastiche. Un fenomeno che sta mettendo in luce agli occhi dell’opinione pubblica anche le responsabilità industriali.

Utilizzare strumenti come l’LCA

Per una comparazione degli impatti ambientali delle varie soluzioni – riutilizzabili e monouso -sarebbe però necessario, come convengono i massimi esperti sull’argomento, prendere anche in considerazione le esternalità indirette e negative che di solito non vengono incluse nelle analisi LCA perché difficilmente quantificabili.

Ad esempio, quali sono i costi ambientali ed economici causati da tutto il ciclo di vita di un bicchiere monouso di plastica o carta che finisce nell’ambiente, e/o viene raccolto e finisce in discarica/inceneritore o ad aumentare il marine litter?

Altre valutazioni abbinabili sono quelle che organismi internazionali o enti di consulenza effettuano quando si tratta di quantificare i benefici economici e occupazionali dei modelli economi circolari. Sempre se ci si aspetta dalle aziende anche la creazione di valore  (anziché disvalore) sul piano sociale e ambientale.

Riciclabilità deve coincidere con riciclo

Recentemente due associazioni internazionali di riciclatori di materie plastiche, l’europea Plastics Recycling Europe (PRE) e l’americana The Association of Plastic Recyclers hanno convenuto su cosa si debba intendere per plastica riciclabile a livello globale.

“Il termine ‘riciclabile’

In questa definizione ricadono spesso tutti i materiali e prodotti senza che vi sia un riferimento definito e condiviso”. Nota così Steve Alexander, Presidente di APR.

“La riciclabilità di un prodotto va oltre l’essere tecnicamente riciclabile. Infatti, i consumatori devono poter accedere a un sistema di raccolta e riciclo. Poi, un riciclatore deve essere in grado di trattare il materiale e occorre un mercato finale per i materiali rigenerati”.

L’opinione delle due associazioni

Per essere considerato riciclabile quindi, un prodotto in plastica deve soddisfare quattro condizioni. Pertanto anche qualora i contenitori monouso utilizzati dalle multinazionali del fast food fossero tecnicamente riciclabili, mancherebbero pur sempre totalmente o parzialmente le condizioni descritte per arrivare al riciclo effettivo.

A meno che le multinazionali stesse non gestiscano un loro schema di EPR. Quindi applichino un deposito su cauzione in modo che i clienti riportino i contenitori.

Prendendosi così carico dei costi di riciclo. Dubitiamo fortemente che dovendo sostenere i costi che attualmente esternalizzano sulle comunità le multinazionali sceglierebbero l’utilizzo esclusivo di contenitori usa e getta.

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