domenica 22 Dicembre 2024
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Comuni Virtuosi a Howard Schultz: Starbucks non usi tazze usa e getta in Italia

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MILANO – Vi proponiamo il comunicato definitivo, quello diffuso in precedenza era una bozza, inviato dal Comuni virtuosi d’Italia ad Howard Schultz. E anche al suo successore e a tutto il vertice di Starbucks a Seattle in vista delle numerose aperture in Italia.

“Starbucks dica no a tazze e bicchieri monouso nel locale che aprirà a Milano a settembre, rendendolo un esempio di sostenibilità a livello europeo e mondiale e incidendo così positivamente sulla spesa dei Comuni per gestire i rifiuti”.

A chiederlo è l’Associazione Comuni Virtuosi in vista della prima apertura italiana da parte della famosa catena di caffetterie. L’appello è sottoscritto e supportato da partner nazionali e internazionali: Greenpeace, Wwf, Zero Waste Italy, Zero Waste Europe e Reloop, piattaforma paneuropea multi-stakeholder a sostegno dell’economia circolare.

Nella lettera inviata a Howard Schultz, direttore esecutivo dimissionario di Starbucks, le associazioni chiedono al manager di lasciare in eredità al suo successore Myron Ullman “una rivoluzione verde di Starbucks” che muova i primi passi proprio da Milano, la città che, come raccontato dallo stesso Schultz, ha ispirato la creazione della catena di caffetterie. Dire addio a tazze e bicchieri usa e getta, sottolineano le associazioni, rappresenterebbe “una decisione che è nel solco di provvedimenti che associazioni non governative, governi locali e nazionali, la Commissione Europea e tanti semplici cittadini auspicano per ridurre l’utilizzo di articoli monouso impattanti e combattere il flagello della plastica nell’ambiente”.

Ogni anno a livello globale vengono distribuiti 600 miliardi di tazze in carta o plastica e l’UNEP stima che per sostenere la richiesta di risorse dalla popolazione mondiale nel 2030 avremo bisogno del 40% in più di legno e di fibre di cellulosa.

L’idea di rivolgersi a Starbucks si basa sulla consapevolezza della forza di un grande gruppo multinazionale nel dettare le tendenze del mercato: “Un’azienda che conta 28 mila negozi presenti in 77 paesi ed è frequentata ogni giorno da milioni di persone ha un enorme potenziale per fare la differenza e dare un’importante contributo per fermare la crescente marea di rifiuti da consumo usa e getta”.

Accanto all’impegno degli amministratori locali a cui dà voce l’associazione Comuni Virtuosi, infatti, perché i modelli circolari diventino realtà c’è bisogno di ridurre i rifiuti alla fonte: “Fino a quando la produzione di rifiuti non verrà minimizzata alla fonte, attraverso la progettazione dai governi locali e nazionali di prodotti e servizi circolari, gli sforzi e le risorse economiche investiti dai governi locali e nazionali continueranno ad essere utilizzati per alleviare il sintomo di un problema, senza affrontarne le cause. I costi di gestione dei rifiuti assorbono una parte significativa del budget dei nostri comuni (finanziata dai contribuenti) che potremmo destinare invece ad altri progetti sociali e ambientali fortemente necessari alle nostre comunità”, prosegue la lettera.

Le associazioni esprimono apprezzamento per gli sforzi di Starbucks sul piano della sostenibilità, attraverso la promozione della sua tazza riutilizzabile da passeggio, il disincentivo all’utilizzo della tazza monouso con un addebito di 5 penny applicato in alcune caffetterie di Londra, e per le importanti risorse finanziarie stanziate nel progetto NextGen Cup Challenge per sviluppare tazze usa e getta che possono essere riciclate o compostate. Il punto, però, è che “il perseguimento di una politica aziendale principalmente volta al riciclo – invece che al riutilizzo- non elimina il consumo di materie prime, non evita impatti ambientali come la produzione di scarti ed emissioni e neppure i costi di gestione dei rifiuti che ricadono sui governi locali”.

Nella lettera viene richiamato anche il caso della catena britannica Boston Tea Party , che a partire da giugno 2018 ha eliminato tazze e bicchieri usa e getta nei suoi negozi, confermando la fattibilità di un passaggio a contenitori riutilizzabili.

La missiva si conclude con il riferimento al sindaco di Milano Giuseppe Sala, perché “voglia farsi portatore del nostro appello con la sua giunta, nell’interesse dei suoi concittadini e del decoro urbano della città”.

Di seguito il testo integrale della lettera inviata ad Howard Schultz

Caro Howard Schultz,

Si avvicina l’apertura del Reserve Store, la prima location in Italia, nel cuore di Milano, da lei fortemente voluta e annunciata per il settembre prossimo. Abbiamo appreso dalle sue dichiarazioni rilasciate ai media che l’apertura a Milano è stata ponderata per una decina di anni perché, per entrare nella patria del caffè e dei bar, bisognava farlo “con umiltà e rispetto” per la cultura italiana.

È noto, anche se non in Italia, che Milano è stata la città che “ha cambiato il corso della sua vita” nel 1983, spingendola a fondare Starbucks ispirandosi al modello di bar italiano. Prima di dimettersi da presidente esecutivo e lasciare il gruppo nelle mani del suo successore Myron E. Ullman, ci appelliamo perché lasci in eredità al suo successore una decisione opportuna. Che sia nel solco di provvedimenti che associazioni non governative, governi locale e nazionali, la Commissione Europea e tanti semplici cittadini auspicano. Per ridurre l’utilizzo di articolo monouso e combattere il flagello della plastica nell’ambiente. Le chiediamo pertanto di dare il via ad una rivoluzione verde di Starbucks. A partire dallo Store di Milano, eliminando l’uso di tazze e bicchieri usa e getta.

Un’azienda che conta 28 mila negozi presenti in 77 paesi ed è frequentata ogni giorno da milioni di persone ha un enorme potenziale. Per fare la differenza e dare un’importante contributo per fermare la crescente marea di rifiuti da consumo usa e getta.

Un’asociazione di 100 comuni italiani

La nostra associazione è formata da oltre 100 comuni italiani impegnati per uno sviluppo sostenibile dei territori. E, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, viviamo sulla nostra pelle cosa significhi dover gestire con risorse economiche limitate una crescente produzione di rifiuti. Spinta dagli attuali stili di vita e di consumo.

La produzione di rifiuti deve essere minimizzata alla fonte, attraverso la progettazione di prodotti e servizi circolari. Altrimenti gli sforzi e le risorse economiche investiti dai governi locali e nazionali continueranno ad essere utilizzati per alleviare il sintomo di un problema. Senza affrontarne le cause. I costi di gestione dei rifiuti assorbono una parte significativa del budget dei nostri comuni. Che è finanziata dai contribuenti. E che potremmo destinare invece ad altri progetti sociali e ambientali fortemente necessari alle nostre comunità.

Noi sindaci e amministratori comunali vorremmo promuovere da subito modelli di produzione a ciclo chiuso o circolare nei nostri comuni. Questo senza attendere che le misure contenute nelle direttive europee, parte del pacchetto sull’economia circolare vengano recepite dal nostro governo centrale; aspettando ancora un paio di anni. Se vogliamo mantenere le temperature globali entro i 2 ° il tempo stringe. Ed è necessario intervenire al più presto a livello nazionale come locale. E l’intera industria ha il dovere di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo. Facendo “bene da subito”, piuttosto che “meno male”.

Apprezziamo gli sforzi compiuti da Starbucks nella promozione della sua tazza riutilizzabile da passeggio. Nello scoraggiare l’utilizzo della tazza monouso con un addebito di 5 penny applicato in alcune caffetterie di Londra. E anche per le importanti risorse finanziarie stanziate nel progetto NextGen Cup Challenge. Nato per sviluppare tazze usa e getta che possono essere riciclate o compostate.

Riciclo e riutilizzo

Tuttavia il perseguimento di una politica aziendale principalmente volta al riciclo – invece che al riutilizzo – non elimina il consumo di materie prime. Non evita impatti ambientali come la produzione di scarti ed emissioni. E neppure i costi di gestione dei rifiuti che ricadono sui governi locali. Specialmente se si tratta numeri importanti come i 600 miliardi di tazze in carta o plastica. Che si stima vengano distribuite a livello globale ogni anno.

Eppure c’è il caso della catena di caffè indipendente Boston Tea Party nel Regno Unito. Che ha eliminato questo mese tazze e bicchieri usa e getta nei suoi negozi. E che conferma la fattibilità di un passaggio a tazze riutilizzabili.

Secondo l’UNEP per sostenere la richiesta di risorse dalla popolazione mondiale nel 2030 avremo bisogno del 40% in più di fibre di legno e cellulosa.

In Italia potremmo evitare qualsiasi tipo di azione correttiva ex post partendo con il piede giusto. Servendo cioè bevande, aperitivi in stoviglie di ceramica, vetro o in contenitori da passeggio riutilizzabili. Combinando così in un’offerta molto più sostenibile la miscela di caffè americano appositamente sviluppata per l’Italia e la nostra tradizione nel bere il caffè.

Vediamoci

Ci auguriamo di poterla incontrare durante l’inaugurazione del Reserve Store in piazza Cordusi. E speriamo di poter ricevere il prima possibile un riscontro favorevole alla nostra proposta.

Sottoscrivono e sostengono questo appello a livello nazionale Greenpeace Italia, WWF Italia, Zero Waste Italy. E a livello internazionale Zero Waste Europe insieme alla piattaforma Reloop. Che è una piattaforma paneuropea multi-stakeholder a supporto dell’economia circolare.

L’appello al sindaco di Milano Giuseppe Sala

Riponiamo fiducia nel fatto che il sindaco di Milano Giuseppe Sala voglia farsi portatore del nostro appello con la sua giunta. Nell’interesse dei suoi concittadini e del decoro urbano della città.

Distinti saluti

Direttivo Associazione Comuni Virtuosi

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