MILANO – L’arrivo del Covid e la sua diffusione in tutto il mondo, ha certamente influenzato le abitudini dei consumatori e così anche l’andamento di vari mercati, come quello del caffè: a vincere sono i consumi domestici trainati in particolare dalle capsule e dalle cialde. In questo caso, a fare la differenza per gli acquisti, è l’attenzione alla sostenibilità di questi prodotti. Leggiamo l’analisi su questo svolta da Competitive Data e pubblicata in un articolo di Vito de Ceglia su repubblica.it.
Capsule e cialde esplodono, ma la sostenibilità è il plus
Il mercato del caffè dovrà fare i conti ancora per molto tempo con gli effetti del Covid e non è escluso che le tendenze che hanno caratterizzato il 2020 possano accentuarsi ulteriormente, alla luce delle nuove abitudini di acquisto e di consumo degli italiani. Sono queste le prospettive degli analisti di settore nei confronti di un comparto che ha visto, in piena pandemia, cialde e capsule minare il primato della moka. E impegnare i produttori nella ricerca di soluzioni che evitino di aumentare la quantità di scarti lasciati nell’ambiente: la capsula, insomma, cerca di essere sempre più green.
Costretti a prendere il caffè a casa, per via di lockdown e smart working, gli italiani hanno cominciato ad acquistarne di più, soprattutto online, ma in modo diverso rispetto a prima dell’avvento della pandemia, preferendo al caffè macinato le pratiche monodosi preconfezionate.
I primi cambiamenti, segnala Iri, si sono avvertiti in marzo, ossia in concomitanza con l’inizio del lockdown. La permanenza domestica forzata e la chiusura dei locali pubblici hanno determinato un rinnovato interesse per i prodotti che consentono di prepararsi anche in casa un espresso simile a quello del bar. Un contesto che ha dato un’ulteriore spinta a capsule e cialde, i due segmenti più dinamici degli ultimi anni.
La performance migliore è stata quella delle capsule
Che in pochi anni hanno raggiunto la quota del 28,4% del caffè venduto in Gdo e il 31% del valore del mercato superando i 376 milioni di euro di giro d’affari. Dopo un positivo 2019 (+14,9% a volume e +11,2% a valore) nel progressivo a marzo le capsule hanno fatto un ulteriore balzo in avanti, raddoppiando il trend (+24% sia a valore che a volume) e nel bimestre aprile-maggio sono arrivate addirittura a superare il 30% di crescita, con punte del+38,6% a valore.
Ottime performance anche per le cialde che, con i loro 58 milioni di euro, rappresentano il 5% circa del mercato totale del caffè. Nel 2020 hanno quasi decuplicato il trend positivo, arrivando a sfiorare il 20% di crescita a maggio contro il +2,8% con cui avevano chiuso il 2019. Negli ultimi mesi, sono cresciute anche le miscele per la moka, che, seppur in calo da tempo (-4,4% in quantità e -5,1% in valore nel 2019), continuano a generare la metà del giro di affari totale del caffè in Gdo (oltre 644 milioni di euro) e il 55% dei volumi.
“E’ ormai una tendenza consolidata, ma non da oggi. La pandemia ha solo accelerato un fenomeno iniziato 7 anni fa. Per inquadrarlo, è sufficiente osservare gli enormi investimenti realizzati nell’ultimo periodo dalle grandi torrefazioni e lo spazio occupato da questi prodotti, in primis dalle capsule, sugli scaffali della Grande distribuzione”, spiega Giandomenico De Franco, fondatore e amministratore di Competitive Data, società d’analisi che studia da anni il mercato delle capsule e cialde.
Il successo riscosso dalle monodosi preconfezionate sta non solo nella praticità ma anche nella versatilità: in commercio è infatti possibile reperire sia monoporzioni originali sia compatibili, ossia prodotte da un’altra torrefazione.
I dati di Competitive Data segnalano però che il tasso di crescita delle monoporzioni di caffè originali continua a diminuire ormai da 5 anni a fronte di un aumento contestuale delle vendite di capsule compatibili. Il calo più marcato c’è stato tra il 2018 e il 2019, quando il dato è passato dal 62,4% al 58,3%; per contro, le torrefazioni che producevano capsule compatibili, nello stesso periodo, sono aumentate di quasi tre punti percentuali: erano il 18,7% nel 2018 e sono diventate il 21,6% l’anno seguente.
“Nel settore delle capsule e cialde, oggi la competizione si gioca sulla sostenibilità e sulle informazioni non finanziarie. Ad investirci per primi sono stati i top player, a ruota tutti gli altri per il ritorno di immagine che la sostenibilità garantisce. Non a caso, sono arrivate sul mercato una grande varietà di capsule e cialde compostabili e compatibili”, segnala De Franco.
In questa direzione, si muove proprio l’ultima operazione commerciale di Caffè Borbone
L’espresso “cento per cento amico della natura“. Un’esclusiva dell’azienda napoletana che è stata la prima in Italia ad aver proposto agli appassionati di caffè la cialda compostabile, ovvero miscele di caffè pressato confezionate tra due dischi di carta. Cialda che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost. Ora Caffè Borbone è anche la prima anche a produrre un involucro riciclabile nella raccolta della carta, in collaborazione con Seda International Packaging Group. Un risultato tutto partenopeo.
“Confermiamo il nostro impegno alla sostenibilità – dice Massimo Renda, presidente esecutivo di Caffè Borbone – mantenendo costante l’obiettivo strategico del brand, in merito all’innovazione e la ricerca. Senza mai abbandonare la forte appartenenza al territorio”. Il Consorzio italiano compostatori (Cic) certifica il filtro in carta, che rende la cialda smaltibile nell’umido e quindi compostabile, Aticelca – l’associazione dei tecnici cartari italiani – assicura la riciclabilità dell’involucro. Infine, il sacchetto e il cartone sono certificati Fsc, marchio della gestione forestale responsabile.