La decaffeinizzazione è un processo un po’ complesso. Per chi ama il sapore del caffè ma vuole evitare di abusare della caffeina, ecco come procedere.
Decaffeinizzazione: una questione di temperatura, pressione e anidride carbonica.
Delle rapide “istruzioni per l’uso”. Farsi un decaffeinato a casa è possibile. Ci si può persino divertire a fingersi dei piccoli chimici in laboratorio. Vediamo come si può fare.
I chicchi di caffè sono prima inumiditi con vapor d’acqua e poi messi a contatto con anidride carbonica (CO2). Si fanno aumentare quindi temperatura e pressione, finché l’anidride carbonica assume caratteristiche intermedie fra un gas e un liquido (tecnicamente, si dice che passa allo stato supercritico).
CO2 neutralizza la caffeina
La soluzione per chi vuole liberarsi dell’effetto eccitante, sta tutta nell’anidride carbonica. La CO2, infatti, se ad alta pressione agisce da solvente per la caffeina, I chicchi verranno purificati da questa sostanza. Saranno completamente privati della loro carica “adrenalinica”.
Se avete qualche dubbio, ricordate che si tratta di un metodo assolutamente innocuo per la salute e anche economico. Un caffè decaffeinato deve avere meno dello 0,1% di caffeina, contro l’1,5-2% del caffè prima del trattamento.
Decaffeinizzazione anche per il tè
La caffeina, lo sappiamo, si trova in molti altri alimenti e bevande. Se ci si vuole liberare di questo elemento, la decaffeinizzazione è applicabile su tutto.
Metodi simili sono usati anche per decaffeinare il tè e il cacao, che pure contengono caffeina (una tazza di caffè ne contiene 100 milligrammi, una di tè 40 e una di cioccolata 20).
Burro, lardo e caffeina
Ad esempio, sapevate che persino nel burro è contenuto una minima dose di caffeina? Se siete nemici di questo eccitante, allora potrete ottenere un burro decaffeinato. Il sistema è analogo.
Anche per preparare burro e lardo senza colesterolo e per estrarre l’essenza dai fiori di luppolo, usati nell’industria per aromatizzare la birra.
Fonte: Focus