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Come scegliere una macchina da caffè per casa? Ecco qualche consiglio

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MILANO – Praticità, comodità d’uso e velocità. Sono questi i plus che spingono i consumatori di tutto il mondo a non fare a meno di una macchina per gustare un buon caffè fra le mura domestiche.

Il settore continua a crescere e sempre più marchi puntando su questo segmento, affrontano i primi problemi legati all’impatto ambientale e propongono le prime innovazioni per spingere il settore lungo una strada più sostenibile.

Stand-by automatico per risparmiare energia

Il primo punto affrontato dai diversi brand è quello del risparmio energetico.

La macchinetta del caffè è uno strumento costantemente attaccato alla rete elettrica, per questo è importante equipaggiarlo con nuove tecnologie che consentano di limitarne i consumi.

Ne è un esempio lo spegnimento automatico dopo un determinato periodo di stand-by.

Quanto consuma una macchina per il caffè

Da gennaio 2016, grazie a nuove misure della Commissione Europea, i diversi modelli per espresso devono necessariamente avere una funzione attivabile che metta automaticamente il prodotto in funzione basso consumo quando non è in uso in maniera attiva o dopo un certo periodo dall’ultimo utilizzo.

In questo modo è possibile garantire un certo risparmio rispetto ai prodotti venduti in precedenza che consumavano inutilmente da 25 a 100 watt all’ora.

Una quantità che potrebbe sembrare insignificante ma che su larga scala, se si considerano tutti i device connessi alla rete elettrica, portava il consumo di questi apparecchi in Europa nei momenti di non utilizzo a circa 90 TWh (terawattora) all’anno, pari al consumo elettrico di 24 milioni di famiglie europee.

Capsule ecologiche

Altra tematica rilevante è quella che coinvolge l’involucro che racchiude il caffè utilizzato dalle macchine.

Quello in grani, in polvere o in cialde è da sempre considerato il meno inquinante perché non è racchiuso in capsule di plastica o alluminio, da sempre ritenute la scelta meno ecologica vista l’impossibilità di riciclarle.

Le capsule restano però la scelta preferita dai consumatori a dispetto sia della grande differenza di prezzo al chilogrammo del caffè rispetto a quello in confezioni tradizionali, sia del loro impatto ambientale.

La somiglianza dell’espresso a quello del bar e la maggior praticità giustificano la scelta e spingono le vendite. Tanto che persino l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, ha dovuto prendere in considerazione il fenomeno. Inserendo dal 2014 le capsule all’interno del paniere dei beni di consumo.

Del resto, in Italia, sono sempre più numerose le famiglie che le utilizzano. E che dopo aver gustato un espresso gettano il loro mix di alluminio, plastica e umido nel sacco dei rifiuti indifferenziati.

Il riciclo delle capsule

Il problema del riciclo non è di scarsa rilevanza. Visto che sono oltre 10 miliardi le capsule di caffè vendute nel mondo ogni anno. Che a loro volta, generano circa 120 mila tonnellate di rifiuti. Settanta dei quali solo in Europa e 12 mila in Italia.

Per correre ai ripari alcune amministrazioni, prima fra tutte quella di Amburgo, hanno varato normative. Che vietano anche l’utilizzo delle capsule negli uffici pubblici.

Ma anche i marchi sono al lavoro per cercare di risolvere il problema.Con una propria strategia.

Tutto è nelle mani del consumatore. Che, preferendo queste nuove soluzioni a quelle tradizionali, potrebbero innescare un circolo virtuoso. Che spinga tutti i produttori ad imboccare la strada della sostenibilità.

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