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Colombia, produzione in crescita senza boom

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Produzione stabile, ma nessun boom produttivo. Queste le dinamiche che emergono del report annuale sulla Colombia del servizio informativo estero del Ministero dell’agricoltura degli Stati Uniti. Secondo gli specialisti del dicastero americano, il raccolto colombiano raggiungerà, quest’anno, i 12,5 milioni di sacchi, per crescere marginalemente il prossimo.

Il tutto, naturalmente, a patto che le condizioni meteo rimangano favorevoli. Dal 2013, i pattern climatici sono tornati normali, ma il possibile materializzarsi di un nuovo fenomeno El Niño di elevata intensità induce produttori e meteorologi alla prudenza.

La produzione

La produzione è prevista per l’annata corrente (2014/15) a 12,5 milioni di sacchi, in crescita del 3,5% sull’annata precedente.
Nel 2015/16, clima permettendo, il raccolto dovrebbe incrementarsi lievemente (meno del 2%) a 12,7 milioni di sacchi, riflettendo un rallentamento della ripresa produttiva indotta dal programma di rinnovo delle piantagioni, avviato dalla fine del decennio scorso.

I problemi

Nonostante la progressiva entrata in produzione delle aree rinnovate, il settore continua a incontrare gravi problemi di redditività, legati all’incremento dei costi di produzione.

In particolare di quelli del lavoro, la cui incidenza è passata dal 40% a oltre il 60%, sia per la minor offerta di manodopera che per l’elevamento del salario minimo. Il calo degli addetti impatta negativamente sulle cure agricole, in special modo sul controllo delle infestanti e sulla pulitura dalle ciliegie cadute in terra.

La ripresa dei corsi del caffè verde dell’anno scorso ha aiutato a far tornare i conti. Ma la successiva flessione, a partire dalla fine dell’autunno, ha reso la situazione sempre più critica, tanto che è stata richiesta la riattivazione del Programma di protezione dei redditi dei produttori di caffè (Pic) sospeso, sempre lo scorso anno, quando i prezzi si erano stabilizzati al di sopra della soglia dei 700.000 pesos per carga da 125 kg.

Il malcontento della base, di fronte alla presunta incapacità della Federazione dei produttori di rappresentare adeguatamente le sue istanze nelle alte sfere della politica, spiega in buona parte la recente uscita di scena del direttore generale di Fedecafé Luis Genaro Muñoz Ortega.

Consumi

Secondo il rapporto, i consumi cresceranno marginalmente (+100 mila sacchi) nel 2014/15 a 1,4 milioni di sacchi, rimanendo piatti l’annata successiva (la popolazione colombiana si attesta attorno ai 48,3 milioni di abitanti). Negli acquisti prevale nettamente il macinato tostato (1,1 milioni di sacchi) rispetto al solubile.

La moda delle caffetterie ha preso definitivamente piede nelle metropoli, grazie alla capillare diffusione della rete di locali della Café de Colombia e alla crescente presenza dei competitor stranieri, tra i quali spicca Starbucks, che ha aperto il suo primo locale a Bogotá nel 2014.

Per quanto in espansione, il fenomeno coffee shop rimane perlopiù circoscritto a una fascia, relativamente ristretta, di consumatori urbani a medio-alto reddito.

Export

In netto recupero anche l’export, che salirà quest’anno a 11,875 milioni di sacchi, da 11,035 milioni nel 2013/14.

Gli Usa assorbono il 43% delle esportazioni e rimangono, di gran lunga, la principale destinazione del caffè colombiano, precedendo nettamente Giappone (9%), Germania (8%), Belgio (7%) e Canada (7%).

Gli imbarchi continuano a essere costituiti principalmente da caffè verde (11 milioni di sacchi), anche se i volumi di solubile sono in crescita e dovrebbero raggiungere, quest’anno, gli 800 mila sacchi.

Da anni, la Colombia promuove la qualità del proprio caffè attraverso le certificazioni e gli altri strumenti di tutela della filiera.

Secondo Fedecafé, ben il 40% dei volumi esportati è costituito da caffè speciali, certificati secondo le principali label bio e/o equosolidali (Usda Organic, UTZ, 4C, Rainforest, ecc.) o tutelati da denominazione di origine (Huila, Nariño).

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