domenica 22 Dicembre 2024
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Colombia, c’è un piano per convertire la coca in cacao

Il governo colombiano ha varato un nuovo progetto per contrastare la diffusione delle piante da coca cercando di coinvolgere contadini ed agricoltori locali

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Bernardo Velasco è un 50enne colombiano che ha deciso di iniziare una nuova vita, diventando un pastore e dandosi all’allevamento dei bovini. Siamo a Vista Hermosa, piccolo cittadina della Colombia di poco più di 11mila anime.

«Tutti gli alberi che vedete – spiega Velasco – erano usati per generare la coca». In tempi non molto lontani, infatti, lui e tanti altri contadini locali si davano alla coltivazione di piante da cocaina che qui crescevano in abbondanza.

Oggi, invece, Velasco ha deciso di barattare la produzione di droga con la coltivazione di cacao, banane e granoturco in quella che il governo colombiano spera possa essere un’operazione ambiziosa per stabilizzare e controllare il mercato della cocaina gestito dai narcotrafficanti.

Dopo la scelta operata dalle autorità agli inizi di maggio di distruggere le piantagioni illegali mediante l’utilizzo di spray chimici sganciati dagli aerei – poi abbandonata a causa degli effetti cancerogeni dei gas –in Colombia ha preso recentemente piede questa nuova strategia.

L’obiettivo consiste nell’evitare che i contadini finanzino il giro d’affari che ruota attorno alla cocaina, incentivandoli a trovare un’attività legale con cui possano mantenersi in zone dove la presenza del governo negli ultimi decenni è stata assai sporadica.

Gli abitanti, infatti, hanno scelto di coltivare piante della coca poiché impossibilitati a trasportare i prodotti della propria terra nei mercati a causa della totale assenza di strade asfaltate e servizi di collegamento con le altre città.

Il programma di distruzione della cocaina nelle aree rurali è cominciati circa otto anni fa, ma gli abitanti di queste zone denunciano ancora la presenza di forti pressioni operate dai gruppi guerriglieri cui sono costretti a sottostare.

«Serve più impegno ed una maggiore decisione da parte del governo»: è questa la sensazione più diffusa che aleggia a Vista Hermosa. Ma la questione è più complicata di quanto non possa sembrare: il successo (o l’eventuale fallimento) del progetto dipenderà dai negoziati che le forze politiche condurranno con il più grande gruppo di guerriglia del Paese, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).

Se i colloqui porteranno ad un accordo di pace, la speranza diventerà quella di inglobare in questa operazione antidroga anche le vecchie bande sovversive.

Iniziato dal presidente Juan Manuel Santos nel 2007, quando egli ricopriva l’incarico di Ministro della Difesa sotto il governo del predecessore Alvaro Uribe, il programma di riqualificazione era partito da un’area agricola posta nel centro della Colombia e ribattezzata La Macarena.

L’operazione aveva avuto un grande successo: molte piante della coca erano state strappate ed i contadini locali avevano scelto di sostituirle con la coltivazione del cacao. L’ottimismo aveva preso il sopravvento e molti funzionari americani (gli USA hanno finanziato l’affare con centinaia di milioni di dollari), dirigenti e diplomatici erano giunti nel Paese per osservare con i propri occhi il prototipo della futura Colombia.

Una tale politica aveva presupposto la costruzione di nuovi ed efficienti servizi, come la costruzione di strade, scuole ed ospedali, l’assegnazione di terreni agricoli e la distribuzione di elettricità alle frazioni isolate.

Gli esperti hanno tuttavia indicato che la nomina a presidente di Santos nel 2010 avrebbe frenato il progetto. Il governo non avrebbe infatti mantenuto la promessa di una fitta presenza nelle zone più a rischio della Colombia, nonostante l’ottimo risultato ottenuto a Vista Hermosa.

Oggi in città è presente una strada asfaltata che la collega ai vicini centri urbani, una clinica ospedaliera ed una filiale della banca agricola. Rimane ancora molto da fare, come per esempio garantire i terreni ai cittadini in modo che essi possano eventualmente utilizzarli come garanzia per richiedere dei prestiti bancari ed intervenire al più presto sui villaggi limitrofi che versano in condizioni rovinose.

La produzione lattiero casearia è aumentata vertiginosamente, ma in città resta forte la pressione operata dalla FARC, che continua richiedere ad ogni contadini un prezzo di 22 centesimo per ogni dieci litri di latte venduto. Persino le stazioni di servizio non sono esenti dal pagamento del pizzo, fissato in 12 centesimi ogni dieci litri di benzina.

Gli aiuti statunitensi (che per il progetto La Macarena hanno raggiunto i 266 milioni di dollari) termineranno quest’anno ed i politici colombiani auspicano l’avvio di un nuovo ciclo di progetti.

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