ROMA – Unisce baristi, torrefattori, trader, coffee lover e chiunque ama e vuole promuovere il buon caffè nella capitale. È la neonata associazione Coffee Research Community, che ha mostrato il suo logo e si è presentata ufficialmente in occasione della tappa romana di Io bevo caffè di qualità.
Perché nasce? “Perché a Roma solo in pochissimi locali si beve un buon caffè e pensiamo sia giunto il momento di cambiare questa tendenza – afferma Andrea Matarangolo, presidente dell’Associazione -. Le responsabilità di questa situazione sono molteplici e vedono coinvolta ogni figura della filiera del caffè: da torrefattori che non si curano della qualità a baristi che non conoscono, quindi non sanno riconoscere un buon prodotto da uno che non lo è, fino ad arrivare al consumatore finale, che non conosce il caffè ma, poiché l’ha nel sangue, è sicuro di esserne un esperto. Non tutti, certo, ma la maggior parte di operatori e consumatori è in questa situazione. Tra maggio e giugno ci siamo incontrati più volte lamentando questa situazione e dicendo che era arrivato il momento di fare qualcosa. Finalmente il nostro progetto si è concretizzato. Abbiamo davvero molto da lavorare, ma siamo tutti molto carichi”.
Insieme a Matarangolo i soci fondatori sono Luca Di Lorenzo, Matteo Di Lorenzo, Alessandro Pau, Fabio Conti, Pietro Rastelli e Gianpaolo Sotgiu.
Sono per lo più baristi che seguono corsi, si impegnano per conoscere a fondo il mondo del caffè e operano al banco bar o come consulenti o docenti. L’eco di questa nuova realtà si è subito diffusa e ha raccolto numerosissime adesioni ancor prima della presentazione ufficiale, tanto che il gruppo ora è formato da più di cinquanta persone.
“In questo momento Coffee Research Community è un cantiere aperto; consiglio a chi vuole unirsi a noi di seguire la nostra pagina Fecebook. Il nostro obiettivo è andare contro corrente: se a Roma la qualità del caffè scende, noi vogliamo “risalire la corrente” e portare con noi tante persone, perché il caffè merita il rispetto e la qualità che tanti prodotti del made in Italy hanno da tempo. Faremo corsi, incontri e progetti con chiunque voglia sposare la nostra causa; non vogliamo legarci a marchi né avere alcuna esclusiva”.
Per cominciare buona parte degli aderenti sarà presente a Host, all’opera in diversi stand. Il primo obiettivo è raggiungere una qualità “commerciale”, ovvero i giusti parametri dell’espresso e del filtro partendo dalle buone miscele che tante torrefazioni offrono al mercato, ma che non vengono trasformate e presentate in modo idoneo.
Una meta che – tutti i membri ne sono certi – si può raggiungere, con un po’ di attenzione e di buona volontà. Perché la qualità premia chi la offre e chi la consuma, finalmente davanti a una tazzina che non lascia un retrogusto con un solo nome: amaro!