MILANO – Davide Cobelli, torrefattore, formatore, giudice di gara, grande comunicatore della bevanda, è comparso più volte su queste pagine a parlare di qualità e sviluppi possibili per l’intero comparto italiano. Adesso torna a far parlare di sé come neo eletto coordinatore nazionale di Sca Italy: un ruolo di estrema responsabilità, che lui però si è da subito mostrato pronto a sostenere. La sfida non gli fa paura, anzi, lo
invita a dare il meglio di sé come protagonista al servizio di una community che ha creduto nelle sue competenze.
Cobelli, innanzitutto congratulazioni: se lo aspettava di esser eletto come coordinatore nazionale?
“È chiaro che nel momento in cui si accetta di candidarsi, in cuor tuo ti auguri di esser eletto e di ricevere il voto insieme al consenso da parte dei soci. Quando poi sono usciti i nomi degli altri candidati, mi sono accorto che per lo stesso ruolo si sono proposte delle persone estremamente competenti e preparate del calibro di Andrea Lattuada e Alberto Polojac.
Quindi, dire che me lo aspettavo non è corretto, ma sicuramente lo speravo. Non avrei saputo dire il risultato finale neppure all’ultimo. Parliamo di una posizione che molto spesso per chi la ricopre, è anche scomoda: il coordinatore di Sca Italy in generale resta sotto la lente di ingrandimento per tutta la durata della carica e a volte si è anche piuttosto criticati. Chi decide di assumere questo ruolo lo fa per il bene comune, nel rispetto reciproco. I voti che ho ricevuto mi fanno comprendere che le persone hanno stima del mio lavoro. “
Come mai ha deciso di candidarsi quest’anno?
“Ho deciso di candidarmi perché, dopo aver lavorato per 4 anni dal 2015 al 2018 come coordinator education Sca Italy, avevo lasciato il posto a nuove risorse che potessero rinnovare la linfa dell’Associazione. Non era il momento giusto di passare ad altri ruoli, anche perché stavo aprendo la nuova scuola e la roastery e non avrei potuto quindi dedicarmi alle attività come avrei voluto. Ho pensato a lungo negli ultimi mesi a quale potrebbe esser il ruolo chiave di Sca Italy, in un momento storico in cui tutto ciò che abbiamo perso per la pandemia dev’esser recuperato e migliorato.
Credo di poter dare il mio contributo ancora una volta alla comunità dello specialty in Italia che rappresenta un driver, uno dei chapter più grandi in Europa, e per questo è sempre osservata con grande attenzione a livello internazionale. Vorrei esserne alla guida, provando a ripartire con idee nuove che vorrei insieme ai miei colleghi e amici coordinatori mettere in pratica.
Voglio fortemente esser un motivatore ed affiancare i miei colleghi coordinatori. Non vorrei esser chi sceglie e decide per loro, ma al contrario esser la figura di liason, di unione tra i vari reparti e per la gestione delle finanze: ci sono dei budget che vanno investiti ogni anno e desidero fortemente che ciascun coordinatore possa aver accesso a una somma da utilizzare efficacemente per i propri progetti e obiettivi predefiniti. Siamo qua per promuovere iniziative affinché il mondo dello specialty continui il suo percorso di crescita all’interno del sistema Italia, che ha ancora una fetta molto importante di persone che non
conoscono la qualità di questo prodotto.”
Che cosa vuole dire alla community che la sostiene?
Cobelli ha le idee chiare: “Li ringrazio innanzitutto per aver creduto e per credere nel futuro e nella mia figura di professionista che può traghettare e far tornare di nuovo più forte la comunità italiana dello specialty. Questa fiducia deriva da una scelta ponderata ed io voglio fare bene per la community”.
Cobelli, qual è il primo punto da portare avanti da coordinatore?
“Non posso fare troppe anticipazioni. Ma cercherò costantemente di stimolare i coordinatori per continuare a dare servizi alla comunità. I progetti e ciò che vogliamo fare è chiaro: fare divulgazione in modo seriale attorno allo specialty coffee, con un messaggio che possa uscire fuori dalla solita nicchia e che possa raggiungere un pubblico più ampio. Rendendo questa bevanda un concetto condiviso da più persone che ancora non la conoscono.”