MILANO – Una storica realtà del made in Italy nel racconto di un’imprenditrice che, con la famiglia, ne ha diretto e coordinato l’ascesa sui mercati internazionali. Comunicaffè ha intervistato Claudia Boschini, socia e presidente CDA titolare di Ancap. Azienda operante da oltre mezzo secolo nel settore delle porcellane di alta qualità.
Essere una donna al comando di un’impresa è una cosa straordinaria ancora oggi, nel 2018
Com’è stato prendere in mano le redini di coordinare un’azienda familiare, nel periodo storico in cui lei ha dovuto ricoprire il massimo ruolo all’interno di Ancap Porcellane? Si è dovuta scontrare con quali difficoltà?
“Devo premettere e sottolineare che Ancap è una società a carattere familiare e tale è rimasta. In quest’ottica, il lavoro di squadra permette una visione più ampia e articolata, sia delle dinamiche di mercato, sia dell’andamento produttivo-qualitativo, che danno un più chiaro indirizzo generale.”
Solitamente, sbagliando, si pensa che una donna debba operare una scelta drastica tra carriera e famiglia
Proprio lei ha dimostrato che una donna può posizionarsi ai vertici di un’azienda senza rinunciare alla maternità. Che messaggio vorrebbe lanciare alle lavoratrici di questi anni?
“Nonostante i tuttora persistenti ostacoli ad una corretta conciliazione dei ruoli, credo che la donna in generale abbia dimostrato di saper bilanciare, anche se con palesi difficoltà, queste due posizioni.
La strada da fare è ancora lunga, ma credo che in futuro vari fattori contribuiranno ad un’ottimizzazione di spazi e tempi più idonei a permettere un’armonica coesistenza dei due ruoli.”
Lei però non si distingue solo in quanto imprenditrice donna, ma come leader che si occupa di tutti i passaggi della propria azienda.
Ci può raccontare quali e quante mansioni svolge all’interno di Ancap Porcellane?
P”er me non è possibile fare questo tipo di distinzioni: in un’azienda delle nostre dimensioni una visione globale è imprescindibile. La maggiore esperienza maturata in ambiti specifici, permette una più diretta competenza e una visione più tecnica.”
Dopo oltre 50 anni di attività, possiamo definire Ancap come una solida realtà anche all’interno dei settore del caffè
Questo per un costante e inesauribile lavoro coordinato tra tutti i membri della famiglia. Ma è possibile che questo destino famigliare l’abbia indirizzata lungo un percorso prestabilito? Che cosa avrebbe voluto fare la Signora Claudia Boschini che si è affacciata al mondo del lavoro?
“Spesso la vita decide per noi e la casualità si trasforma in opportunità. Sono convinta, proprio per personale esperienza, che guardarsi intorno dove la vita ci colloca sia il miglior viatico per una realizzazione personale.”
Negli ultimi anni si è inserito in azienda suo figlio Simone
Che cosa pensa che cambierà ora che Ancap torna sotto la guida di un uomo, dopo così tanti anni?
“Questa è una domanda da porre a chi verrà dopo di me. Sono inevitabili le influenze dirette o indirette nei passaggi generazionali. L’importante è che avvengano serenamente in un sano rapporto di avvicendamento graduale.”
Dal punto di vista della sua esperienza nel settore, quali sono le prospettive dell’espresso italiano?
“E’ una domanda molto complessa, alla quale non mi sento preparata a rispondere. La tazza è indubbiamente uno strumento di degustazione di questa bevanda tipicamente italiana.
La cultura che sta appropriandosi sempre più del settore, ne sta facendo oggetto di sofisticate valutazioni. Appannaggio di veri esperti in grado di esprimere, anche sulle tazze, giudizi precisi e motivati per la migliore esaltazione di tutti i canoni del perfetto espresso.
Sempre più spesso la clientela richiede specificità di forme e misure che accontentino consumatori esigenti e sempre più creativamente estrosi.”
E in che modo Ancap, intende proporsi rispetto alle generazioni future?
“Il mercato si muove molto velocemente e in maniera articolata. Ancap deve mantenere il dinamismo che la contraddistingue nel proporre strumenti originali e di alta qualità, con la peculiarità di essere interamente made in Italy.
Un rapporto privilegiato Ancap lo mantiene con le scuole. In particolare con istituti tecnici e grafici e l’Isia di Faenza, con cui collabora in sintonia col corpo docente. Organizzando visite guidate in azienda e proponendo articolati concorsi per gli studenti.”
Pensa di avere ancora delle sfide da dover superare, in quanto donna e in quanto imprenditrice, oppure sente di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi?
“Non ho ancora avuto la fortuna di conoscere una persona che abbia raggiunto tutti i suoi obiettivi.”
I suoi collaboratori sono innamorati del caffè o si sono innamorati cammin facendo?
“Credo che più genericamente si siano innamorati della porcellana, materiale che, in Europa ha ispirato famosi alchimisti alla ricerca della pietra filosofale.
Che poi gli stessi degustino volentieri un ottimo espresso in una bella tazza che rispetti i canoni della perfetta degustazione, è cosa certa.”
Tante aziende hanno un animus culturale. Ma la sua, che è specializzata in prodotti belli, si occupa anche di arte?
“Prima di assumere una specificità nel settore caffè, Ancap spaziava a 360° in un assortimento vasto e articolato che comprendeva dal classico più rigoroso al design di tendenza dove ha collaborato con valenti designers internazionali.
Nelle decorazioni ha realizzato collezioni a numero chiuso rifacendosi a disegni classici di alta scuola. Per il suo 50° compleanno Ancap ha bandito un concorso letterario per un racconto che avesse fra i protagonisti la porcellana.”
Che cosa ci dice delle specialità della Casa? Di che cosa sono fatte le tazzine Ancap?
“Tutto il prodotto Ancap è in vera porcellana dura feldspatica, tazze comprese. Con le caratteristiche di questo materiale: porosità zero che ne assicura la massima aderenza alle più restrittive norme su prodotti a contatto con alimenti; totale assenza di materiali nocivi quali piombo e cadmio, sonorità e translucentezza.”
La sua azienda è iscritta a qualche associazione di settore?
“A Confindustria Verona e Confindustria ceramica a Sassuolo”
Il territorio
Per un’azienda, di qualunque dimensione, è importante avere successo nel suo territorio. E’ sempre vero? E qual è il territorio della sua industria? La Pianura Padana, l’Italia, il mondo?
“”L’attenzione al territorio circostante è punto cardine di uno sviluppo territoriale più ampio che arrivi a toccare le destinazioni più esotiche. E’ ormai consuetudine di amici e clienti inviarci immagini di nostri prodotti trovati negli angoli più diversi del mondo.”
Che cosa è per lei la qualità?
“Un insieme di elementi che contraddistinguono un prodotto rispetto ad un altro e fanno la differenza. In estrema sintesi, direi che è il frutto della passione di chi l’ha prodotto. Che di solito non è mai una persona sola ma una squadra compatta e motivata.”
Sulle tazzine da caffè e cappuccino incombe il problema della salubrità
È vero che sul mercato, in alcuni bar, si usano prodotti d’importazione non conformi, pericolosi per la salute dei consumatori?
“Non amo le affermazioni senza prove documentate. So che i controlli doganali di importazioni da Paesi extra CEE, in generale, non sono particolarmente frequenti in Europa.
Può essere che sul mercato esistano partite di stock a prezzi di svendita; voglio immaginare che non siano destinate al mercato professionale e soprattutto che siano rispettosi della normativa sulla salubrità degli oggetti a contatto con alimenti.”
Che cosa devono fare il torrefattore, il barista e il consumatore per essere certi di avere il massimo della tutela?
“E’ una materia molto delicata. Perché, da un lato si rischia di creare apprensioni fuori luogo; dall’altro credo che un professionista abbia i suoi fornitori di riferimento che certamente hanno prodotti conformi alle normative e possono fornire documentazione comprovante.
Forse è il caso di diffidare di partite occasionali a prezzi particolarmente allettanti e non corredati da adeguate certificazioni.”
Perché sul fondo delle tazzine non compare la scritta per uso alimentare?
“E’ squisitamente una questione di spazi; oltre al marchio aziendale con l’indicazione del Paese d’origine, la maggior parte delle tazze, soprattutto nelle misure più piccole per espresso, ha diametri di base troppo piccoli per l’aggiunta di altri elementi.”
Ancap produce tantissimi tipi di tazzine (quanti?)
Molti sostengono che la forma della tazzina possa migliorare o peggiorare l’assaggio …
“Ancap ha un considerevole numero di forme, misure e spessori di tazze. Non so il numero preciso ma credo che ci aggiriamo sui cento e più.
So che fra i torrefattori ci sono preferenze di forma e dimensione per la perfetta degustazione del vero espresso italiano. Ma lascio a chi è più esperto di me esprimere giudizi di merito.”
Ci racconta qualcosa delle vostre particolarissime tecniche di lavorazione?
“Forse non ho capacità di sintesi sufficiente; mi sarebbe arduo, in un paio di frasi, riassumere il processo dalla modellazione al prodotto finito.”
Oltre alle tazzine da caffè che cosa propone Ancap per il bar e la caffetteria?
“Un’ampia gamma di accessori, oltre a tazze cappuccino, colazione e altre misure per preparazioni speciali: dalle teiere in forme e misure professionali; (qui spezzo una lancia in favore di una migliore proposta da parte di bar e pasticcerie della bevanda tè, che ha una sua ritualità. Vedersi servire un bicchiere di acqua calda con una bustina o un contenitore in metallo al prezzo di una costosa bevanda è poco professionale);
ai porta-zuccheri da banco e da tavolo, a cremiere e lattiere in diverse forme e misure. Sino ad un’ampia gamma di articoli adatti alla presentazione e degustazione di dolce e salato.”
E ci sono anche Moka particolari, in porcellana colorata?
“La base della porcellana è sempre bianca; le moka-espressine hanno un’amplissima proposta decorativa, che è aumentata nel tempo, con le edizioni espresso che hanno permesso di offrire al mercato una proposta che sfocia ormai nel collezionismo.”
Quali sono le differenza tra i prodotti destinati alla ristorazione, rispetto all’uso domestico e quello mirato per le torrefazioni che li comprano per le caffetterie?
“Questi mondi, una volta nettamente separati e distinti, si sono sovrapposti e mescolati offrendo una nuova proposta articolata e creativa in cui sia il mercato della casa che quello professionale possono attingere a piene mani mescolando stili e personalizzazioni secondo l’estro del fruitore.
La ritualità del convivio più tradizionale ha lasciato il posto all’estro del momento e della stagione. Riservando il rigore delle regole alle occasioni più formali e importanti sia per la casa che per il professionale.”
Ormai bere caffè è sempre più simile alla degustazione dei vini.
Anche la tazzina conta: nella vostra offerta esistono delle tazze che replicano il calice di vino?
“E’ stata recentemente lanciata da Ancap una nuova proposta in cui due nobili materie hanno formato un elegante connubio dando luogo al Cafluttino.
Si tratta di contenitori con corpo in porcellana e stelo in vetro, proposti per speciali degustazioni ed estrose creazioni del barista o del gelataio.”
Rispetto ai bicchieroni da caffè americano e, quindi, all’imminente arrivo di Starbucks, avete avuto nuovi stimoli progettuali?
Potrebbe esistere una collezione con il marchio Ancap, che però richiami le abitudini estere?
“Nuove misure di tazza si sono affiancate alle tradizionali proprio per rispondere al mercato alla ricerca di prodotti diversi dalla tradizione italiana.
Il mug su tutti è ormai oggetto internazionale, che si rivolge indistintamente a tutti i mercati rispondendo alle più diverse esigenze: dal caffè all’americana alle più sofisticate tisane ed infusi.”