FIRENZE – Lo stilista Roberto Cavalli tira giù le saracinesche anche il Caffè Giacosa. Il locale era stato fondato nel 1815. Lì negli anni ’20 fu inventato il Negroni, che in realtà aveva già traslocato dalla sua sede storica nel 2001 proprio per far spazio al negozio dello stilista fiorentino, il primo e unico nella sua città.
A riaprire il locale, sul retro, in via della Spada, era stato lo stesso Cavalli. Che aveva voluto farlo rinascere e proseguire la storia dell’aperitivo che deve il nome al conte Camillo Negroni. Chiude anche l’adiacente boutique.
È «l’epilogo del progetto di riorganizzazione, ristrutturazione e rilancio già annunciato a ottobre scorso e confermato con la chiusura del mese di giugno 2017 con un +5% sulle vendite dirette del Gruppo» spiega l’amministratore delegato della Roberto Cavalli, Gian Giacomo Ferraris, arrivato nel luglio 2016 alla guida della maison.
Nella rete retail la ‘vetrina’ Firenze cede il passo. Per l’Italia restano Milano e Roma, oltre ai negozi stagionali di Forte dei Marmi e Porto Cervo.
Cavalli pensa all’Asia, «dove siamo stati finora assenti – spiega Ferraris -: il 15 luglio aprirà la boutique di Pechino», puntando soprattutto sull’uomo e l’accessorio.
Ferraris non esclude un domani la riapertura della boutique fiorentina, ma intanto chiude nella città dove, all’Osmannoro, ha concentrato tutte le attività del gruppo, dopo aver deciso di lasciare Milano secondo il piano di ristrutturazione varato l’autunno scorso – causa fatturato e vendite in calo, con un bilancio 2016, in linea con le previsioni, che ha registrato ricavi per 155,2 milioni di euro, meno 13,6% -, col taglio di 200 dipendenti, l’esternalizzazione della stamperia, la chiusura di alcune boutique.
Già avvenute quelle di Madrid, Vienna e Venezia. Dal 30 settembre toccherà a Firenze: sei i dipendenti ai quali è stato proposto il trasferimento in altri negozi.
Sorte analoga ma diverso il discorso per Giacosa. Il caffè fa capo a una srl del gruppo. Ma è un’attività che «non rientra del core business» della Cavalli.
Così ai dipendenti, alcuni che lavoravano nel locale già prima dell’arrivo di Cavalli, 11 contratti a tempo indeterminato, 3 a tempo determinato, che appena un mese fa circa avevano concordato il piano ferie, è stata consegnata una lettera. Con la quale si comunica loro il recesso dal contratto di lavoro. A causa della cessazione dell’attività dal 29 luglio.
Ferraris spiega che si sta lavorando per la cessione del marchio Caffè Giacosa: siamo però agli inizi.
Non così per gli spazi che la Cavalli, tra boutique e bar, per un totale di 250 metri quadrati comunicanti, ancora per poco occupa. I rumors danno in arrivo un’altra famosissima griffe, che in via Tornabuoni e non solo ha già un negozio.