Mauro Cipolla, il titolare di Orlandi Passion, professionista ben noto agli addetti ai lavori per la sua esperienza e conoscenza della materia, espone il suo punto di vista sul prezzo medio della tazzina di caffè in Italia. Secondo Cipolla, una buona tazzina d’espresso dovrebbe costare dai 2 euro in su e lancia l’invito ai consumatori ad essere sempre più attenti nei loro acquisti al fine di bere caffè sempre più buono da un punto di vista qualitativo. Leggiamo di seguito l’opinione di Mauro Cipolla.
Il prezzo del caffè in Italia
di Mauro Cipolla
MILANO – “Il caffè Arabica tostato può costare 8 euro al kg e può raggiungere un prezzo di 1600 euro al kg. Per ottenere un equilibrio tra caffè eccelsi e sostenibilità umana, ambientale e economica sociale, il caffè, generalizzando, non dovrebbe costare meno di 35 o 50 euro al kg tostato, quindi non meno di 1,50 a 2/2,25 euro per un espresso in una caffetteria di qualità”.
Ma perché tali differenze in prezzo?
“Generalizzando, il caffè crudo di fresca raccolta con determinate proprietà: lavorato in altura, presso foreste e terreni ricchi di minerali e con acqua di altissima qualità, esente da pesticidi e fertilizzanti, cresciuto in ombra da altre tipologie di piante ad alto fusto, in un habitat naturale, diversificato a beneficio del caffè, degli animali e degli insetti, colto a mano sul giusto punto di maturazione, lavorato senza avere esagerazioni astratte nella fermentazione, essiccato al punto corretto, e selezionato per il minimo dei difetti è davvero raro e costoso.
Questo tipo di caffè non si trova al bar per 1,20 o 1,30 euro ma si acquista a partire dai 2 euro in su.
Questi prezzi così bassi in Italia sull’espresso in tazza esistono perché il grande volume degli affari nel caffè in quasi tutti i bar è raggiunto con caffè commerciali di specie mista o singola ma di bassa qualità, con molti difetti: spesso non di fresca raccolta, lavorati con tecniche agricole che usano molti pesticidi e fertilizzanti, senza essere coperti da ombra alcuna (spesso sradicando le piante per fare spazio a coltivazioni intense a pieno sole), raccolti da macchine e non a mano sul giusto punto di maturazione e asciugati in modo veloce in grandi forni”.
Pensate che durante il Covid i depositi di caffè crudi di pessime qualità sono stati svuotati, tutti venduti sul presupposto di abbassare ulteriormente i costi per molti torrefattori.
“Il risultato di questi sistemi di coltivazione, raccolta e lavorazione di questo tipo di caffè commerciali, donerebbe una grande resa economica se solo non fosse per una maggiore produzione per ettaro, costi inferiori, qualità scadenti: tutto ciò si ottiene a discapito del vostro piacere, della vostra digestione e della protezione dell’ambiente contribuendo alla deforestazione, polluzione dai pesticidi, distruzione degli habitat naturali, degradazione del terreno e dei flussi di acqua.
Se proprio volete continuare a bere caffè espressi da 1,20 o 1,30 euro fate pure, ma sappiate che vi è sempre una ragione per ogni cosa e che se la scusante (in questa difficile epoca molto capibile) è rappresentata dai costi, basterebbe bere un caffè in meno al giorno ma di qualità superiore che ci renderebbero le giornate più felici e maggiori nutrienti qualitativi”.