ORSENIGO (Lecco) – Ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Ciclo continuo del resto necessario per ammortizzare l’investimento effettuato, oltre 60 milioni di euro. Ma a distanza di cinque anni è ormai chiaro che per Icam, leader mondiale nel cioccolato biologico, la scommessa è stata vinta.
Il raddoppio della capacità produttiva, realizzato con un impianto da 30mila metri quadri costruito ex-novo inserendo le più avanzate tecnologie, in gran parte già 4.0, ha consentito all’azienda lecchese di avviare un percorso di crescita continua, che di anno in anno produce nuovi record di ricavi e bilanci in utile (reinvestito).
I 98 milioni di vendite del 2010 sono progressivamente lievitati : 117 tre anni dopo, 134 lo scorso anno, con la prospettiva di arrivare almeno a quota 140 a dicembre.
«È il record – spiega il vicepresidente Plinio Agostoni – e speriamo non sia l’ultimo, qui gli investimenti proseguono, anche quest’anno sono altri cinque milioni. E se l’azienda cresce, è un bene anche per il lavoro, anche se con la tecnologia l’aumento (+18% in cinque anni a quota 315 unità) è meno che proporzionale rispetto alla crescita dei volumi».
L’impianto è in effetti uno dei casi di studio per i temi dell’industria 4.0, un esempio di automazione distribuita e messa in rete, con migliaia di sensori che consentono di gestire l’intero ciclo produttivo attraverso una manciata di computer dove convergono le informazioni in arrivo dagli impianti. L’investimento in tecnologia ha consentito anzitutto di migliorare la flessibilità dell’impianto, con la possibilità di selezionare una delle centinaia di ricette in portafoglio con pochi click, che a loro volta determinano nuovi parametri tra cui temperatura, pressione, tempi di lavorazione per l’intero impianto.
«Non abbiamo pianificato l’investimento dicendo: facciamo una fabbrica 4.0. Siamo partiti con l’idea di trovare il modo di avere il massimo in termini di qualità, obiettivo raggiunto grazie alla tecnologia, che ci rende più competitivi. E gradualmente – aggiunge Agostoni – abbiamo cambiato anche il profilo del personale, con assunzioni più mirate di tecnici e ingegneri».
Nata nel 1946 in Valtellina come piccolo laboratorio di dolci (Industria Cioccolato e Affini Morbegno), l’azienda tratta nell’impianto di Orsenigo oltre 20mila tonnellate di cacao all’anno, fornendo al mercato sia i prodotti finiti che i semilavorati (cacao e burro di cacao), esportando in più di 70 paesi.
Competitività italiana
«L’export si sta sviluppando a tassi superiori rispetto al mercato interno – aggiunge Agostoni – ma anche i volumi in Italia per noi aumentano. Se cresciamo a doppia cifra in un mercato quasi “flat” lo dobbiamo alle innovazioni di processo. È qui che l’Italia può competere nel mondo: puntando sull’alta qualità, ottenibile solo applicando le tecnologie adeguate. Ecco perché credo che Industria 4.0 per il Paese sia davvero un’opportunità».
Luca Orlando