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lunedì 18 Novembre 2024
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CINA – Cresce il peso delle catene sudcoreane nel comparto caffetterie. E l’Italia?

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MILANO – Sono sempre più numerose le insegne di caffetterie sudcoreane che si accendono nelle grandi metropoli cinesi.

Catene come Caffè Bene, Maan Coffee o Zoo Coffee si stanno espandendo aggressivamente dando del filo da torcere a concorrenti molto più potenti e che vantano una più radicata presenza in questo enorme mercato.

Il motivo di questo successo?

La qualità degli allestimenti e l’atmosfera conviviale dei locali, che invogliano il cliente a sedersi ai tavoli e a socializzare, sono sicuramente tra le carte vincenti.

Un ulteriore plus è rappresentato dalla vasta offerta food, che comprende anche snack e specialità salate allargando così target e fasce orarie.

Una mano l’hanno data pure le soap televisive sudcoreane, molto seguite anche in Cina. La caffetteria è una delle ambientazioni fisse e tipiche in molte delle storie raccontate e i popolari protagonisti di queste serie spesso fanno da testimonial ai marchi di caffè più celebri.

Chi ha da temere di più da questi nuovi e ambiziosi concorrenti?

Certamente non Starbucks, che ha un suo posizionamento di mercato ben definito e un preciso target di clientela. Oltretutto, la catena di Seattle si insedia di preferenza nei distretti commerciali e d’affari delle grandi metropoli, mentre le catene sud coreane preferiscono le più tranquille aree residenziali.

A detta degli osservatori locali è più probabile che a soffrire siano soprattutto i competitor che si sono rinnovati di meno in questi ultimi anni.

Come i giapponesi di Ueshima Coffee Lounge, che secondo l’analista di Mintel Esther Lau hanno cambiato poco o niente in questi ultimi dieci anni e non sono stati capaci di mettersi al passo con i cambiamenti intervenuti nei gusti dei consumatori.

Ma la concorrenza di format come quelli sud coreani potrebbe farsi sentire anche nel segmento fast-food e in quello delle stesse sale da tè.

Forte delle straordinarie potenzialità di crescita – il consumo annuo pro capite di caffè in Cina era di appena 32 grammi nel 2013 – il mercato cinese delle caffetterie a marchio continua a popolarsi di un numero sempre maggiore di concorrenti e gli obiettivi si fanno via via più ambiziosi.

Starbucks, che considera la Cina il suo secondo mercato più importante dopo il nord America, punta a raddoppiare il numero attuale di locali portandolo a un totale di 3.000 entro il 2019.

Anche i non specialisti – come Kfc o Hagen Daaz – hanno potenziato di recente la loro offerta caffè, anche per aprire nuove opportunità di espansione e di crescita del proprio business.

Come si evolverà il mercato? Secondo Wang Zhendong – segretario generale del comitato professionale dell’Associazione del comparto alimentare di Shanghai – la parola d’ordine, nei prossimi anni, sarà diversificazione.

“Generalmente, le catene in franchising tendono a perdere quote di mercato nei paesi con una più matura cultura del caffè” osserva Wang.

Ciò creerà probabilmente più spazio per i competitor di nicchia e per gli operatori indipendenti. Senza dimenticare che la moda delle caffetterie ha sinora interessato soprattutto megalopoli e metropoli.

Nelle città di terzo e quarto livello, il fenomeno non ha ancora preso piede e qui “le catene in franchising hanno ancora ampio spazio per crescere” ha concluso Wang.

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