MILANO – È stata bloccata la pagina del sito di e-commerce sulla quale, nei giorni scorsi, era stata annunciata la commercializzazione delle cialde Zu’ Totò. Un’iniziativa della figlia del boss di Cosa Nostra Salvatore Totò Riina deceduto il 17 novembre scorso, e del genero Antonino Ciavarello.
Cialde Zù Totò: un flop sul nascere
L’account risulta bloccato dal 6 dicembre. Adesso la questione è all’attenzione dei carabinieri del Comando provinciale di Brindisi e della Direzione distrettuale Antimafia di Lecce.
Questa tiene accesi i riflettori sulla famiglia Ciavarello-Riina dal 2012; anno in cui i due coniugi e i tre figli si trasferirono a San Pancrazio, piccolo centro della provincia di Brindisi.
Il sindaco, Salvatore Ripa
Ha definito «intollerabile provocazione» il lancio della pagina delle cialde Zu’ Totò.
Ciavarello sta trascorrendo attualmente la detenzione domiciliare a San Pancrazio. Per scontare così un residuo di pena di sei mesi; in relazione a una condanna per truffa per fatti avvenuti a Termini Imerese (Palermo) nel 2009.
Sulla sua pagina facebook, il genero del boss si definisce «martire, perseguitato dalla Procura di Palermo».
La Direzione distrettuale Antimafia siciliana
Nella scorsa primavera, ha fatto sequestrate i beni e le aziende pugliese dei Ciavarelo-Riina. Ritenendoli frutto di attività illecite.
Perché secondo quanto era spiegato nella pagina on-line delle cialde Zu’ Totò i coniugi avevano deciso di lanciare una ditta. Che potesse commercializzare prodotti con il nome del boss. Avviando addirittura un crowfunding, una raccolta di fondi popolare tramite Internet, per finanziarla.