MILANO – Sembra confermata la tendenza, nell’ambito più generale della sostenibilità ambientale, sempre più marcata dei mercati verso la compostabilità domestica. Si tratta di una certificazione che ha effettivamente valore. Anche se la Francia, in particolare, ha messo una serie di sbarramenti. Ed è comunque una materia controversa, che si chiarirà nei prossimi anni a seguito delle ultime indicazioni normative e del Green New Deal che ha visto la luce nel settembre 2020. Indicazioni che riguardano anche le cialde di carta standard E.S.E..
È evidentemente in atto un’evoluzione nel settore della sostenibilità e della compostabilità e si registra una tensione particolare che, probabilmente, porterà allo sviluppo di nuove tipologie di caffè monodose con materiali di nuova generazione completamente sostenibili e compostabili.
È la direttiva stessa che lo afferma. In assenza di eventuali cambiamenti dei parametri di accesso ai test “OK Compost Home” attualmente previsti dall’unica norma europea di riferimento, la UNI EN 13432:2002, le cialde in carta – anche se compostabile – non sono ammesse ai test di ingresso per tale certificazione.
Molte aziende certificate applicano correttamente il marchio della certificazione compost industrial ottenuta sui prodotti, salvo poi dichiarare in video, audio e head delle campagne pubblicitarie che la cialda di caffè in carta esausta può essere smaltita nell’umido.
È ancora attuale il dibattito sul corretto utilizzo di termini e affermazioni in ambito promozionale e di comunicazione al consumatore. E bisognerebbe entrare nel merito del controllo della comunicazione effettuata dalle aziende di torrefazione post certificazione di compostabilità industriale, ma certamente non ancora “home”.
La materia della gestione dello smaltimento dei rifiuti organici rimane complessa e in parte controversa. Nonostante l’aumento della domanda e della diffusione del concetto di home compost, restano irrisolti se non peggiorati i problemi legati alle modalità di smaltimento dei prodotti home compost, passando dalla iniziale migliore gestione nazionale alla più recente e peggiorata gestione che è differente tra città della stessa regione.
Lo stesso in materia di smaltimento rifiuti organici, con i comuni che gravitano intorno a impianti diversi, non necessariamente nella stessa regione e che applica regole diverse.
Enti di certificazione tra i più rinomati hanno apportato modifiche al proprio marchio inserendo la raccomandazione di verificare con il proprio Comune o con il gestore locale le modalità di conferimento e raccolta dei rifiuti.
A conferma del disallineamento nella gestione sostenibile del fine vita dei prodotti nei vari Paesi europei. Ed anche il valore della certificazione “OK Compost Industrial” in Francia o in Germania è diverso da quello che può avere in Italia.
Sono stati costituiti consorzi e organismi di filiera per la gestione del fine vita degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile raccolti con la frazione organica dei rifiuti e trasformati all’interno del sistema CONAI.
Che cosa prevede la normativa UNI EN 13432:2002
La UNI EN 13432:2002, datata e imperfetta, è superata dalle scelte di mercato, ma non risulta essere ancora interessata da aggiornamenti. Nonostante il mercato dei prodotti compostabili sia esploso, da un punto di vista tecnico non è cambiato nulla negli ultimi dieci anni nella letteratura che regola l’esecuzione dei test che consentono di definire un prodotto “home compostable”.
L’attenzione degli enti di certificazione verso possibili revisioni del testo della normativa UNI EN 13432:2002 è molto alta. Nel frattempo, l’aumento delle richieste di certificazioni di compostabilità domestica è gestito anche da enti e imprese che applicano schemi di certificazione privati, seppur di eccellenza. Un esempio: i test full scale sono eseguiti solo dal C.I.C. (Consorzio Italiano Compostatori).
Le cialde E.S.E in carta compostabile
La certificazione “OK Compost Industrial” rilasciata secondo la normativa UNI EN 13432:2002; rimane una condizione di partenza anche per il Consorzio E.S.E. che da oltre dieci anni è impegnato nel percorso verso la certificazione “OK Compost Home” (OWS valida per l’Europa).
Percorso tuttora bloccato, perché i criteri di accesso ai test “home” non trovano riscontro nell’unica normativa di riferimento UNI EN 13432:2002.
La prima fase del lungo e complesso percorso lungo verso la certificazione “OK Compost Home” delle cialde in carta a marchio E.S.E. è terminata il 3 luglio 2020, con il rilascio della licenza numero S 1365. Prima fase, perché questa è la certificazione “OK Compost Industrial”, risultato dei test eseguiti dal laboratorio belga OWS convenzionato con TUV Austria Italia.
Ne beneficiano direttamente i soci torrefattori del consorzio E.S.E. Caffè Borbone, illycaffè e Lavazza e indirettamente i soci produttori di macchine per caffè espresso De’ Longhi e Groupe Seb.
Il consorzio prosegue con la valutazione di nuove tipologie di carte compostabili prodotte dalle principali cartiere nazionali e internazionali che agevolerebbero l’accesso ai test “home compost”.
Così come è sempre alta l’attenzione verso nuovi materiali per ottenere la compostabilità anche del packaging esterno (secondario) della cialda di caffè. Oltre che del possibile superamento dei test home compost dell’intero prodotto “cialda di caffè in carta compostabile” (carta + caffè).
In Italia i torrefattori che producono anche cialde E.S.E. sono una trentina: alcuni si appoggiano a terzisti per il confezionamento fornendo il torrefatto. I marchi che propongono cialde sono uniformemente diffusi tra Nord, Centro e Sud. Tra i principali ricordiamo Gimoka, Kimbo, Pellini, Caffè Vergnano ed Esssecaffè.
Il profilo del Consorzio cialde standard E.S.E.
Il Consorzio per lo sviluppo e la tutela dello standard E.S.E. (Easy Serving Espresso) è un ambito precompetitivo internazionale e l’unica organizzazione al mondo che vede l’integrazione verticale tra torrefattori e produttori di macchine per espresso.
Con l’attività di condivisione del know how delle aziende socie, il Consorzio è riuscito ad affermare a livello mondiale lo standard E.S.E. come ‘unico standard industriale aperto’ grazie alle caratteristiche tecniche che rendono ogni “serving” (cialda monodose di caffè macinato racchiuso tra due strati di carta compostabile E.S.E.), compatibile con tutte le macchine per espresso E.S.E.
Il sistema E.S.E. è rappresentato all’interno del Consorzio dai principali torrefattori internazionali e da aziende leader nella produzione di macchine per espresso. Un forte nucleo di aziende, libere concorrenti nel mercato del caffè espresso, accomunate dalla volontà di completare anche con i prodotti a marchio E.S.E. l’ampia offerta dei sistemi di caffè porzionato.
Caffè Borbone (°) – De’ Longhi (*) – Groupe SEB (*) –- illycaffè (°) – Lavazza (°)
(*) macchine per caffè espresso (°) torrefattori
I principali benefici della scelta delle cialde di caffè in carta sistema E.S.E.
Caratteristiche tecniche: le cialde E.S.E. hanno con diametro da 43,5 a 44,5 mm, contenenti circa 7 grammi di caffè tostato, macinato e pressato in modo ottimale, racchiuso in carta compostabile di ultima generazione. Con un costo di circa 20 centesimi al pezzo.
Le cialde in carta compostabile E.S.E. sono perfettamente compatibili con le macchine espresso E.S.E. e rendono la preparazione del caffè espresso una facile operazione per ogni amante del caffè, oltre ad assicurarlo sulla qualità tecnica dei prodotti e garantendo così le caratteristiche dello standard.
Cialde, sicurezza e salute
Le cialde sono confezionate in atmosfera protetta, sotto azoto e sigillate per garantire la costanza qualitativa. Inserite in una macchina da caffè, le cialde in carta E.S.E. vengono attraversate dall’acqua bollente che passa il filtro ed erogano in tazzina un caffè espresso cremoso, senza passare da plastica o alluminio.
Cialde, rapporto qualità/prezzo
In termini di peso/costo le cialde di caffè in carta E.S.E. hanno la giusta dose di caffè macinato (circa 7 grammi) con impiego di materiali di confezionamento semplici come la carta filtro o cellulosa, che consentono di limitare l’incidenza sul prezzo finale, più basso rispetto alle capsule in plastica e alluminio, materiali più elaborati che prevedono impianti di produzione industriale più sofisticati e anche un minore contenuto di caffè macinato per ogni capsula.