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Christina Meinl: “Il futuro di Julius Meinl? È flessibile, sostenibile e senza genere”

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MILANO – Abbiamo avuto il piacere di esser ispirati dalle parole della donna che rappresenta la quinta generazione della compagnia viennese, Julius Meinl: dall’incontro a Courmayeur, l’intervista a Christina Meinl. Responsabile innovazione per la compagnia, oltre che Vice Presidente Sca.

Com’è essere una donna a capo di un’azienda?

“Sono cresciuta con le parole dei miei genitori, che mi dicevano che non esistono limiti a ciò che possiamo fare. Una cosa che dovrebbero fare tutti i genitori con i propri figli, che siano donne o uomini: dar loro la sicurezza di poter raggiungere qualsiasi obiettivo.

In particolare poi, penso che sia arrivato finalmente il tempo per le donne. Spesso le vedo dotate di numerose competenze diverse rispetto a quelle degli uomini. Non significa che siano migliori o peggiori, ma solo differenti. Ed è per questo motivo che siamo complementari.

Ormai oggi, molti degli argomenti discussi negli incontri aziendali hanno il voto delle donne. Penso che sia una grande risorsa avere entrambi i generi nella stanza e ora la parola andrebbe data anche ai transgender. Più si è diversi, più la compagnia potrà contare su maggiori risorse.

Quindi, per rispondere meglio alla domanda: è una sfida, è divertente, è bello. Ogni donna a capo di un’azienda è un modello da seguire per la prossima generazione.”

Qual è dunque il suo personale messaggio alle donne che un giorno vorrebbero eguagliarla?

“Non permettete a nessuno di dirvi che non potete riuscirci. Magari fallirete, è normale, ma anche in quel momento, non mollate. Potete sempre fare tutto. Solo, continuate ad andare avanti.”

In quanto donna, che cosa vorrebbe dire alle persone che pensano sia impossibile gestire una compagnia e allo stesso tempo una famiglia?

“E’ una bella domanda alla quale ultimamente sto pensando parecchio. Non credo che oggi si debba decidere tra le due cose. Anzi, penso che si possano fare entrambe. Dovremmo provare al mondo, come donne, che è possibile voler il meglio per i propri figli, la propria famiglia e allo stesso tempo restare in cima nel migliore dei modi.

Questo è possibile se ognuno resta flessibile ed è disposto ad accettare che ci siano persone desiderose di avere entrambe le cose.”

Qual è il suo tocco personale aggiunto a Julius Meinl?

“Credo a quello che tanti pensano di me: che io sia una persona molto positiva, grazie al mio entusiasmo e alla mia energia. Mi piacerebbe irradiare queste due cose e lavorare in gruppo che, insieme, possa raggiungere qualsiasi obiettivo.”

Qual è stato il fatturato mondo dell’azienda nel 2018?

“E’ stato di 178 milioni di euro.”

Qual è il tipo di caffè che ha più successo in Italia e quale invece all’estero?

“Ogni area del mondo conosce dei flavour diversi e questo è il vero divertimento. Per esempio, il palato italiano ricerca un aroma pieno, una tostatura più scura. La crema è il fattore che ne decreta il successo.

Poi, ovviamente, più si sale verso il Nord, più le preferenze vanno verso una tostatura più chiara e il caffè filtro. Ma ci sono dei Paesi interessanti che non mi aspettavo, come la Romania e la Repubblica Cieca, che amano ugualmente una tostatura più leggera. Gli Usa invece si dividono in categorie.

L’Italia comunque sta cambiando e gli specialty stanno modificandone i gusti. E’ questa la cosa bella del caffè, in quanto è un prodotto naturale. Puoi giocarci ed è ciò che mi affascina di più. Ho assaggiato caffè che erano talmente leggeri da sembrare tè. Così come alcuni decisamente scuri: entrambi ricavati dallo stesso seme.

Mi sono anche allenata con un noto professionista che ha preparato lo stesso seme in cinque modi differenti ed è stato fantastico. L’Italia sta andando verso questa direzione.”

C’è un motivo per cui Julius Meinl ha due centri per la tostatura del caffè, uno a Vicenza e uno a Vienna?

“E’ stata la naturale crescita aziendale che ci ha portato all’apertura del centro di Vicenza. Che rappresenta un passo in avanti dello sviluppo di Julius Meinl. Entrambi questi spazi sono efficienti ed esistono non per una strategia logistica, ma è semplicemente andata così.”

Com’è essere gli ambasciatori delle caffetterie viennesi e perché lo siete?

“Perché siamo nati come caffetteria viennese e quindi rappresenta la nostra eredità. La poesia fa parte della nostra filosofia, un’arte antica che però non lo è poi davvero. Le caffetterie europee erano rivoluzionarie; piene di artisti, creativi, scrittori, tutti riuniti nello stesso luogo. E noi eravamo con loro insieme al nostro caffè, con la fondazione del 1862.

E ora, nel 2019, la vita è cambiata. Molte persone non siedono nei caffè tutto il giorno. E comunque, ognuno ha ancora dentro di sè un poeta che vuole esser ispirato. Da chi porta con sé un libro, agli autisti: tutti lo abbiamo e noi lo sappiamo. Per questo abbiamo sostenuto l’iniziativa Pay with a poem. E ci siamo divertiti a vedere le persone entrare, acquistare un caffè e mettersi in un angolino: così è stato più semplice comporre. Li abbiamo sfidati a fermarsi e a contemplare la bellezza. Questa è la sola cosa che volevamo loro facessero: guardarsi attorno e abbandonare gli smartphone.

Per tutto questo, la poesia non è antica. Piuttosto è qualcosa che è molto attuale. Io sono solita dire: fermati e annusa i fiori. Ed è proprio quello che cerchiamo di fare. Quindi, di nuovo: non è qualcosa di superato, ma è proprio legato all’oggi.”

Lei rappresenta la quinta generazione dell’azienda: ha visto dei cambiamenti durante tutto questo tempo?

“Certamente l’azienda è cambiata, perché lo ha fatto anche il mondo. Io credo sia proprio questo l’importante: rimanere flessibili e adattarsi. Soprattutto, per fare la differenza. Oggi penso che sia sempre più rilevante il movimento degli specialty.

Anche le altre aziende hanno cambiato nelle generazioni, non solo in famiglia, ma all’intero della stessa struttura. E se noi ci proiettassimo nel futuro, tra 150 anni, la situazione sarebbe ancora diversa. Ma questo fa parte del divertimento. Perché ti stimola a rimanere aperto e a cercare la bellezza.”

Quale pensa sia l’aspetto in cui è cambiata maggiormente Julius Meinl?

“Sono tanti gli aspetti. Abbiamo concesso più flessibilità alle persone che lavorano. Oppure, per esempio, io amo molto ciò che succede nello stabilimento di Vicenza, dove esiste un gruppo che prende il calore sviluppato dal processo di tostatura e poi riscalda con esso gli uffici in inverno. Penso insomma che stiamo sempre andando più incontro a soluzioni sostenibili. Le capsule diventeranno per forza compostabili e noi non continueremo con quelle di plastica e alluminio. La sola cosa che non cambierà è la comodità del singolo servizio.”

Che cosa ci dice per il futuro di Julius Meinl?

“Non si può prevedere tutto. Certamente non esiste niente di più insicuro del futuro: questo era solito dire mio padre. Però penso che, se lo sguardo verso il domani resta positivo e fiducioso, allora sarà buono. E’ necessario spingere verso questa visione, lavorando sodo e restando ottimisti.”

di Simonetta Spissu

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