lunedì 23 Dicembre 2024
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Choba Choba, l’azienda svizzera di cioccolato in cui i coltivatori sono coproprietari

Dalla nicchia alla grande distribuzione, con soli tre ingredienti: fave di cacao, burro di cacao, zucchero di canna. Il Covid-19 ha ucciso uno dei coltivatori, ma si va avanti. Le 35 famiglie peruviane sono non solo fornitori ma co-imprenditori, dalla piantina agli scaffali

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LUGANO / BERNA – Consumatori e produttori insieme uniti nel progetto di imprenditoria per produrre il cacao: questa è la realtà costitutiva dell’azienda Choba Choba, di cui sono comproprietari sia i coltivatori dell’amazzonia, sia i consumatori del prodotto finale, in Svizzera. Un modo di rendere più sostenibile la filiera, un esempio particolare di come possono funzionare diversamente le modalità del mercato. Leggiamo questa storia dall’articolo di Jenny Covelli su tio.ch.

Choba Choba: un cioccolato che è differente

Perché nella sua realizzazione, non è importante solo chi lo mangia, ma anche chi lo fa. Stiamo parlando di Choba Choba, la prima azienda del cioccolato nella quale i produttori di cacao e i suoi consumatori sono comproprietari.

Un impatto positivo – L’azienda è stata fondata a Berna nel 2015 da Christoph Inauen ed Eric Garnier. La novità è che le tavolette di cioccolato passeranno da un mercato di nicchia alla grande distribuzione, entrando in alcune filiali Coop (a Lugano al supermercato Resega e a Locarno all’ipermercato Cattori). «La società sta cambiando. I consumatori scelgono sempre più prodotti di qualità che rispettino e abbiano un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente», spiega il direttore Inauen.

In Amazzonia, con l’Amazzonia – Proprio in questo Choba Choba è differente. Il cacao viene coltivato e raccolto su 100 ettari di terra nell’Amazzonia peruviana. Sono state scelte 35 famiglie locali, che non sono solo fornitori di materie prime, ma co-imprenditori. Oltre a ricevere un prezzo da due a tre volte superiore a quello del mercato, detengono infatti il 26% di azioni dell’azienda. «I contadini apprezzano di non essere più solo parte della filiera – spiega Inauen -, ma di possedere una loro azienda insieme a noi e ai consumatori».

«Fate qualcosa di diverso per noi e con noi» – I due fondatori conoscevano già le 35 famiglie, operando da tempo nell’industria del cioccolato. «Prima compravamo il loro cacao, poi siamo diventati amici – racconta il co-fondatore -. Un giorno ci hanno chiesto se non era ora di fare qualcosa di diverso, qualcosa in cui saremmo stati tutti “alla stessa altezza occhi”. È così che è nata Choba Choba». Sette agricoltori sono già venuti in Svizzera a visitare la fabbrica e a conoscere i consumatori. «È importante per diventare imprenditori del cioccolato».

Solo tre ingredienti

Choba Choba è così l’unica marca di cioccolato in Svizzera che coltiva il suo proprio cacao. Il che garantisce la qualità in tre modi: «Primo, abbiamo sott’occhio il prodotto dalla piantina alla fava di cacao fino alla tavoletta finale. Secondo, il cioccolato viene realizzato con solo tre ingredienti, fave di cacao, burro di cacao e zucchero di canna non raffinato. Niente olio di palma, niente lecitina di soia, niente vanillina. Infine – conclude Inauen -, il nostro cioccolato viene prodotto in piccoli lotti in una piccola fabbrica in Svizzera». È per tutti questi motivi che Inauen e Garnier sono convinti che «il consumatore svizzero sia pronto a pagare 4,95 franchi per una tavoletta di cioccolato che offre un valore aggiunto al consumatore».

Consumatori azionisti in Choba Choba

E se i produttori sono comproprietari, dallo scorso mese lo sono pure i clienti. Il 31% dei diritti di capitale è detenuto dai consumatori. La start-up bernese ha proposto di sottoscrivere azioni per un valore complessivo di un milione di franchi e tutte sono state vendute in meno di 24 ore. «Ci sono pure diversi investitori dal Ticino».

La pandemia non ferma la start-up – Il Covid-19 non ha fermato la produzione? «In Perù la situazione è stata ed è ancora drammatica – conclude il direttore -. Tra le vittime c’è anche uno dei nostri coltivatori di cacao, Francisco Alegria Ruiz. Un altro dei nostri dipendenti locali ha perso il padre. Abbiamo dovuto acquistare delle bombole di ossigeno, perché negli ospedali locali ti curano solo se te lo porti da casa. Il prezzo dei farmaci si è moltiplicato. È davvero difficile. Ma nonostante tutto non ci siamo fermati e ne sono davvero orgoglioso».

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