domenica 22 Dicembre 2024
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Chiristina Shell, la cameriera licenziata in Canada perché senza reggiseno

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MILANO – Un’altra storia di discriminazione di genere, proprio alla vigilia della Giornata internazionale del caffè dedicata alle Donne del caffè, che purtroppo fa riflettere sui passi che devono esser ancora compiuti per migliori condizioni delle lavoratrici. Parliamo del caso di licenziamento di Christina Schell, 25 anni, ex cameriera all’Osoyoos Golf Club in Canada.

Ex, in quanto la ragazza ha perso il lavoro per aver svolto la sua mansione senza reggiseno, infrangendo così il dresscode aziendale. Ma Christina Shell non è rimasta inerme di fronte a questo provvedimento. Infatti, ha deciso di rivolgersi al Tribunale sui diritti umani della Columbia Britannica, denunciando il suo caso come di discriminazione di genere. La sua richiesta è piuttosto semplice: esser riammessa al suo lavoro.

Christina Shell: prima di esser donne, si è esseri umani

La vittima del licenziamento era stata assunta in maggio, ma già da due anni aveva preso la decisione di non indossare più il reggiseno, per una questione di pura comodità. Una decisione che però è andata in contrasto rispetto al codice d’abbigliamento del Golf Club.

All’interno del locale infatti, le cameriere devono portare o una cannottiera o un reggiseno sotto la divisa. Tuttavia, le alte temperature che caratterizzano lo spazio aperto del Golf Club, hanno portato Christina a scegliere di escludere dal suo look anche la canottiera. Di fronte a questa decisione, il Direttore generale Doug, è intervenuto per sensibilizzarla sul fatto che, indossare l’intimo, è una precauzione presa nell’interesse delle stesse cameriere. «So cosa succede nel golf club quando c’è alcol» ha tagliato corto il direttore del club.

Discriminazione o buon senso?

Effettivamente, se questa fosse la ragione che hanno spinto a imporre il dresscode aziendale alle dipendenti, non cambierebbe granché. Questo perché, sempre di discriminazione di genere si tratta: una donna non può lavorare senza reggiseno per paura di esser aggredita dai clienti ubriachi? Non servono ulteriori commenti.

Christina Shelle dice no. E no, vuol dire no

La cameriera si è quindi rifiutata di assecondare questa pratica aziendale e, per questo motivo, hanno preferito licenziarla. Ancora la data della prima udienza deve esser segnata sul calendario, ma le speranze di Christina sono alte.

«Questa regola è una chiara discriminazione di genere, è per questo che mi sono appellata al Tribunale dei diritti umani. – spiega Christina alla Cbc -. Sì, ho i capezzoli, proprio come gli uomini. Non portare il reggiseno non influisce sulla capacità di fare bene il proprio lavoro».

Una questione delicata

In Canada la notizia ha sollevato un polverone di commenti, gli stessi nati di fronte a un caso simile del 2016. Quando la Commissione dei diritti umani dell’Ontario aveva condannato come illegali i codici di abbigliamento considerati sessisti come i tacchi a spillo e le minigonne. Un provvedimento però applicato solo alle dipendenti donne.

«Sostanzialmente al tempo la Corte ha affermato che i codici di abbigliamento basati sul genere non possono più essere tollerati – dichiara l’avvocato del lavoro Nadia Zaman -. Se adesso il golf club impone solo alle donne di indossare il reggiseno ma non prevede un requisito simile per i maschi… allora c’è il serio rischio che la sua politica aziendale venga considerata discriminatoria».

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