Cesar Marin, membro della Slow Food Coffee Coalition, lavora con la famiglia in una piantagione di caffè, osservando le più antiche tradizioni: l’uomo, il terreno e gli animali devono interagire in armonia. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Lara De Luna per La Repubblica.
La sostenibilità secondo Cesar Marin
MILANO – Trecento miliardi di euro di ricavo annuo, con una crescita prevista del 10%. Eppure ancora oggi, nel mondo, quella del caffè è una di quelle colture nei cui campi si annidano più ingiustizie, umane e ambientali. Ed è in questo campo che lavora, rompendo qualsiasi schema, di coltivazione e gestione delle piantagioni, Cesar Marin. Il volto Millenial e rampante di una tradizione lunga secoli.
Membro della Slow Food Coffee Coalition, Cesar è uno dei tre figli di Dagoberto Martin, fondatore, nel 2006, della Chacra D’dago a Palomar (cuore del Perù, quasi 400 km da Lima verso l’interno del Paese), la prima azienda peruviana a essere certificata (2011) come biodinamica.
Il sovvertimento di un sistema faticoso e non umanista, mettendo al posto delle vecchie regole la filosofia lavorativa secondo cui uomo, terra e animali debbano essere in armonia. E rigenerare la terra, non sfruttarla. “Io faccio parte della terza generazione di produttori di caffè – racconta Cesar a La Repubblica – In famiglia ha iniziato mio nonno, coltivando con tecniche convenzionali”. Poi sotto la gestione di Dagoberto è avvenuto il transito verso il biologico e “dal 2005 siamo andati oltre, per un approccio più olistico. Mangiare sano e coltivare il cibo in maniera sostenibile devono per forza andare di pari passo. La qualità organolettica non può prescindere la sostenibilità ambientale”.
È un binomio che oggi va di gran moda, anche quando le aziende in realtà non la mettono in atto, ma qui siamo molto lontani dal green washing, siamo nel territorio della realtà. Che a volte supera l’immaginazione. A La Chacra sono banditi i fertilizzanti di qualsiasi tipo, sostituiti – come si faceva secoli fa, seppur con meno tecnologia – dal compost tratto dagli scarti degli animali allevati in azienda.
Sugli stessi terreni in cui i chicchi vengono poi raccolti, fermentati, ed essiccati. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”: de Lavoisier, padre della chimica contemporanea, avrebbe sintetizzato così il loro lavoro, la loro storia. Che non si ferma ai confini della trattoria, ma – anche – grazie all’incontro con Slow Food ha preso il volo e ha cominciato ad arrivare in ogni angolo del mondo.
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