MILANO – La cerimonia del tè è molto complessa e va ben oltre lo stereotipo della tazza delle cinque british, o della teiera servita in kimono. Parliamo di un rito che affonda le sue radici in un passato lontano nel tempo e anche nello spazio, che va studiato e preparato anche in casa con le dovute accortezze e strumentazioni. A questo proposito, condividiamo un interessante articolo scritto da Carlotta Mariani su agrodolce.it, che esplora proprio questo momento di relax nel dettaglio.
Cerimonia del tè: come farlo bene a casa
Se fino a qualche anno fa in Italia era l’Afternoon Tea, la cerimonia del tè inglese, il nostro punto di riferimento, oggi è il Giappone e ogni aspetto della sua complessa cultura a intrigarci, dal cibo all’abbigliamento, fino al tè. Siete ormai anche voi appassionati di Bancha e Sencha? Vediamo insieme come si beve il tè nel Sol Levante e quali strumenti vengono usati.
Negli ultimi decenni, soprattutto nelle grandi metropoli giapponesi, si sta perdendo la tradizione di una buona tazza di tè. Tanti giovani non hanno neanche più la teiera in casa e magari, se mai dovessero aver voglia di una tazza di tè, si attrezzerebbero semplicemente con una tazza e una buona bustina, come faremmo anche noi. Se però volete seguire una ritualità più antica, sperimentare gesti e strumenti di una cultura diversa dalla nostra, sono necessari alcuni accessori.
A partire dalle teiere (kyushu)
Sono strumenti maneggevoli, di solito in terracotta o in ceramica. Possono avere il manico posizionato in modo laterale (yokote), superiore (uwate) o non averlo affatto (houbin). Nelle versioni più moderne, all’interno si trova una retina metallica che filtra le foglie. Queste teiere hanno dimensioni più piccole di quelle a cui siamo abituati perché in Oriente il tè si beve quasi come se fosse uno shottino. Per lo stesso motivo, le tazze non sono altro che delle piccole coppe o dei bicchierini senza manico (yunomi). Questi possono essere posizionati su dei piattini (chataku) oppure, soprattutto se si hanno ospiti, le tazzine vengono servite su un vassoio.
Ultimo, ma non per importanza, è necessario uno strumento per scaldare l’acqua. Molti oggi usano i bollitori elettrici, ma, se volete essere più tradizionali, scaldate l’acqua in una teiera di ghisa (con l’interno non smaltato) mettendola direttamente sul fuoco oppure con un bollitore da fornello. Per i più attenti e precisi, segnaliamo che in Giappone si possono trovare anche altri due oggetti: un cucchiaino in legno per versare le foglie di tè nella teiera e lo yuzamashi, un piccolo recipiente utile per raffreddare l’acqua. Perché? Il tè non si beve caldo? Ve lo spieghiamo subito.
Le regole della cerimonia del tè
Come abbiamo detto, possiamo semplicemente mettere in infusione una bustina di tè giapponese in una tazza o una mug, versare acqua calda e aspettare il tempo necessario. Per poter apprezzare, però, davvero il sapore di questa bevanda e non trovarsi a sorseggiare un liquido insapore o decisamente amaro è importante stare attenti alla preparazione. Iniziamo dalle regole base. Solitamente il tè verde in Giappone non viene mai messo in infusione nell’acqua bollente ma a temperature che variano dai 60° agli 80° C. C’è chi preferisce temperature più alte (80 – 95° C) per ottenere una bevanda dal gusto più deciso con certi tipi ovvero il tostato hojicha, il genmaicha con il riso, i rametti kukicha e il delicato bancha. Ecco spiegato perché può essere utile uno strumento come lo yuzamashi per abbassare la temperatura dell’acqua. Altrimenti, con certi bollitori elettrici, molto usati oggi pure per l’estrazione lente del caffè, vi basterà semplicemente impostare la temperatura desiderata. È poi importante calcolare la giusta quantità di foglie se non usate le bustine.
Un quantitativo che in Giappone è più abbondante rispetto all’Occidente perché si fanno più infusioni brevi con le stesse foglie. Si parla di 6-8 g (un cucchiaio da minestra circa) per circa 180 – 200 ml di acqua oppure qualcuno consiglia un cucchiaino di tè a persona ogni 70 ml di acqua. Le dosi possono poi variare leggermente a seconda del tipo di tè e del gusto personale. Ultima regola: il tempo di infusione. Come abbiamo detto, in Giappone si usa fare infusioni brevi e ripetute per cui le foglie di tè rimangono in immersione dai 30 secondi ai 2 minuti al massimo. Con le stesse foglie di possono fare 2 o 3 infusioni. Vi basterà versare nuovamente acqua calda. Anche in questo caso, potete divertirvi a provare diversi tempi di infusione e notare le differenze di gusto.
Il rito con la teiera
Facciamo un esempio pratico raccontandovi come in Giappone viene tradizionalmente preparato il tè con la teiera (kyushu). Per prima cosa si porta l’acqua a ebollizione e la si versa nella teiera prima ancora di versare le foglie di tè. Questo serve per abbassare la temperatura e scaldare gli strumenti. L’acqua della teiera viene poi versata in ogni tazzina. Ogni passaggio permette di abbassare di circa 10° C la temperatura dell’acqua. Altrimenti, quando è iniziata l’ebollizione, spegnete il fornello e versate l’acqua nello yuzamashi e attendete un minuto. Le foglie di tè vengono messe nella teiera e l’acqua viene versata sopra, prendendola dalle tazzine o dallo yuzamashi. Il tè viene quindi lasciato in infusione non più di 2 minuti e servito nelle tazze versando la bevanda fino all’ultima goccia. La teiera è protagonista di una delle cerimonie del tè giapponese, il rito chiamato Senchadō in cui si prepara tè in foglie, di solito Sencha o Gyokuro.
Il matcha
Uno dei più famosi (e alla moda) tè verdi giapponesi è il matcha che non si presenta in foglie, ma in polvere. In questo caso la teiera non è utile per la preparazione ma sono necessari altri strumenti. Primo fra tutti, il frustino di bambù (chasen), che favorisce il dissolvimento della polvere di color vivace. Tradizionalmente, la preparazione di questo tè avviene direttamente in una ciotola chiamata chawan, un oggetto molto prezioso, fatto a mano, che cambia a seconda delle stagioni. Un oggetto centrale nella cerimonia del tè giapponese con il matcha, il chanoyu o chado, un rito decisamente articolato che richiede anni e anni di studio per poterlo praticare correttamente. Per versare la polvere nella ciotola si usa uno speciale cucchiaino allungato in bambù noto come chashaku. Corrisponde anche all’unità di misura per la preparazione: solitamente infatti si versano due chashaku per persona. Ma andiamo con ordine. Una volta che l’acqua è calda, si versa nella ciotola per scaldarla. Si elimina e si asciuga bene. A questo punto si versa il tè, si aggiunge l’acqua (circa 70 ml) e con il frustino di bambù si agita il liquido velocemente disegnando una M finché sulla superficie non si crea una schiuma brillante chiamata spuma di giada.