LISBONA – A pochi chilometri da Campo Maior, nella capitale lusitana, all’interno della Herdade de Argamassas e attiguo alla fabbrica del caffè, si trova il Centro de Ciéncia do Café. Un museo interattivo che conduce i visitatori in un suggestivo viaggio nella storia di una delle bevande più diffuse al mondo.
Centro de Ciéncia do Café: l’interno
Il percorso inizia in un’ampia serra nella quale vengono ricreate le condizioni tipiche del clima tropicale. Le piante ospitate in questo primo ambiente non sono che una piccola selezione delle circa 100 specie attualmente coltivate. Il paese leader nella produzione del caffè (1) è il Brasile (43,2 milioni di sacchi da 60 kg). Seguito dal Vietnam (27,5 milioni), dalla Colombia (13,5 milioni), Indonesia (11 milioni) e dall’Etiopia (6,4 milioni).
Fra storia e leggenda
Ed è proprio l’Etiopia la culla della coltivazione del caffè. Nel secondo ambiente del museo viene proiettato un cortometraggio che narra la leggenda di Kaldi. Portate al pascolo, le capre di questo pastore etiope iniziarono a mangiare le bacche e a masticarne le foglie.
Giunta la notte le capre anziché dormire iniziarono a muoversi con un’energia e una vivacità decisamente anomale; quando Kaldi decise di assumere le bacche, gli effetti “energetici” furono gli stessi.
Scoperto in Etiopia, il caffè si diffonde come bevanda comune nella Penisola Arabica
Ma sarà soltanto la scoperta dell’America e la “globalizzazione” del commercio a diffonderla nei cinque continenti. Con la diffusione della coltivazione del caffè nelle colonie sudamericane, nel Seicento e nel Settecento la bevanda si diffonde in Europa e i luoghi in cui è possibile gustare il caffè diventano centri di aggregazione culturale e politica.
Un museo interattivo e multisensoriale
Saliti al primo piano, ci si imbarca su una nave diretta verso le Indie. Un simulatore ci dà la possibilità di metterci al timone e di navigare verso i porti esotici di America, Africa e Asia. Discesi dalla nave eccoci pronti a entrare nei più bei caffè del Portogallo. Seduti a un tavolo, con il green screen alle spalle, ci si scatta una foto nell’ambiente da noi prescelto: eccomi all’interno del Café Alentejano di Portalegre.
La parte dedicata al contrabbando
Negli anni Cinquanta e Sessanta i contrabbandieri portoghesi portavano il caffè in Spagna. Inoltre, un videogame consente ai visitatori di provare le emozioni di un traffico notturno fra poliziotti da evitare, corsi d’acqua da superare e posti di blocco da eludere.
È nella seconda parte del museo che l’esperienza si fa davvero multisensoriale coinvolgendo il tatto, l’olfatto e il gusto. Da alcuni rubinetti escono i profumi delle spezie e dei frutti che “colorano” il caffè: cannella, vaniglia, nocciola e limone.
Si entra nella camera della torrefazione, una struttura sferica dove il racconto audiovisivo della tostatura è accompagnato dalla diffusione dell’aroma del caffè tostato.
Fuori dalla camera della torrefazione alcuni contenitori permettono ai visitatori di immergere la mano dentro i chicchi. Valutandone la forma e la consistenza.
Un pannello interattivo mostra gli effetti benefici di un’assunzione moderata di caffè
Mentre nell’area dedicata alla cultura si possono conoscere le opere d’arte, i libri e i film che hanno contribuito a diffondere la bevanda e lo stile di vita a essa legato. Avviandosi verso la fine del percorso espositivo si può ammirare una collezione di oltre 1000 pezzi con macinacaffè, macchine per la tostatura, caffettiere e tazzine.