CEME, impresa milanese fondata nel 1974, ha consolidato la propria leadership globale nei sistemi di controllo dei fluidi grazie a strategie di acquisizioni sinergiche. Con un fatturato di oltre 330 milioni di euro, l’azienda punta alla crescita sostenibile e alla digitalizzazione, investendo nella sostenibilità e nell’energia green. Riportiamo di seguito parte dell’intervista del Quotidiano Nazionale all’amministratore delegato di Ceme Roberto Zecchi.
CEME festeggia 50 anni
TRIVOLZIO (Pavia) – Alla fine degli anni ’90, complice la concorrenza asiatica e il calo fisiologico del mercato, il fondatore Renzo Miotti indirizzò l’azienda verso il settore delle elettropompe e delle elettrovalvole per il mercato delle macchine del caffè. “Una svolta – ricorda l’amministratore delegato di CEME Roberto Zecchi – che si è concretizzata agli inizi degli anni 2000 con l’acquisizione di Ulka, azienda dell’Oltrepò Pavese attiva nella produzione di pompe per il caffè.
Operazione che le ha consentito di diventare uno dei leader nel mercato”. Nel corso degli anni, Ceme ha continuato questa strategia di acquisizioni sinergiche, diversificando il proprio portafoglio ed ampliando la propria presenza in mercati strategici, consolidando così un futuro di innovazione e crescita continua.
Che cos’è quindi oggi CEME?
“È un’azienda leader globale nei sistemi di controllo dei fluidi tramite l’utilizzo di elettrovalvole, diversi tipi di pompe (a solenoide, periferiche, a palette e ingranaggi) a cui ha aggiunto una serie di sensori che ne possono supportare la gestione come sensori di pressione, sensori di portata e l’elettronica di controllo degli stessi: grazie a una serie di acquisizioni mirate siamo passati da essere un fornitore locale di componenti a un fornitore globale di sistemi in grado di assistere i clienti”.
Ci dà qualche numero per capire la dimensione di Ceme?
“Negli ultimi anni – dall’ingresso del fondo Investindustrial, avvenuto nel 2018 – Ceme ha visto un costante incremento dei ricavi. Oggi il fatturato a livello globale supera i 330 milioni di euro con interessanti prospettive di crescita. Oggi abbiamo circa 1500 dipendenti. Considerando le società americane Procon e Micropump, acquisite nel 2023 da Investindustrial e con cui operiamo in stretto coordinamento, e Dti, di cui completeremo l’acquisizione di una quota di maggioranza a fine settembre 2024, operiamo in 10 stabilimenti produttivi, di cui 5 in Italia – Trivolzio (PV), Tarquinia (VT), Cavenago (MB), Colico (LC) e Tavagnacco (UD)– uno in Cina, uno in Messico, uno in Irlanda, uno in Ungheria ed uno a Vancouver in Canada.
Una presenza capillare, che ci permette di essere presenti in tutti i mercati principali in cui operiamo (Emea, Asia e USA) e di servire i nostri clienti al meglio e in loco con un presidio costante e dedicato”.
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