MILANO – I problemi logistici continuano a frenare l’export brasiliano, che si attesta a fine 2023 su livelli analoghi a quelli del 2022, ancorché in ripresa nel secondo semestre: secondo i dati di Cecafé, a consuntivo dell’anno appena concluso, le esportazioni di caffè in tutte le forme sono state pari, nei 12 mesi trascorsi, a 39.246.728 sacchi, in lievissima flessione (-0,4%) rispetto al 2022.
E lontanissime dal massimo storico di oltre 44,7 milioni raggiunto nel 2020. Gli imbarchi di caffè verde sono analogamente in calo dello 0,3%, a 35.525.630 sacchi.
Nonostante la produzione in netta ripresa, i volumi di arabica sono in calo del 9,7%, a 30.818.110 sacchi, ai minimi dalla seconda metà del decennio trascorso.
Vola invece l’export di robusta, che si attesta su livelli più che tripli rispetto all’anno scorso.
Gli imbarchi della varietà meno pregiata sono cresciuti infatti del 212%, per un totale di 4.707.520 sacchi, non lontano dal dato record di oltre 4,9 milioni di sacchi risalente, anche in questo caso, al 2020.
Segnano il passo anche le vendite all’estero di caffè trasformato, che arretrano dell’1,8% a 3.721.098 sacchi, in massima parte di solubile.
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