MILANO – Riparte l’export brasiliano di arabica, mentre quello di robusta è in caduta libera. I dati Cecafé per il mese di settembre consegnano una situazione paradossale: le esportazioni di arabica sono a livelli record, a dispetto di una produzione inferiore alle aspettative. Quelle di robusta crollano ai minimi degli ultimi 4 anni, nonostante un raccolto abbondante come non mai. Ma vediamo la situazione più nel dettaglio.
A settembre, il Brasile ha esportato 3.386.373 sacchi: un dato in ripresa del 4,5% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, anche se al di sotto della media storica degli ultimi anni.
L’export di caffè verde risale a 3.073.746, con un incremento del 7,1% sull’anno scorso.
Gli imbarchi di arabica volano a 2.926.423 sacchi (+18%), un volume secondo soltanto a quello record di due anni fa.
La voce in caduta libera è – sorprendentemente – quella dei robusta, che precipitano a 147.323 sacchi: il -62,2% in meno rispetto all’anno scorso. E addirittura il 78,2% in meno rispetto a due anni fa (cliccare sulle tabelle per ingrandirle).
Sorprendentemente, perché il raccolto di conilon è quest’anno a livelli record, mentre quello di arabica, per quanto in ripresa, è stato deludente.
Giù anche le esportazioni di caffè trasformato (-15,3%), che scendono a 312.627 sacchi, in massima parte di solubile.
La situazione emerge con ancora maggiore evidenza, se osserviamo i dati Cecafé dei primi 9 mesi dell’anno. 
Il totale delle esportazioni rimane il più basso degli ultimi 4 anni e si attesta a 28.748.489 sacchi, in flessione del 3,9%. L’export di caffè verde è analogamente in calo del 4%, a 25.893.504 sacchi.
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