MILANO – La forte ripresa dei prezzi avvenuta dall’inizio dell’anno non ha ancora prodotto effetti tangibili nelle casse brasiliane. Questo perlomeno il responso dei dati mensili diffusi da Cecafé, l’organizzazione degli esportatori di caffè del Brasile.
Le statistiche relative al mese di marzo evidenziano infatti un calo a valore delle esportazioni del 9,9% rispetto allo stesso mese del 2013, a fronte di un incremento a volume del 4,4%.
L’export di caffè in tutte le forme ha raggiunto, il mese scorso, un volume totale di 2.682.437 sacchi, contro i 2.568.939 sacchi di marzo 2013.
A ciò è corrisposto tuttavia un fatturato di 429,285 milioni di dollari, contro i 476,337 milioni registrati nello stesso mese di un anno fa, pari a un prezzo medio di circa 160 dollari per sacco da 60 kg.
L’export di caffè verde cresce dell’8,6% raggiungendo i 2.456.232 sacchi, di cui 2.319.887 di arabica (+5,4%) e 136.345 di robusta (+12,6%). In consistente calo (-26,4%), invece, le esportazioni di caffè trasformato, che scendono a 226.205 sacchi, di cui 225.041 di solubile (-26,2%).
Nell’arco del primo trimestre 2014, gli imbarchi di caffè in tutte le forme hanno raggiunto un volume di 8.349.666 sacchi, in crescita del 13,9% rispetto ai 7.329.127 sacchi dell’analogo periodo del 2013. A ciò è corrisposto un valore complessivo di 1.219.791 dollari, in flessione del 13,7%.
L’export di caffè verde è stato pari a 7.573.264 sacchi, in crescita del 16,1% rispetto all’anno scorso. Le esportazioni di arabica risultano pari a 7.172.862 sacchi (+12,3%), di cui 1.550.805 di arabica differenziati.
Pressoché raddoppiato il volume dell’export di conillon, che vola a 400.402 sacchi (di cui 28.568 di robusta differenziati), con un incremento del 194% sullo stesso trimestre del 2013.
L’export di solubile è di 772.036 sacchi, in calo del 3,6%. L’export di torrefatto diminuisce del 20,5%, con a volumi comunque trascurabili.
Sempre con riferimento al periodo gennaio-marzo 2014, ben 6.639.809 sacchi di caffè in tutte le forme, pari al 79,5% del totale, sono stati esportati verso i paesi importatori tradizionali, con un incremento del 9% rispetto al primo trimestre dell’anno solare 2013.
Guardando alla composizione qualitativa dell’export verso questo gruppo di paesi prevalgono gli imbarchi di arabica (5.857.351 sacchi, pari all’88,2% del totale), mentre la quota dei robusta e del solubile è decisamente più contenuta (rispettivamente del 4,9% e del 6,8%) e quella del torrefatto marginale.
Verso i paesi importatori emergenti sono stati esportati 1.473.509 sacchi di caffè in tutte le forme (+33,1%), pari al 17,6% del totale dell’export. Anche in questo caso, la parte più consistente degli imbarchi è costituita da caffè della varietà arabica.
L’export verso gli altri paesi produttori è stato di 236.348 sacchi (2,8% circa del totale): ben l’82,9% in più rispetto all’anno scorso.
Come è possibile vedere dalla tabella, i volumi sono più omogeneamente distribuiti tra le diverse voci. Alla flessione del solubile, corrisponde un incremento a tripla cifra, sia delle esportazioni di arabica che di robusta.
Europa e nord America rimangono i due massimi mercati di destinazione dell’export brasiliano, di cui assorbono quasi l’80% dei volumi.
Verso il vecchio continente sono stati esportati 4.625.110 sacchi (+17%), di cui 4.249.127 sacchi alla volta dei 28 paesi dell’Unione Europea. Il nord America ha importato 1.975.025 sacchi (+27%), l’Asia 1.378.653 sacchi, con una flessione del 7%. In calo anche l’export verso l’Africa (-13%) e l’Oceania (-14%).
Oltre il 95% degli imbarchi è avvenuto attraverso i porti di Santos e Rio de Janeiro.