ANKARA – La Turchia è legata profondamente alla cerimonia del tè, a partire proprio dalle origini di questa filiera e quindi dalla sua coltivazione che avviene tre volte durante l’anno nelle zone che si affacciano sul Mar Nero. Maggio, luglio e settembre, sono i momenti dedicate alla raccolta del çay: così si chiama la bevanda in quest’area che fa parte di un vero e proprio rituale di cui leggiamo dall’articolo di linkiesta.it.
Il çay (tè) è la bevanda più bevuta in Turchia
Servita nei suoi tipici bicchierini a forma di tulipano appoggiati su piattini di metallo, plastica o ceramica insieme a zollette di zucchero accompagna ogni momento della giornata e ogni chiacchierata.
Il tè turco viene raccolto principalmente a mano nella regione ad est del Mar Nero (Karadeniz) che comprende le città di Giresun, Trabzon, Rize e Artvin. È coltivato in gran parte dalla minoranza laz che per anni, proprio a causa del rapporto commerciale derivato dalla vendita al monopolio delle foglie di tè, ha sempre intrattenuto una relazione pacifica con lo Stato turco.
La Turchia detiene il primato nel consumo del çay a livello mondiale, occupando tuttavia il quinto posto nelle statistiche internazionali di produzione
Questo primato emerge da una storia piuttosto recente. Se durante l’impero ottomano era maggiormente diffuso l’uso del caffè, è dalla fondazione della repubblica turca che vengono promulgate le prime leggi per favorire la coltivazione del tè, del mandarino, dell’arancio, del limone e delle nocciole nelle zone del Mar Nero, al confine con la Georgia.
Il piano economico avviato dall’ispettore dell’agricoltura Zihni Derin
Che per questa ragione è conosciuto in Turchia come çayın babası, il padre del tè, ebbe negli anni ’40 un notevole sviluppo. In quel periodo entrò, infatti, in vigore la legge del çay e nel 1947 venne aperta a Rize la prima fabbrica di tè con una capacità di produzione di 60 tonnellate giornaliere. Negli anni successivi la crescente richiesta da parte dei consumatori portò all’apertura di altre fabbriche che dal 1963 erano in grado di sostenere tutta la produzione del consumo nazionale. Fu all’inizio degli anni ’80 che il monopolio nazionale venne aperto al settore privato.