ASTI – “In Europa i segnali forti di quest’ultimo periodo sono stati lo spread e la Grecia ma sono “portati” del ‘900. Viviamo un salto d’epoca. Bisogna che i segnali deboli dell’economia circolare si rafforzino. Siamo dentro una transizione che non sarà un pranzo di gala ma un conflitto aperto”
Così Aldo Bonomi, fondatore di A.A.S.Ter (agenti sviluppo territorio), il consorzio che dal 1984 pone al centro della sua azione il territorio e le problematiche dello sviluppo. Economia circolare dunque, di cui si parla tanto, che in sintesi è partire da materie prime rinnovabili per produrre manufatti che nel fine vita si trasformeranno in una nuova risorsa.
Ma non è solo questo. E’ anche far crescere la cultura ambientale, introdurre cultura di discontinuità nell’impresa e avviare un grande processo di cambiamento con alleanze sul territorio. Dal ‘900 abbiamo ereditato l’economia lineare che vede tre assi : materie prime, prodotti, smaltimento un modulo che ha mostrato tutta la sua insostenibilità.
L’occasione dell’intervento di Bonomi è stata il convegno “Il potere del limite” organizzato da Novamont per celebrare i 25 anni di attività e presentare la nuova immagine.
Catia Bastioli Ad di Novamont e Matrica ha sottolineato come si sia voluto mettere in evidenza “la necessità di imparare a vivere bene nel limite delle risorse naturali, con la consapevolezza di dover fare un vero e proprio “salto culturale” nella visione delle cose, cambiando la prospettiva e superando “il limite di se stessi per stare nel limite delle risorse”.
Una visione che viene da chi ha applicato rigorosamente questi principi, tanto da portare Novamont, da embrione di un’intuizione di Raoul Gardini, a gruppo che è sopravissuto alle vicende degli anni ’90 per diventare leader mondiale nelle plastiche compostabili aggregando realtà sul territorio e riconvertendo siti industriali dismessi o non più competitivi per dar vita a bioraffinerie integrate nel territorio.
Una storia e un’esperienza che passa attraverso la concretezza di un’impresa innovativa e che dovrebbe essere guardata attentamente dalla politica. Il caso presentato della collaborazione tra Novamont e Lavazza è emblematico. Cinque anni di ricerche e le capsule del caffè della Lavazza oggi sono biodegradabili – compostabili mentre i fondi del caffè trovano un utilizzo per la produzione di funghi e per la famaceutica.
“Non è stato facile il nostro obiettivo era di mantenere la qualità del nostro caffè –ha affermato Marco Lavazza, vicepresidente Lavazza Spa – dovevamo costruire una capsula compostabile che resistesse a 9 atmosfere di pressione e a 90° di temperatura. Ci siamo riusciti con la collaborazione e con la passione che contraddistingue le nostre due aziende. Sono ancora “segnali deboli” ma necessari. Processi di cambiamento che caratterizzeranno il secolo in cui viviamo”
Il coinvolgimento del territorio è stato testimoniato da Massimiliano Noviello della cooperativa sociale ventuno che commercializza le buste in mater-bi (la materia compostabile brevettata da Novamont). Una storia di attacco della criminalità organizzata sul territorio campano, che a oggi ha ancora il 50% dei sacchetti illegali, trasformata in un’opportunità. “Le nostre parole d’ordine sono ‘memoria, impegno, riscatto’ – afferma Noviello – il nostro obiettivo creare un’economia sana sul territorio”.
Un convegno dunque che ha segnato un dibattito sui massimi sistemi ma che visto anche come applicando un modello innovativo si può uscire dal labirinto delle parole per mettere sotto i riflettori esperienze che indicano la strada.
E la politica? Oltre a rappresentanti di Lombardia, Umbria e Sardegna (le regioni che vedono insediamenti del gruppo di Novara) è intervenuta Simona Bonafè deputata europea, in commissione ambiente sanità e sicurezza alimentare e commissione industria, ricerca, energia.
“L’Unione Europea è una cornice importantissima per i cambiamenti necessari – ha affermato – bisogna scardinare i vecchi paradigmi e creare discontinuità mettendo risorse nell’economia circolare. “Il limite delle risorse” è il paradigma del futuro. In Europa se ne parla, qui la praticate” Bonafè ha anche sottolineato come “un paese come il nostro che non ha grandi materie prime può dare un contributo importante nello sviluppo di quella green society che caratterizzerà gli anni duemila. Il piano Junker – ha aggiunto – è un’opportunità che dobbiamo cogliere per andare in questa direzione”