di Francesco Sanapo finalista WBC 2013
Tornando dall’Honduras sono stato travolto da una miriade di polemiche che hanno colpito il nostro settore, migliaia di post su Fb, di hashtag creati per parlarne, insomma un assordante tam tam che ha sconvolto il settore caffè Italia.
Essendo coinvolto al 100% in questo bellissimo mondo, non posso non dire la mia in merito, ma forse prima di farlo sento la necessità di raccontarvi e presentarvi Andrej Godina.
Per chi non lo sapesse con Andrej collaboriamo da circa tre anni nell’organizzare di eventi dedicati al caffè, con la voglia di diffondere la cultura. Insieme siamo riusciti a realizzare progetti che hanno coinvolto e dato visibilità a tante realtà italiane, dai baristi ai torrefattori fino ad arrivare al consumatore finale. Vedi “io bevo caffè di qualità” e “pausa caffè festival”.
Andrej Godina è uno dei personaggi italiani più riconosciuti in Italia come all’estero, e, oltre ad avere una grande conoscenza scientifica e professionale, gli riconosco anche la grande passione per il caffè, caratteristica delle persone che muoveranno qualcosa, di quelle persone che lasceranno il segno, passione che negli gli anni dello sviluppo del caffè made in Italy ha ispirato i nostri grandi geni italiani: persone che con il loro lavoro hanno contribuito alla diffusione della cultura italiana del caffè.
Ad esempio Ernesto Illy, Alberto Hesse, Luigi Lavazza, solo per citare i nomi più illustri. Sono state persone che hanno lavorato spinti proprio dalla passione, facendo del caffè non un prodotto business ma un prodotto che hanno amato e che ha caratterizzato la loro vita. In questa categoria di persone, spinta da passione, ci metto Andrej Godina, un vanto per la nostra terra, con gente come lui possiamo continuare a scrivere la nostra storia.
Andrej con le sue affermazioni, purtroppo tanto strumentalizzate dalla comunicazione italiana, ha generato una serie di polemiche che hanno visto far nascere una guerra tra nord e sud, tra Trieste e Napoli, quando poi in realtà il messaggio che doveva passare non era questo. Andrej voleva semplicemente sottolineare il bisogno di far crescere la conoscenza e sottolineare che il MITO dell’ espresso italiano tanto decantato non è altro che una storia passata in quanto ci sono numerose lacune che solo mettendole alla luce del sole si possono risolvere e migliorare.
Mi sento di dirvi anche che, viaggiando nel mondo, non mi sembra che al momento l’espresso italiano vanti di tanti supporter, sempre più volte sento esprimere opinioni negative da professionisti stranieri (e non solo) verso il nostro amato espresso, sempre più spesso sento parlar male e, anche se provo con tutte le mie forze a difendere il made in Italy, mi ritrovo a volte davanti a situazioni dove diventa difficile impostare una difesa che regga.
E qui non si parla di gusti culturali ma si parla di pura e chiara qualità della materia prima usata, nessuno dice o vuole seguire altri miti solo perché ‘sono più cool’, ma credo che stiano raccontando loro ora il nostro espresso. L’italia a mio avviso sta spendendo troppo tempo a pensare al mito del caffè italiano preoccupandosi meno di fare ricerca e sviluppo, fattori alla base di qualsiasi crescita. Ci preoccupiamo di tutelare e scrivere con l’intento di proteggere l’espresso italiano, ma poi siamo ben lontani dal conoscere e studiare i cambiamenti avvenuti nei paesi di origine.
Come pensiamo di poter proteggere il nostro prodotto? Dai tempi d’oro del “caffè italiano” i paesi di origine hanno cominciato a coltivare, sperimentare e studiare diverse varietà botaniche, sempre i produttori di caffè stanno immettendo sul mercato nuove tecniche per processare il caffè con conseguenti nuovi profili di gusto della nostra amata bevanda.
E in Italia cosa sappiamo di tutto questo? Troppo spesso crediamo che quello che facciamo sia il top e non vogliamo ascoltare e osservare cosa succeda intorno al mondo. Io penso che ci voglia un grande impegno da parte di tutti per riprenderci quello che non credo sia più nostro da tempo (non serviva Report…per scoprirlo), i nostri eroi del passato hanno reso grande l’espresso e le aziende italiane, ma la nostra generazione si sta solo cullando senza muoversi per continuare a scrivere la nostra storia. Non basta affermare che l’espresso è italiano e pensare che questa sia una garanzia di qualità. Dobbiamo tutelarlo con contenuti ben più ampi e reali.
Io sono Italiano e lotterò così come Andrej a migliorare e dare nuova vita all’espresso made in Italia: studiando e facendo ricerca.
Ora non mi resta che augurarvi una buona visione e spero che il tutto sarà costruttivo per il bene dell’italia e del caffè italiano.
Francesco