“Bisogna difendere le nostre aziende. Con un solo assaggio non si può mettere in discussione una lunga tradizione”. Così Mario Simonetti, patron dell’azienda di torrefazione e distribuzione Toraldo e responsabile per i Pubblici Esercizi della Cidec Campania all’indomani dell’anticipazione dell’inchiesta di Report che andrà in onda il prossimo sette aprile, in cui è stata messa in discussione la qualità del caffè partenopeo.
“Abbiamo subito attacchi sull’acqua, sulle pizze e ora tocca al caffè – prosegue Simonetti – La coffe education di Scae dovrebbe esprimersi su campioni più vasti prima di dichiarare che è da sfatare il mito della qualità del caffè di Napoli. Per eleggere i migliori e peggiori caffè italiani c’è bisogno di una giuria. Io sono concorrente di chi fornisce il caffè a Gambrinus ma, in questo momento difendo la categoria: stiamo parlando di un prodotto che viene esportato in 37 paesi del mondo e non si può liquidare un intero comparto con un solo assaggio”.
Simonetti assicura che chi sta speculando sulle aziende campane avrà filo da torcere: “Noi aziende napoletane del caffè ci stiamo organizzando, per querelare chi discrimina deliberatamente le nostre aziende con test e titoli fuorvianti”.
Sulla questione è intervenuto con forza anche il Segretario Regionale Cidec Campania Giuseppe Salvati:”Dagli addetti alla torrefazione e confezionamento fino agli addetti ai consumi si fanno molti corsi di formazione che qualificano i lavoratori del settore. Si tratta – spiega Salvati – di quasi 25mila operatori tra la cottura e la torrefazione, l’imballaggio e il confezionamento e la preparazione e somministrazione al bar tra macchinisti e aiuto macchinisti”.
Per i giovani, soprattutto quelli che vengono dall’alberghiero, il mondo del caffè è uno degli sbocchi più concreti. “Non è semplice fare il caffè – prosegue Salvati – l’uso della macchina richiede circa cinque anni di apprendistato al fianco di un macchinista”. Oggi il mercato è sempre più invaso dalle macchine a cialde da tenere in casa o negli uffici. “Con la pubblicizzazione incessante delle cialde e delle capsule – conclude Salvati – ci affacciamo ad un cambiamento epocale: siamo alla vigilia di uno scontro titanico tra abitudini e gusti. C’è rischio che la somministrazione al bar venga penalizzata, nonostante le aziende napoletane esportino all’estero”.