MILANO – Finalmente anche l’Italia ha conosciuto una delle novità in fatto di caffè: parliamo del cascara, un infuso fatto con le bucce di caffè. Già conosciuto da tempo in Europa, solo di recente portato avanti nelle caffetterie di specialty italiane. Consumare questa bevanda è proprio come bere del tè fatto con le foglie. In seguito a un processo di infusione nell’acqua a una temperatura tra gli 80°C e i 100°C. La cosa eccezionale però, è che con lo stesso prodotto è possibile gustare anche una bevanda fresca, con l’infusione a freddo. Leggiamo di che parliamo esattamente, dal sito primochef.it.
Cascara: cos’è e come si ottiene
E’ l’involucro più esterno del chicco di caffè, ossia il pericarpo, e non è un caso che termine stesso, in lingua spagnola, indichi proprio la buccia. Una via di mezzo tra caffè filtrato e tè, questo prodotto viene da sempre consumato dalle popolazioni delle zone tropicali, ma solo di recente ha fatto la sua comparsa in Europa.
Il sapore dipende dalla tipologia di caffè dal quale si ottiene (arabica o robusta), dalla zona di coltivazione ma anche e soprattutto dal metodo di lavorazione. Il seme del caffè può essere separato dall’involucro esterno in due modi diversi. Per essiccazione naturale al sole, oppure meccanicamente attraverso dei macchinari. Nel primo caso si parlerà di metodo naturale, mentre nel secondo di lavorato, tendo presente che tali operazioni prevedono anche una fase di macerazione in acqua.
Caratteristiche del cascara
Questo prodotto abbiamo detto essere una via di mezzo tra un caffè filtrato e un te. Derivando dalla pianta del caffè, contiene caffeina. Secondo alcuni studi tale valore si aggira attorno ai 100 mg/litro, molto inferiore rispetto al caffè tradizionale (400/800 mg/litro).
Tuttavia le popolazioni locali affermano che il contenuto di caffeina del cascara sia il doppio rispetto a quello della bevanda ottenuta dal chicco. Leggenda o verità? Difficile dirlo. Da un punto di vista del gusto, il cascara ricorda il sapore dei frutti tropicali, dell’ibisco e dei petali di rosa. Se ottenuto con metodo lavorato tenderà ad avere un sapore più acidulo, mentre nel caso di metodo naturale sarà più dolce e morbido al palato.