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sabato 02 Novembre 2024
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Carte Noire: l’offerta di Lavazza sarebbe di 800 milioni di euro

JDE aveva chiesto inizialmente 1,2 miliardi di euro. Il deal comprende anche il modernissimo stabilimento di di Lavérune (Montpellier). Il successo dell’operazione consoliderebbe le posizioni di Lavazza nel G7 mondiale del caffè contribuendo all’obbiettivo del Gruppo di realizzare il 70% del fatturato sui mercati esteri

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MILANO – La notizia era stata anticipata già martedì dal quotidiano economico francese Les Échos, che era rimasto però sul vago dando l’impressione di avere raccolto dei semplici rumour. Ieri, invece, la conferma ufficiale.

Lavazza torna clamorosamente in pista nella corsa per l’acquisto di Carte Noire, brand leader del mercato francese (con una share del 20%), la cui cessione è stata posta dall’Antitrust europeo come condizione vincolante per il via libera alla mega fusione Mondelēz International – DEMB 1753.

E a detta di molti, il Gruppo torinese sarebbe, a questo punto, il più serio candidato nella lista dei pretendenti, che comprende anche i fondi di investimento PAI, BC Partners e Cinven.

E dire che Lavazza sembrava averci messo una pietra sopra, dopo la rinuncia, a fine giugno, alla trattativa esclusiva, a fronte delle richieste eccessive della controparte, che era arrivata a chiedere oltre 1,2 miliardi di euro: una somma ben al di sopra delle pur rilevanti disponibilità economiche del primo torrefattore italiano, che per fare cassa aveva pure venduto parte delle sue quote in Keurig Green Mountain.

Lavazza ben sapeva, tuttavia, che l’obbligo di vendere in tempi stretti (entro l’autunno), per ottemperare ai diktat di Bruxelles, avrebbe sconsigliato ulteriori giochi al rialzo da parte del venditore.

E all’approssimarsi del termine ultimo per la presentazione delle offerte, il duo Mondelēz – DEMB, assistito nell’operazione dalla banca d’affari americana Lazard, avrebbe ridotto le proprie pretese a una somma più realistica: un valore pari a circa 10 volte l’Ebitda del marchio, secondo gli addetti ai lavori.

Ossia tra i 700 e gli 800 milioni di euro.

E ammonta appunto a circa 800 milioni di euro la cifra offerta da Lavazza, stando a indiscrezioni riportate da Reuters, che cita “due fonti vicine alla situazione”.

Come riferito nel comunicato ufficiale, l’operazione rimane soggetta allo scambio di informazioni e alle consultazioni con gli organismi di rappresentanza dei lavoratori, oltre che all’approvazione da parte della Commissione Europea e dell’autorità Antitrust francese.

Uno dei nodi ancora da sciogliere è proprio quello del futuro della moderna fabbrica di Lavérune, vicino a Montpellier (Languedoc-Roussillon, nel sud-ovest della Francia), che rientra anch’essa nell’affare. I rappresentanti dei fondi in lizza per l’acquisizione hanno incontrato, di recente, i vertici dello stabilimento.

I sindacati francesi temono che la cessione possa comportare anche la delocalizzazione in Italia di parte delle attività e prospettano, in ogni caso, un calo dei volumi annui dalle attuali 50 mila a 30 mila tonnellate, per effetto della dismissione delle linee di produzione delle gamme Grand’Mère e Jacques Vabre.

Secondo Bruno Hilaire – portavoce intersindacale dei lavoratori – ciò verrà compensato dal più elevato valore aggiunto della gamma Carte Noire, nonché dalla maggiore manodopera necessaria per la fabbricazione dei prodotti porzionati (capsule compatibili con il sistema Nespresso e cialde Tassimo), che verrà concentrata a Lavérune.

Va ricordato che il protocollo di cessione formulato da JDE prevede il mantenimento degli attuali livelli occupazionali per 2 anni (lo stabilimento occupa attualmente 154 dipendenti).

“Per sedersi al tavolo dei big globali – ha ribadito più volte l’ad di Lavazza Antonio Baravalle – bisogna avere una taglia di almeno 2 miliardi (il fatturato attuale di Lavazza sarebbe di circa 1,3 miliardi, ndr.), altrimenti si rischia di trasformarsi in prede”.

Il successo dell’operazione Carte Noire – senza dimenticare la recente acquisizione del marchio danese Merrild – consoliderebbe le posizioni del Gruppo torinese nel G7 mondiale del caffè e costituirebbe un passo decisivo verso l’obiettivo dichiarato di conseguire il 70% delle vendite al di fuori dell’Italia.

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