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venerdì 22 Novembre 2024
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Carolina Vergnano: ma proprio Starbucks aprirà la strada all’espresso italiano nel mondo

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MILANO — Il capitalismo familiare italiano affronta le sfide della globalizzazione dei mercati con passione, senso dell’identità e competenza. Non fa eccezione il settore del caffè, dove numerose sono le aziende che vantano una lunga e prestigiosa storia attraverso le generazioni.

Tra queste c’è anche Caffè Vergnano, protagonista di un approfondimento apparso sul supplemento economia del Corriere della Sera. Con una bella intervista a Carolina Vergnano.

Vi proponiamo di seguito l’articolo di presentazione a firma di di Francesca Gambarini.

Spazio agli eredi. Le famiglie dell’imprenditoria italiana sanno come si fa a formare e lanciare i loro ragazzi, creando quel terreno, quella continuità che spinge il business e lo aiuta a crescere. Rinnovandosi.

Ne sono un esempio Carolina Vergnano e James Ferragamo, protagonisti di due approfondimenti sull’Economia in edicola lunedì 9 luglio con il Corriere della Sera. Lei 37 anni, è la bisnipote di Domenico, fondatore della più antica torrefazione italiana.

Carolina Vergnano apre alla stazione Termini di Roma

In azienda è responsabile per il marketing ed estero. E ha le idee molto chiare: investire sulle caffetterie brandizzate. Il 19 luglio a Roma Termini, la prima in una stazione. In Italia e sui mercati internazionali, portando l’espresso in tutti quei Paesi in cui multinazionali come Starbucks hanno creato la consuetudine al caffè ma non hanno l’unicità del made in Italy.

I risultati si vedono

A maggio l’export segna un più 19,5% rispetto allo stesso periodo del 2017. Sul fronte lusso, a James Ferragamo la sfida di rinnovare la maison fiorentina con 91 anni di storia. L’idea è puntare su uno stile casual ma sofisticato.

Al passo coi tempi. Come la svolta tecnologica, che passa da una nuova fabbrica delle consegne gestita con shuttle a guida autonoma. Per il rilancio ci vorrà tempo ma, dice Ferragamo: «Rafforzeremo ancora la struttura di manager. Non lasceremo mai, siamo troppo legati all’azienda di famiglia».

Francesca Gambarini

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