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venerdì 22 Novembre 2024
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Carmen Clemente, campionessa latte art: «L’emozione in pedana l’ho battuta con l’allenamento»

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RIMINI – Carmen Clemente è la campionessa Latte art 2020: la sua tecnica in tazza si è fatta valere tra tutti gli altri concorrenti. L’allenamento, il lavoro su di sé, la tenacia, l’hanno portata a conquistare il titolo tricolore. Ora i mondiali di Varsavia: ma prima, il commento della donna, ormai soprannominata leonessa perché, con la mano e con la mente, fa comparire i leoni sulla schiuma di latte.

Carmen Clemente si è allenata con Manuela Fensore. Ma allenarsi con una campionessa mondiale per un campionato nazionale, non è sprecato?

“No, assolutamente no. Anzi. Crei le basi per poi riuscire ad arrivare più preparato per i mondiali, nel caso in cui si vinca l’italiano come poi è successo. Manuela è molto severa con me. Non scherziamo affatto, anzi. Abbiamo a volte dei pensieri discordanti sulle figure da portare, ma alla fine mi affido molto a lei. Per questo le figure di quest’anno, come quella del leone, che alla fine non abbiamo portato ai suoi mondiali, l’ho presa io. Lei stessa mi propone i disegni da portare. Mi dice: Carmen, questa figura per il campionato italiano può andar bene”.

La emoziona esser allenata dalla campionessa del mondo?

“Mi emoziona e mi fa sentire fortunata. Non sono l’unica a permettermelo. Manuela è una persona molto professionale. Se in questo campionato italiano si fosse presentato qualcuno da lei per esser allenato, lei non avrebbe detto di no. Nè io le avrei detto di rinunciare a seguire qualcun altro oltre me.”

Ma è lei che ha allenato Manuela per i mondiali dell’anno scorso

Risponde Carmen Clemente: “No. Non ho l’ho allenata. In realtà io le sono stata solo vicina e lei ha lavorato da sola. Io lavavo le tazze. Ora lo fa lei. Qualcuno deve pur farlo per cui quando gareggio io le lava lei e viceversa.”

Carmen Clemente, ha fatto altre figure oltre quella del leone? Quali sono le sue sensazioni?

“Ho dovuto fare un grosso lavoro su me stessa proprio per la questione emotiva. Arrivavo da un periodo molto stressante e ho dovuto fare un percorso psicologico per riuscire a smorzare questa forte tensione. Proprio perché mi dava problemi in gara. Sono stata contenta e ho pianto alla fine della prova finale proprio perché non ero sicura di potercela fare. Non ero sicura che tutto quello che avevo fatto durante la preparazione e sul palco sarebbe servito per vincere, come è stato. Così sono salita in pedana e sono riuscita a esprimere quello che volevo. La vittoria finale, il tricolore, è uscito così.”

Come può aiutare i suoi amici e i futuri concorrenti: ci spiega perché sul palco lei, così preparata, non è tranquilla?

“Perchè si è davanti a dei giudici che sono lì a controllare quello che fai. Su di me poi c’erano molte aspettative, proprio perché si sapeva che sono stata allenata dalla campionessa del mondo in carica Manuela Fensore. E ancora ora continuano. Dovrò continuare sia il lavoro psicologico che la tecnica che deve crescere sempre di più. Perché il parco mondiale non è come quello italiano.

L’ho visto due volte di seguito, in Brasile e in Germania, sempre un’emozione grandissima. A Berlino è venuta giù la fiera, dopo il trionfo di Manuela. Adesso che ho vinto la tappa del campionato italiano voglio, devo, dare tutto. Quello di Varsavia sarà il mio terzo mondiale, perché quando gareggiava Manuela era come se fossi anch’io là.”

Cominciamo con la tazzina piccola

Lavorare in espresso è molto difficile, perchè sono ridotti gli spazi ed è necessaria un maggiore controllo della tecnica e di allenamento. Questo è un punto su cui dovrò lavorare molto e su cui mi dovrà aiutare molto Manuela, essendo considerata lei in Cina la regina dell’espresso.”

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