MILANO – Il lunedì parte con la terza generazione di Costadoro. L’azienda torinese lascia ora il passo proprio a una donna, ancora giovane ma già inserita nell’impresa di famiglia. Carlotta Trombetta, che siamo sicuri porterà un nuovo punto di vista a una realtà che abbiamo seguito da vicino in tutti questi anni.
Che cos’è per lei il caffè? Un ricordo, un’abitudine, un tramite?
“Il caffè per me è ricerca. Ho tanto da imparare, e nel caffè ho trovato un mondo da esplorare. Le mie più grandi passioni sono la scienza, la cucina e viaggiare. Per cui, questo nuovo mondo le racchiude tutte e tre.”
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
“In azienda lavoro nell’ambito della Gestione Qualità. Mi occupo quindi del controllo e monitoraggio dei parametri fisici del prodotto. Nonché del processo a partire dal caffè verde fino al suo stoccaggio. Può sembrare un lavoro ripetitivo e impersonale, ma trovo l’interpretazione dei dati molto creativa.”
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale
“Sono una new entry. Proprio in questi mesi sto affrontando un percorso di formazione a 360° sul caffè. È importante conoscere l’intera filiera del prodotto. Non solo per eseguire al meglio il proprio lavoro, ma per essere maggiormente consapevoli.
Ho avuto la possibilità di lavorare come barista a Londra presso 7gr, e partire con l’associazione Umami per il Coffe Camp in Honduras. Oltre ad aver imparato tanto da un punto di vista didattico ho compreso il duro lavoro nascosto dietro una tazzina di caffè.”
Lavorare in questo settore, È stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“Ho conseguito la laurea triennale in Tecnologie Alimentari ed ora sono iscritta alla Magistrale per completare il mio ciclo di studi. La possibilità di poter incominciare già a lavorare in un’industria alimentare l’ho vista come un’occasione per fare esperienza. Mi
sono lanciata, e così un prodotto che già mi interessava mi ha completamente rapita. Quindi penso che la scelta lavorativa che ho fatto stia evolvendo in qualcosa di più.”
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
Avere una famiglia che opera nel settore da quattro generazioni è al contempo la mia più grande fortuna e il mio più grande ostacolo. Non nego di aver temuto il giudizio di chi mi avrebbe potuto additare come la classica “figlia di papà”.
Ho cercato di ribaltare la situazione e sfruttare quel timore come spinta per dare il massimo e dimostrare che ho le capacità per ricoprire il mio attuale ruolo in azienda.”
Che cosa direbbe a quella se stessa del passata, in difficoltà?
“Vorrei dirle che ci sarà sempre qualcuno che ti giudicherà, per un motivo o per un altro. Vorrei dirle di raccogliere solo le provocazioni che possano aiutarla a crescere e non curarsi del resto.”
E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?
“Non mi sento nella posizione di poter dispensare consigli. Piuttosto mi sento parte di un gruppo. Infatti sono tante le giovani donne appassionate e curios. Ne sto conoscendo tante.”
Descriverebbe la sua giornata tipo?
“Al mattino sono sempre di corsa perché litigo con la sveglia. Quindi non riesco mai a fare colazione. Per fortuna arrivata in azienda il caffè non manca. La mattina lavoro e mi divido tra la produzione, laboratorio e ufficio. Il pomeriggio studio. Preferisco studiare in compagnia con le mie amiche. Poi in realtà faccio fatica a descrivere una mia giornata standard, ognuna è diversa dalle altre.”
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“No, poiché all’interno dell’azienda in cui lavoro non vi sono pregiudizi nei confronti delle donne. Che possono ricoprire qualsiasi funzione.”
Come ha visto evolversi il settore?
“Nonostante la mia poca esperienza ho notato ultimamente una grande evoluzione nel mondo del caffè. Dovuta soprattutto alla crescita dei competitors stranieri, sia in termini qualitativi che nelle modalità di somministrazione del caffè.”
Come intende la giornata internazionale del caffè?
“Bevendo un caffè e leggendo gli articoli scritti per l’occasione. Felice di constatare che si faccia sempre più informazione.”
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“Penso che noi donne abbiamo una grande capacità nel riconoscere le emozioni degli altri. Questa sensibilità femminile mi aiuta ad entrare in connessione con chi mi circonda anche nel mondo del lavoro.”