di Katia Ancona*
Capsule e cialde, dove gettarle dopo l’utilizzo? Il gusto di un caffè a casa come al bar, la concorrenza di marchi vecchi e nuovi che offrono macchinette a prezzi sempre più competitivi, il tutto unito alla mancanza di tempo, e voglia, per preparare un caffè stanno mandando progressivamente in pensione le vecchie caffettiere.
Ma a un nuovo “bisogno” fa da contraltare una nuova esigenza. Di fronte a questa abitudine sempre più irrinunciabile, infatti, si pone il problema del corretto smaltimento di questi piccoli contenitori generalmente in plastica o alluminio.
D’obbligo una precisazione: la normativa vigente prevede il riciclo solo per gli oggetti appartenenti alla categoria “imballaggio“. Al momento la legge considera le capsule di caffè dei prodotti e non degli imballaggi, ecco spiegata la confusione che regna sovrana nel capitolo del quale ci stiamo occupando.
La Commissione Europea sta cercando di promuoverne il riciclo e ha già chiesto di considerare la capsula vuota del caffè alla stregua degli altri imballaggi (Direttiva 2013/2/Ue della Commissione, 7 febbraio 2013). Quanto al riutilizzo: i più abili nei lavori manuali già da tempo hanno iniziato a dare nuova vita a questi “scarti”.
Largo allora alla fantasia, con tanto di siti appositi e tutorial per realizzare orecchini, collane, bracciali, addobbi natalizi, decorazioni varie e quant’altro. Visto che non tutti, però, amano confrontarsi con il riciclo creativo vediamo insieme qualche modalità di smaltimento delle cialde e delle capsule prodotte dai marchi più noti.
Nespresso offre ai propri clienti la possibilità di richiedere gratuitamente online un sacchetto per il riciclaggio delle sue capsule in alluminio insieme a un ordine di caffè. Attivando l’opzione “Recycling at Home” sarà possibile consegnare direttamente al postino il sacchetto con le capsule usate.
In alternativa è possibile consegnare personalmente le capsule vuote presso uno dei punti raccolta o le boutique Nespresso, una mappa vi guiderà nella ricerca dei siti a voi più vicini.
Da anni, inoltre, l’azienda ha avviato una collaborazione con il Consorzio imballaggi e alluminio (Ciai) che consente di riciclare il 100% dell’alluminio e di avviare il caffè residuo al compostaggio per le coltivazioni di riso destinato da Nespresso alla Onlus ‘Banco Alimentare’.
Il servizio clienti della Bialetti ci informa che le sue capsule e cialde sono biodegradabili e possono dunque essere conferite nell’indifferenziata.
Il servizio clienti Lavazza ci spiega, invece, che al momento le cialde di plastica non sono riciclabili e che quindi vanno buttate nell’indifferenziata. Immaginiamo si tratti solo di un “vuoto” temporaneo e che l’azienda sia già al lavoro per sviluppare nuovi contenitori riciclabili.
Illy promuove il riciclo e la termovalorizzazione per la produzione d’energia. Attualmente, si legge sul sito, continua il “il test di sperimentazione a Trieste del progetto di raccolta di capsule esauste alla boutique illyteca e in alcuni punti vendita.
All’interno degli esercizi, sono state posizionate delle ‘reverse vending machine’ nelle quali i clienti possono conferire le capsule esauste e i barattoli, che poi vengono raccolti e smaltiti. illycaffè sta inoltre testando diversi modelli di macchine in grado di triturare le capsule e di separare la plastica dal caffè. Continua la proficua collaborazione con il Centro Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori in tema di innovazione capsule di caffè, riciclo, recupero e riuso”.
Esiste poi un’alternativa tutta “casalinga” che consiste nel prendersi la briga di aprire personalmente con delle forbicine le capsule o le cialde, svuotando la polvere di caffè residua nell’umido, o utilizzandola come concime per le piante, e destinando poi l’alluminio (o la plastica) alla raccolta differenziata.
Che dire? Le alternative non mancano. Sarà sufficiente informarsi o “ingegnarsi” e l’ambiente, e le tasche, ringrazieranno.