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venerdì 22 Novembre 2024
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Cani in bar e ristoranti: chi decide è l’esercente

Ha destato scalpore la notizia del ristoratore che ha allontanato il Prefetto di Treviso perché aveva con sé il cagnolino. Sono ammessi per legge solo i cani-guida dei non vedenti

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Ha fatto notizia l’episodio del ristoratore trevigiano che ha allontanato dal suo locale il Prefetto di Treviso, dopo aver scoperto che, in una borsa sotto al tavolo, teneva con sé il proprio cagnolino.
Numerose sono fioccate le telefonate che gli esercenti padovani, preoccupati per la minaccia di denuncia, hanno fatto all’APPE (Associazione Provinciale Pubblici Esercizi) per sapere se vi sia l’obbligo di accettare o meno clienti che si presentano accompagnati dal fedele amico a quattro zampe.

«Desidero rassicurare i colleghi – esordisce Erminio Alajmo, Presidente dell’Associazione degli esercenti – nulla è cambiato negli ultimi anni e, perciò, sta al singolo barista o ristoratore decidere se accogliere o meno cani, di piccola o grossa taglia, all’interno dei propri locali».

I riferimenti di legge sono il D.P.R. n. 320 del 1954 (Regolamento di Polizia Veterinaria), il Regolamento CE n. 852 del 2004 sull’igiene e HACCP, il Manuale di corretta prassi operativa edito dalla FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e valutato conforme dal Ministero della Salute, la legge n. 60 del 2006 (accesso dei cani-guida dei non vedenti), nonché eventuali regolamenti comunali predisposti dalle singole amministrazioni locali.
«Siamo di fronte – dichiara Alajmo – a tutta una serie di norme, provvedimenti e leggi che si sovrappongono e si contraddicono, mentre gli esercenti chiedono indicazioni certe e sicure».

Facendo gli opportuni confronti tra le normative, l’APPE chiarisce che:

è sempre vietato l’accesso di cani o altri animali nei locali dove gli alimenti sono preparati e trattati (laboratori di produzione, magazzini, ecc.);

deve essere sempre garantito l’accesso alle aree pubbliche dei pubblici esercizi ai cani-guida delle persone non vedenti;

in tutti gli altri casi, è facoltà dell’esercente stabilire se far entrare o meno il cane nelle aree pubbliche del proprio esercizio;

in caso si decida di far entrare il cane, questo deve essere munito di guinzaglio e indossare la museruola.

Non a caso, l’APPE ha predisposto due cartelli con l’effige di un cane: “E’ gradito il mio ingresso” oppure “Io non posso entrare”. «Proprio così – conferma Alajmo – stiamo distribuendo i cartelli gratuitamente ai nostri associati, in modo che il cliente sia correttamente informato già prima di entrare in esercizio».

Vi sono poi anche aspetti commerciali e di marketing da non sottovalutare: «In Italia – dichiara Alajmo – vi sono circa otto milioni di cani registrati all’anagrafe canina: vuol dire almeno 15-20 milioni di potenziali clienti per i pubblici esercizi che si impegnano ad accettarli all’interno dei loro locali. Vi sono anche tanti, tantissimi clienti che invece preferiscono non condividere gli spazi con gli animali. Sta all’esercente, in piena libertà, decidere verso quale delle due fasce di clientela orientare la sua proposta».

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