MILANO – I bevitori di caffè non hanno un rischio maggiore di ammalarsi di malattie cardiache o di cancro. Non solo. Hanno anche meno probabilità di sviluppare diabete di tipo 2. Questo è quanto emerso da uno studio dell’Istituto Tedesco di Nutrizione Umana Potsdam-Rehbruecke che ha coinvolto più di 40mila persone nel corso di quasi un decennio. I risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition.
“I nostri risultati suggeriscono che il consumo di caffè non è dannoso per gli adulti sani e non aumenta il rischio di incorrere nelle principali malattie croniche”, ha detto Anna Floegel, epidemiologa e autrice principale dello studio.
Cancro e malattie cardiache non collegate al caffè
I ricercatori hanno raccolto informazioni sulle abitudini di consumo di caffè, sulla dieta, l’attività fisica e la salute di oltre 42mila adulti tedeschi che non soffrivano di alcuna patologia cronica. Per nove anni, il team ha seguito i partecipanti in intervalli di due o tre anni per controllare se avessero sviluppato problemi di salute, in particolare malattie cardiovascolari, ictus, infarti, diabete e cancro.
Alla fine hanno scoperto che tra bevitori di caffè e non-bevitori, lo scarto di probabilità di sviluppare una di queste malattie non è così schiacciante
Per esempio, su 8.689 non-bevitori, 871 hanno sviluppato una malattia cronica contro i 1124 su 12.137 individui che hanno bevuto più di quattro tazze di caffè al giorno: circa il 10 per cento, quindi, in entrambi i gruppi. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che i bevitori di caffè avevano meno probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a quelli che non bevono caffè. Tra coloro che bevevano quattro tazze al giorno, solo il 3,2 per cento si è ammalato di diabete di tipo 2, rispetto al 3,6 per cento delle persone che non hanno bevuto caffè.
Dopo aver preso in considerazione altri fattori che possono influenzare il diabete, come peso e fumo, i ricercatori hanno determinato che i bevitori di caffè hanno fatto riscontrare un 23 per cento in meno di probabilità di sviluppare il diabete. Fonte: American Journal of Clinical Nutrition