CAMPANIA – Distanziati e con la mascherina, ma comunque uniti nella protesta contro la decisione del presidente De Luca di imporre la chiusura per le 23 dei locali: una misura restrittiva adottata per cercare di limitare un ulteriore aumento dei contagi, che però rischia di dare il colpo di grazia al settore dei pubblici esercizi che ancora fatica a rialzarsi dopo il lockdown. Leggiamo la notizia da ilmattino.it.
Campania, una protesta di gestori di bar e di ristoranti davanti alla sede della Regione
Per dire no alle chiusure disposte dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca. La manifestazione, venerdì 9 ottobre alle ore 11, organizzata dai vertici di Confcommercio, Fipe, Silb scatta, spiegano, «dopo che i numerosi appelli al dialogo lanciati al presidente De Luca caduti nel vuoto».
«Una decisione difficile ma che si è resa necessaria per contrastare una decisione unilaterale che rischia di essere un colpo mortale per il settore dopo mesi di sacrifici. Una decisione oltretutto incomprensibile alla luce dei rischi che queste chiusure possono comportare proprio per la salute dei cittadini.
«La chiusura alle 23 inevitabilmente provocherà assembramenti serali all’uscita di bar e ristoranti difficilmente controllabili»
Così spiega il direttore generale di Confcommercio Pasquale Russo che sarà presente alla manifestazione insieme ai vertici delle Organizzazioni come Carla della Corte, Massimo Di Porzio e Alessandro Esposito e centinaia di imprenditori.
«Chiediamo dunque ancora una volta al presidente De Luca di revocare questa decisione e di concordare con le associazioni di categoria i prossimi passi – sottolinea – È un provvedimento inutile e dannoso, che costringerà molte imprese a chiudere e tante altre a rimettere in cassa integrazione il personale.
Dalla fine di maggio, quando hanno riaperto i pubblici esercizi, per ben tre mesi non vi è stato alcun incremento dei contagi. Segno che non è certo l’attività di bar e ristoranti a facilitare la diffusione del virus. Gli esercizi pubblici devono rispettare regole rigorose di igiene e distanziamento che li rendono una garanzia di contenimento del Covid, al contrario di quanto si vuol far credere».