domenica 22 Dicembre 2024
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Fase 2 anticipata per il ristorante a Montecitorio, aperto già dal 24 aprile

Sul servizio che continua la sua attività anche prima del 4 maggio: “Io abito a Roma e posso andare a casa a mangiare, ma capisco gli altri colleghi”, dice Paolo Trancassini, di Fratelli d’Italia, che oltre ad essere deputato vanta una famiglia di ristoratori nella Capitale.

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ROMA – Bar, locali, ristoranti, tutti fermi fino al 1 giugno. Questa la disposizione sin’ora data dal Governo, che ha argomentato questa decisione molto contestata, con la volontà di limitare il rischio di contagio. Sicuramente misure ragionevoli, peccato che non spettino proprio a tutti. A restare aperto infatti prima del tempo, il ristorante della Camera dei Deputati, per servire i pasti agli onorevoli. Leggiamo la notizia da iltempo.it.

Camera dei Deputati: il pranzo è servito

Ristoranti chiusi? Non tutti. La fase 2 dell’emergenza coronavirus continua a tenere giù le serrande dei ristoranti ma non quelli della casta visto che a Montecitorio la mensa chic della Camera dei Deputati resta aperta per gli onorevoli.

“Mentre noi non possiamo andare ai ristoranti e neanche al bar per un caffè, dal 24 aprile ha riaperto il ristorante della Camera dei deputati” scrive il sito di Francesco Storace 7Colli citando Libero. “Il pranzo è come sempre a 6 euro con due menù a scelta. Ovviamente il pasto è dentro il cellophane ma è pur sempre un pasto.

Anche se lontano anni luce – osserva Libero – al filetto di branzino innaffiato col prosecchino dei bei tempi andati, ma è l’unico aperto in una nazione spettrale. E perché? Perché il governo ha sottovalutato la portata e la gravità dell’emergenza. Sì, insomma, poiché la presisone dell’opinione pubblica e delle opposizioni ha ripopolato il Parlamento facendo sì che tornasse a lavorare, in qualche modo bisogna sfamarli questi deputati”.

E ancora

“Poveri deputati, costretti a simili sacrifici: il menu non è più à la carte, le posate sono usa e getta, il servizio non c’è, si entra uno alla volta, quindi niente “patti del branzino” e similari. Una mensa di guerra, praticamente. Ospiti e stampa non ammessi. Libero ha anche sentito un paio di deputati.

“Io abito a Roma e posso andare a casa a mangiare, ma capisco gli altri colleghi”, dice Paolo Trancassini, di Fratelli d’Italia, che oltre ad essere deputato vanta una famiglia di ristoratori nella Capitale. “Noi saremo gli ultimi a riaprire, abbiamo bisogno di serenità e risposte chiare: la gente tornerà nei ristoranti quando sa che non c’ è rischio di contagio. Noi abbiamo bisogno di clientela, il ristorante della Camera no”.

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