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Così il Caffè Canova Tadolini aiuta a preservare il patrimonio artistico romano

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MILANO – Come cambiano i caffè e qual è il ruolo di questa importante istituzione sociale nel mondo di oggi? Come incidono le rivoluzioni tecnologiche e culturali e le trasformazioni geopolitiche?

E quali sono le storie che questi luoghi possono raccontare ancora oggi?

Sono alcune delle domande alle quali cerca di rispondere la serie “I tanti volti dei moderni caffè” pubblicata dal portale informativo della radiotelevisione svizzera italiana.

Nel contributo che vi proponiamo di seguito, a firma di Dario Lo Scalzo, si parla del Caffè Canova Tadolini di Roma. Un locale nato negli spazi dello storico atelier artistico capitolino.

È il 1818 quando Antonio Canova lascia l’atelier romano al suo allievo prediletto Adamo Tadolini. Da quel momento in poi – e sino al 1967 – l’atelier di via del Bubino è rimasto di proprietà di quattro generazioni di scultori appartenenti alla famiglia Tadolini: Adamo, Scipione, Giulio ed Enrico.

Lo studio si estendeva nel pianoterra mentre al piano superiore gli scultori avevano le loro abitazioni. Tutto questo ne ha fatto un luogo affascinate, pieno di storia e intriso di creatività e di arte.

L’atelier custodito perfettamente per quasi 150 anni, con la morte dell’ultimo scultore Enrico e successivamente quella della moglie e della figlia, conosce un lungo periodo di abbandono.

Fortunatamente, alla fine degli anni ’90, la Galleria antiquaria Benucci si adopera per acquistare tutte le opere. E per salvaguardare la magnificenza di due secoli di scultura italiana.

Per mantenere viva la struttura dell’atelier-museo e per internazionalizzarne la sua bellezza la famiglia Benucci decide di creare dapprima una caffetteria tra sculture e bozzetti e, in seguito, un ristorante che occupa in prevalenza le sale superiori.

Il Caffè atelier Canova Tadolini è un caffè speciale, un caffè di arte vera, un autentico monumento storico e artistico.

Catapultati in un altro mondo

All’interno dell’atelier ci sono calchi, gessi, esercitazioni anatomiche, sculture in marmo e in bronzo. E ancora: modelli preparatori, bozzetti, strumenti e oggetti di lavoro oltre al laboratorio degli scultori rimasto intatto. Una collezione di circa 500 pezzi tra i quali si trovano diverse opere originali commissionate in Italia e all’estero.

Impossibile elencare tutte le opere di rilievo artistico che può vantare, ma alcune vanno assolutamente citate. Di Antonio Canova: la Danzatrice con cembali, il Torso di Paolina Borghese, la Venditrice di amorini  e poi, di Enrico Tadolini il bozzetto di Santa Francesca Cabrini, la cui statua marmorea si trova nella Basilica di San Pietro e il bozzetto del monumento a Leone XIII di Scipione Tadolini che si trova in San Giovanni in Laterano o infine il bassorilievo La notte di Bertel Thorvaldsen.

Un patrimonio artistico importante conservato e tutelato anche grazie alla formula della caffetteria e della ristorazione che consente agli amanti dell’arte di potere “gustare” di un luogo affascinante e ancora così vivo artisticamente.

Dario Lo Scalzo

FONTErsi.ch
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