MILANO – A volte, specialmente quando avvertiamo un po’ di stanchezza oppure dobbiamo iniziare la giornata, avvertiamo di più la necessità di berci un espresso: quasi sembra in alcuni momenti di esser dipendenti dalla caffeina. Ma è una leggenda metropolitana (una delle tante che gira attorno a questa sostanza) oppure ci sono delle ragioni dietro? La scienza ci viene in aiuto come sempre: il giornalista scientifico statunitense Michael Pollan, esperto di nutrizione e igiene alimentare, spiega i motivi dietro l’assuefazione dell’organismo al caffè in un saggio di cui leggiamo dall’articolo su elledecore.com.
Caffeina: come reagisce il corpo
Si chiama alterazione dello stato di coscienza e si verifica quando ci addormentiamo o ogni volta che assumiamo sostanze psicoattive, siano esse droghe, alcol o caffè. Ebbene sì, se ve lo stavate chiedendo questa pregiata bevanda di origini arabe, consumata fin dall’antichità per migliorare concentrazione e lucidità, ha tutte le caratteristiche per creare una vera forma di dipendenza. Sarà anche per questo che, al pari di tante altre sostanze, in passato la caffeina era considerata una minaccia al potere costituito e in alcuni casi i governi decisero persino di bandirla per timore di rivolte. Se anche voi siete tra quelle persone che pensano di non poter vivere senza caffè, sappiate che non siete le sole e che la ragione è tutt’altro che pretestuosa. Il motivo esiste e ce lo spiega la scienza.
In This Is Your Mind on Plants: Opium-Caffeine-Mescaline il giornalista scientifico statunitense Michael Pollan, esperto di nutrizione e igiene alimentare, spiega come l’impatto psicosociale delle piante, e della caffeina in particolare, alteri la mente. Si stima che circa il 90% della popolazione adulta americana assuma regolarmente caffeina, circa 200 mg di media al giorno e che l’Unione Europea abbia uno dei consumi medi annui pro capite più alti al mondo (poco più di 5 chilogrammi di caffè per persona all’anno).
Questi dati, scrive Pollan, rendono la caffeina “la droga psicoattiva più utilizzata al mondo”
E anche l’unica che diamo abitualmente ai bambini, in genere sotto forma di bevande gassate. Su suggerimento degli esperti da lui consultati per scrivere il saggio, Pollan ha sospeso per tre mesi il suo consumo quotidiano di caffè e tè, per poi riprendere, in modo da poter riportare personalmente le impressioni e gli effetti da astinenza da caffeina. Tra i sintomi più comuni il giornalista ha rilevato mal di testa, affaticamento, letargia, difficoltà di concentrazione, diminuzione della motivazione e irritabilità, proprio quelli descritti dalla letteratura.
Se è vero che possono essere molti i fattori che contribuiscono a farci dormire meno e peggio di quanto sarebbe opportuno – basti pensare all’effetto disturbante che alcol, medicine, ritmi di lavoro sballati, e inquinamento acustico e luminoso producono sul nostro sonno – la caffeina è l’unica bevanda a essere sia una concausa della privazione del sonno sia la sostanza a cui ricorriamo per cercare di rimediare al problema dell’insonnia, nascondendo al nostro corpo il problema che la stessa bevanda crea.
La prima tazzina di caffè o tazza di tè che beviamo durante il giorno, spiega Pollan, è un’esperienza con effetti particolarmente evidenti
Non tanto per le proprietà stimolanti della bevanda quanto per il fatto che quella bevanda arriva a sopprimere i primi sintomi di astinenza. In sostanza “La caffeina si propone quotidianamente come la soluzione ottimale al problema che la caffeina crea“, scrive Pollan. Ecco perché sentiamo di non poterne fare a meno: essere sotto il suo effetto è diventato il nuovo stato di (in)coscienza di noi essere umani.