MILANO – L’assunzione di farmaci molto comuni contenenti anche caffeina potrebbe essere legata a un incremento di 2 o addirittura 3 volte del rischio di incorrere in un ictus.
Caffeina: cosa dice la ricerca
Sono le conclusioni emerse da uno studio coreano. Decisamente in controtendenza con il ruolo protettivo attribuito a caffè e tè; ma in linea con le evidenze secondo le quali chi beve pochissimi caffè è più a rischio quando assume bevande con caffeina.
I ricercatori hanno selezionato 940 soggetti
Avevano avuto un ictus emorragico. Li hanno quindi confrontati con altri 2 gruppi omogenei di soggetti che erano stati in ospedale per altri motivi; o che non erano stati ricoverati.
A tutti i partecipanti è stato chiesto se avevano assunto farmaci da banco. Quali analgesici, farmaci contro il raffreddore o per migliorare l’attenzione. Insomma, che contenessero piccole quantità di caffeina.
Il 5% dei soggetti colpiti da ictus aveva assunto uno dei farmaci indagati
Rispetto al 2,3% dei controlli che non avevano avuto l’ictus. E anche nei soggetti che abitualmente non assumevano caffè. Per loro, la percentuale di ictus raggiungeva quasi il triplo.
Il rischio, visto le modeste quantità di caffeina contenute nei medicinali rispetto a quelle presenti nelle bevande che la contengono, non sembra correlabile a una precisa dose di caffeina.
Lo studio ha due limiti importanti
Il primo riguarda il campione. I soggetti intervistati erano in grado di comprendere e interagire; quindi non precisamente rappresentativi di tutti i pazienti colpiti da ictus.
In secondo luogo, in Corea molti dei farmaci considerati contengono anche fenilpropoanolamina; molecola ritirata in Occidente proprio perché il suo impiego fu collegato a un maggior rischio di ictus. Per non parlare dell’efedrina.
Entrambe sostanze in grado di aumentare la pressione arteriosa e quindi potenzialmente precipitare un evento emorragico.
Fonte: farmacista33