mercoledì 25 Dicembre 2024
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Caffeina e dolore: lo studio che conferma l’importanza di questo elemento

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MILANO – Ecco perché la caffeina è utile Il sito della Società italiana di medicina generale ha pubblicato, con il contributo della Casa farmaceutica Janssen, questo commento sull’articolo uscito con il titolo “Caffeine and pain”, caffeina e dolore Titolo originale: “Caffeine and pain” Autori: J. Sawynok Rivista e Riferimenti di pubblicazione: PAIN_ 152 (2011) 726–729 Recensione a cura di: Renato Seller Indirizzo dell’articolo: Visita (link esterno) Lo proponiamo perché, nonostante alcuni termini strettamente medici, l’articolo ha un’esposizione chiara ed evidenzia l’importanza anche in medicina della caffeina.

La caffeina è universalmente assunta per i suoi effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale

Quali l’aumento dell’attenzione e la riduzione dell’affaticamento fisico. È presente in diverse bevande (caffè, tè, bevande energetiche) ed in alcuni alimenti (cioccolato, dolci); è anche disponibile come farmaco utilizzato come stimolante od in aggiunta ad analgesici in prodotti da banco. Si stima che il consumo giornaliero di caffeina raggiunga i 168-220 mg/die in Nord America e 390-410 mg/die nei Paesi Scandinavi; tali cifre sono state confermate da alcuni studi che hanno evidenziato negli USA il diffuso consumo di caffeina compreso tra l’85% ed il 95% degli adulti. Le azioni farmacologiche della caffeina sono attribuite principalmente al blocco dei recettori A1, A2A ed A2B dell’adenosina mentre risulta bassa l’affinità per i recettori A3.

Può anche inibire le fosfodiesterasi, promuovere il rilascio del calcio e bloccare i recettori A del GABA ma le concentrazioni necessarie per ottenere tali effetti sono cento volte più elevate rispetto a quelle raggiungibili dal normale uso alimentare di caffeina. Diversi motivi rendono interessanti gli effetti della caffeina sul dolore. E’ presente in diverse formulazioni analgesiche e mostra proprietà adiuvanti aumentando l’effetto analgesico del costituente principale.

Sia la sospensione dell’assunzione di caffeina dopo un uso cronico che l’utilizzo abituale eccessivo della stessa possono provocare cefalea. Alcuni studi preclinici hanno rilevato che la caffeina, a dosaggi inferiori rispetto a quelli correlati agli effetti analgesici adiuvanti, blocca l’antinocicezione di diverse sostanze e che pertanto la caffeina assunta con la dieta potrebbe interferie con l’effetto analgesico di tali sostanze. L’adenosina è implicata nell’antinocicezione correlata all’agopuntura e l’assunzione di caffeina potrebbe interferire con la sua efficacia. Scopo di questo articolo è analizzare il rapporto tra caffeina e dolore. La caffeina come analgesico adiuvante

Venne aggiunta originariamente in formulazioni contenenti aspirina, paracetamolo ed altri FANS probabilmente per controbilanciare i potenziali effetti sedativi analgesici mentre ora è considerata un analgesico adiuvante. Studi clinici pubblicati negli anni 60 e 70 indicarono che formulazioni analgesiche contenenti caffeina producevano effetti simili a quelli degli analgesici utilizzati da soli ma nel 1980 un’analisi di 30 studi non pubblicati inerenti il dolore post-operatorio e la cefalea, rilevò che l’aspirina ed il paracetamolo associati a 65 mg di caffeina dimostravano una potenza analgesica superiore di 1,41 volte rispetto al loro utilizzo non in associazione con la caffeina e questo fece considerare la caffeina un analgesico adiuvante.

Metanalisi più recenti inerenti l’azione adiuvante della caffeina indicano che questa può risultare utile nella cefalea ma nel dolore post-operatorio aggiunge poco all’azione analgesica del paracetamolo e dell’aspirina mentre gli effetti additivi con l’ipobrufen risultano inconsistenti. Gli effetti della caffeina in associazione con paracetamolo, aspirina ed altri FANS sono stati esaminati in dettaglio in una serie di studi preclinici. Uno studio esaminò diversi dosaggi di caffeina associati a molti analgesici

. Nello studio inerente l’associazione caffeina-paracetamolo furono esaminati sedici dosaggi diversi delle due molecole, risultando migliore l’antinocicezione per il dosaggio di 316mg/kg di paracetamolo associato a32 mg/Kg di caffeina. Studi successivi hanno evidenziato che la caffeina ai dosaggi di 18 – 32-56 mg/Kg hanno aumentato l’effetto antinocicettivo dell’aspirina, di molti altri FANS e dell’ibuprofene.

Esiste un’ampia letteratura preclinica inerente l’azione antinocicettiva della caffeina recentemente rivisitata. Nonostante gli effetti della caffeina dipendano dalla natura del test, dai dosaggi impiegati e dalle specie utilizzate, molti studi riportano un’intrinseca antinocicezione della caffeina al dosaggio di 25-100 mg/kg. L’antinocicezione è attribuita al blocco dei recettori dell’adenosina di tipo A2A e A2B . Nell’effetto analgesico adiuvante sono inoltre implicati meccanismi aggiuntivi non basati sul blocco recettoriale dell’adenosina quali le variazioni dell’attività e della sintesi delle ciclossigenasi.

Alcuni studi hanno riportato che l’assunzione di caffeina produce un’azione analgesica nella cefalea

Ad alti dosaggi (300 – 500 mg) la caffeina riduce la cefalea collegata a puntura lombare ma dosaggi inferiori ripetuti non producono lo stesso effetto. L’azione vasocostrittrice della caffeina secondaria al blocco dei recettori dell’adenosina è implicata nella riduzione della cefalea. La sospensione della caffeina successiva ad una sua conica assunzione produce una sindrome d’astinenza caratterizzata da cefalea ed astenia che inizia dopo 12-24 ore, raggiunge un’intensità massima dopo 24 – 48 ore e termina dopo una settimana circa. Questa sindrome da astinenza all’inizio identificata nel contesto della sospensione di elevate dosi di caffeina ( > 600 mg/die) è stata riscontrata anche a seguito di sospensione di basse dosi (100 mg/die).

L’astinenza da caffeina è stata riconosciuta costituire un fattore della cefalea peri-operatora laddove dopo la mezzanotte precedente la procedura chirurgica viene sospesa l’assunzione per bocca di qualsiasi sostanza. Studi retrospettivi hanno rilevato una relazione tra consumo di caffeina e cefalea peri.operatoria. Uno studio successivo ha rilevato che l’assunzione di caffeina nel giorno dell’intervento elimina la cefalea peri-operatoria. Un ulteriore studio ha indagato la differenza di effetto nella cefalea post-operatoria tra l’assunzione di caffeina attraverso bevande e la somministrazione della stessa endovena; i risultati non evidenziarono differenze.

Complessivamente questi studi suggeriscono di prestare attenzione al consumo di caffeina e che la sua assunzione nel giorno dell’intervento può essere utile nell’alleviare la cefalea post-operatoria. Contrariamente allo scenario precedente nel quale la caffeina produce effetti benefici nella cefalea, il suo consumo abituale è associato con lo sviluppo di emicrania e cefalea cronica quotidiana. Molti studi condotti in differenti nazioni indicano una significativa correlazione tra consumo di caffeina e cefalea.

Inoltre uno studio condotto su bambini affetti da cefalea cronica giornaliera che consumavano bevande contenenti caffeina ha rilevato la scomparsa della cefalea con la sospensione dell’assunzione delle bevande. Queste osservazioni suggeriscono che la riduzione dell’assunzione della caffeina può essere utile nel risolvere la cefalea in alcune situazioni.

Caffeina ed analgesici

Nella decade passata un crescente numero di studi preclinici riportarono che dosaggi di caffeina inferiori a quelli che mostrano effetti analgesici adiuvanti, inibiscono l’antinocicezione di diversi farmaci. Questi risultati sono stati interpretati invocando il coinvolgimento dei recettori A1 dell’adenosina. Basse dosi di caffeina inibiscono l’antinocicezione dell’amitriptilina, venlafaxina, carbamazepina, oxicarbamazepina, farmaci comunemente utilizzati come analgesici nel dolore neuropatico; risulta inibita anche l’azione dell’allopurinolo, della cizolirtina, analgesico sperimentale, ed anche in alcuni modelli l’antinocicezione del paracetamolo.

La capacità rilevata in studi preclinici che basse dosi di caffeina inibiscono l’antinocicezione comporta la possibilità che l’assunzione di caffeina attraverso la dieta possa interferire in clinica con l’efficacia degli analgesici. Uno studio idoneo dovrebbe valutare gli effetti della caffeina nei confronti degli analgesici. Il methotrexate a basse dosi è un farmaco efficace nella terapia dell’artrite reumatoide. In un modello di laboratorio di artrite nei ratti risulta alleviare la severità dei sintomi mediante un’azione che coinvolge i recettori A2A dell’adenosina che viene completamente bloccata dalla caffeina.

In studi clinici gli effetti dell’assunzione della caffeina sull’azione del methotrexate sono stati esaminati monitorizzando il consumo di caffeina dividendolo in basso ( 89 mg/die), medio ( 151 mg/die) ed alto ( 259 mg/die ); i soggetti appartenenti al gruppo ad alto consumo hanno mostrato un miglioramento inferiore rispetto al gruppo a basso consumo. Questo studio ha coinvolto 39 pazienti neodiagnosticati che assumevano 7,5 mg di methotrexate al giorno.

Una successiva analisi coinvolgente un maggior numero di pazienti ( 264) che assumevano 16 mg al giorno di methotrexate non ha rilevato differenze tra chi assumeva basse dosi di caffeina ( 39Die), moderate dosi ( 165/die) ed alte dosi ( 422/die). Analogamente, un’analisi di pazienti affetti da artropatia psoriasica trattati con methotrexate, non ha rilevato differenze tra chi assumeva basse dosi di caffeina ( < 120/die), moderate ( 120-180 mg/die) ed alte dosi ( > 180/die). Studi successivi nei quali sono stati impiegati diversi dosaggi di methotrexate nella cura di tale affezione non hanno riscontrato alcuna correlazione tra assunzione di caffeina ed effetti del farmaco. Queste osservazioni indicano che dovrebbe essere esaminata la potenziale influenza dell’assunzione di caffeina sugli analgesici. Caffeina e metodologie non farmacologiche

L’agopuntura è diffusamente utilizzata nel trattamento del dolore cronico

Il meccanismo d’azione dell’agopuntura sperimentale, in particolare dell’elettroagopuntura coinvolge molteplici mediatori endogeni (endorfine, monoamine, peptidi, ormoni). L’agopuntura manuale propria della medicina cinese tradizionale comporta l’inserzione e la rotazione di aghi e può coinvolgere ulteriori mediatori e meccanismi periferici. L’analisi dei tessuti conseguente all’inserzione ed alla manipolazione degli aghi rivela un coinvolgimento delle fibre collagene e dei fibroblasti e cambiamenti delle loro cinetiche all’interno del connettivo. Recentemente è stato dimostrato che l’inserzione e la manipolazione di aghi determina un aumento dei livelli tissutali di ATP, ADP, AMD ed adenosina. L’effetto analgesico dell’agopuntura è mediato dall’attivazione dei recettori A1 dell’adenosina poiché l’inibizione del suo catabolismo aumenta l’efficacia e la durata dell’analgesia che risulta eliminata in caso della delezione del gene del recettore A1.

In dose modeste può bloccare i recettori A1 dell’adenosina e potrebbe inibire l’analgesia da agopuntura. Le implicazioni inerenti l’adenosina periferica implicata nell’analgesia da agopuntura comportano nuove prospettive nella valutazione dell’efficacia dell’agopuntura in studi clinici. Studi futuri dovrebbero determinare se l’assunzione cronica di caffeina alteri l’efficacia clinica dell’agopuntura.

Appare importante indicare che è stato riportato in un uno studio clinico di piccole dimensioni (17 soggetti) che la caffeina ( 200 mg) somministrata prima della stimolazione, inibisce l’efficacia della stimolazione elettrica transcutanea del nervo (TENS). Merita quindi attenzione la potenziale influenza dell’assunzione cronica della caffeina nell’impiego della TENS a scopi analgesici. In altri contesti è stato rilevato che la precedente assunzione di caffeina, ( entro 2 – 4 ore) aumenta il dosaggio endovena di adenosina richiesto per trattare la tachicardia sovra ventricolare. Conclusioni La caffeina è la sostanza psicoattiva più consumata al mondo.

Considerando la sua diffusione e la sua capacità a bassi dosaggi di interferire con l’antinocicezione rilevata in studi preclinici, è necessario considerare gli effetti dell’assunzione acuta o cronica della caffeina in diversi contesti clinici. Devono essere condotti studi prospettici in merito ma possono essere utili anche informazioni ottenibili monitorizzando in maniera strutturata l’assunzione di caffeina.

L’adenosina risulta implicata nell’analgesia prodotta dall’agopuntura e dalla stimolazione elettrica transcutanea nervosa (TENS)

E gli effetti dell’assunzione della caffeina su queste metodiche non farmacologiche devono essere considerati. In alcune situazioni sia l’assunzione della caffeina che la sua sospensione possono provocare cefalea; risulta necessario verificare nel contesto clinico il livello di assunzione di caffeina. Queste considerazioni comportano un aumento dell’attenzione inerente gli effetti della caffeina sul dolore che vanno oltre al suo conosciuto effetto analgesico adiuvante. Commento all’articolo

E’ una sostanza contenuta oltre che nel caffè e nel te in diverse altre bevande e dolciumi ed il suo, consumo è ampiamente diffuso in tutto il mondo per gli effetti stimolanti sul sistema nervoso quali l’aumento dell’attenzione e riduzione dell’affaticamento fisico. In molte nazioni la caffeina è disponibile come farmaco da banco, associato ad altre sostanze, come analgesico adiuvante. Scopo di questo lavoro è stabilire l’effetto della caffeina sul dolore e la sua influenza su alcuni farmaci analgesici e metodologie antalgiche. Le azioni farmacologiche della caffeina sono attribuite al blocco dei recettori A1, A2A ed A2B dell’adenosina. I dati della letteratura recente indicano che la caffeina associata a paracetamolo o ad aspirina si comporta come adiuvante nella cefalea e tale effetto è legato al blocco dei recettori dell’adenosina. I rapporti esistenti tra caffeina e cefalea risultano però complessi: in alcuni casi la caffeina impiegata da sola risulta efficace ma in soggetti che ne fanno un uso continuo la sua sospensione brusca può comportare una vera sindrome d’astinenza caratterizzata da cefalea ed astenia; inoltre l’assunzione abituale di caffeina è associata ad emicrania.

Sono stati segnalati casi di bambini affetti da cefalea quotidiana dovuta ad assunzione di bevande contenenti caffeina. In questo articolo viene segnalato che alcuni studi preclinici indicano che basse dosi caffeina potrebbero interferire con l’effetto analgesico di alcune sostanze quali amitriptilina, carbamazepina e paracetamolo; anche l’effetto del methotrexate impiegato nell’artrite reumatoide risulterebbe diminuito dalla caffeina. Viene infine riportata la possibilità che l’effetto analgesico dell’agopuntura e della TENS potrebbe ridursi ad opera dell’assunzione di caffeina.

Importanza per la Medicina Generale

E’ una sostanza comunemente assunta dai nostri pazienti ed è utile conoscere gli effetti di questa sostanza sul dolore, le sue interferenze farmacologiche con altre sostanze ed i suoi complessi rapporti con la cefalea. Nella pratica clinica risulta pertanto estremamente importate conoscere le abitudini del paziente inerenti l’assunzione di caffeina soprattutto in caso di cefalea, dolore cronico ed assunzione di analgesici.

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