TRIESTE – Il primo trimestre dell’export del caffè triestino non ha segnato dati positivi. Anzi, si è mostrato in leggera crisi. Questo secondo il monitor periodico del centro studi di Intesa Sanpaolo sui principali distretti del triveneto.
Il calo del primo trimestre, pari all’1%, segue una leggera contrazione dell’export pari all’1,3%. Ma va registrato il forte calo del mercato Usa (-20%). Anche se non ci sono particolari timori per un effetto dazi. Fabrizio Polojaz, presidente di Assocaffè Trieste e titolare di PrimoAroma, valuta l’andamento complessivo.
«Si tratta di numeri aggregati di valore che riguardano sia il caffè crudo che il caffè tostato e miscelato destinato ad un consumo per espresso. Dai vari dati aziendali, se misurati in volumi, gli stessi sono in aumento. Sia per prodotto finito (miscele di caffè tostato) che caffè crudo/materia prima; essendo Trieste sia porto di consegna che sede di aziende di import/export di caffè».
Caffè triestino resistente al calo dell’export
Per Max Fabian, vicepresidente dell’associazione guidata da Polojaz e titolare di Demus «parliamo comunque di numeri irrilevanti». Per comprendere il perché di questi dati negativi del Monitor, per Polojaz occorre ricordare che «il caffè crudo viene trattato alle borse merci di New York e Londra.
Il prezzo finale subisce dunque l’altalena dei valori definiti dai flussi di offerta e domanda. A fine 2017 i valori medi sono scesi e possiamo dunque ipotizzare che il calo dell’1,3% sia la conseguenza della diminuzione di valore; rilevata anche a fronte di un effettivo aumento di volumi. Lo stesso discorso vale per il primo trimestre 2018».
Per avere un’idea del peso dell’export del distretto caffeicolo triestino basti leggerne i numeri
Le esportazioni, che sfioravano lo scorso anno i 200 milioni di euro, rivestono notevole importanza all’interno del settore agroalimentare sia provinciale (il 70% dell’export 2017) che a livello regionale (il 33% dell’export 2017);
nell’ultimo decennio, tra il 2008 e il 2017, è il distretto reale che ha avuto le migliori performance sui mercati esteri. Più che raddoppiando i valori esportati (+106,7%).
«Il settore in questione – conclude Polojaz – seppur parte del comparto agroalimentare locale, non è legato alla produttività del territorio regionale. Ma, basandosi sulla esperienza e conoscenza degli operatori locali, ha in teoria possibilità di crescita illimitata».
Nel primo trimestre del 2018, il mercato statunitense
Esso pesa per il 19,5% sul totale delle esportazioni del distretto, ha avuto un calo di 2,3 milioni di euro (pari al -20,6%). A poi cui si è aggiunto il calo sul mercato brasiliano. Annullando così le variazioni positive registrate negli altri principali mercati europei.
I mercati che sono cresciuti maggiormente nel primo trimestre del 2018 sono stati invece la Repubblica di Corea, i Paesi Bassi, l’Egitto; Israele e l’Austria.
Infine, nel distretto – che conta 33 aziende attive nella produzione e commercializzazione del caffè, di cui 19 attive nella trasformazione del caffè, il 16,4% del totale delle aziende alimentari triestine, con il più elevato indice provinciale di specializzazione in Italia – è preponderante il peso di Illy. Che sta spingendo molto sulla vendita online di macchine automatiche attraverso accordi con Amazon.