MILANO – Il caffè a Tirana, come istituzione del vivere sociale, che riflette la cultura e i costumi di un popolo, in questo caso di quello albanese. È il tema di questo articolo tratto da Albania News: quasi un breve saggio di sociologia, a firma di Adela Kolea, autrice italo-albanese e grande osservatrice delle culture di entrambi i paesi.
Caffè a Tirana, * di Adela Kolea
Dalla mia recente visita a Tirana ho riportato due righe sulla concezione tiranase dell’ “Istituzione” Bar.
In sintesi, il ‘laboratorio umano’ a Tirana, attraverso le tipologie dei caffè consumati e il rispettivo tempo impiegato nei bar, mi dava l’impressione che proprio in quel determinato modo basasse le sue sperimentazioni sociali, in cui da materia prima fungevano due elementi: una Persona ed un Caffè!
Dalla fusione di questi due elementi, apparentemente un misto superficiale, mi sembrava come se l’indicatore antropologico della cittadinanza della capitale, annoverasse le sorti della gente, numerose quanto i chicchi dei caffè contenuti nei sacchi che provenivano dalle specifiche piantagioni. Ciascun sacco, peculiare in sapori e aromi speciali.
Di conseguenza, dotati dagli effetti rispettivi: amaro per qualcuno, dolce per un altro, eccitante per uno, calmante per un altro, bevanda angelica per uno, diabolica per un altro…
A me però, il tempo iniziava “a scadere”, la poltrona del bar iniziava “a punzecchiarmi”, come si suol dire in albanese “sikur të kishte gjemba” -“come se avesse le spine”.
Mi dovevo alzare per forza e sfruttare diversamente il mio tempo nella mia Tirana, sebbene i bar – di cui spesso proprietari sono amici o conoscenti – allungassero i loro tentacoli, proprio come un polpo nella marea caotica di Tirana, per risucchiarti al loro interno…
Diamo a Cesare quel che è di Cesare! I locali a Tirana sono molto belli, raffinati ed eleganti e se li devo confrontare con certi bar qui in Italia … ecco il paragone risulterebbe fuorviante.
Proprio perché cambia la mentalità e la concezione sull’imponenza di questa tipologia di attività e della sua influenza anche nell’economia locale.
Il caffè a Tirana: il bar costituisce un’istituzione!
Quando mi trovo nella mia città natale preferisco muovermi a piedi, nel mio quartiere come altrove. In centro oppure nei vari quartieri e nelle vecchie stradine, è inevitabile – tra una tappa e un’altra, data la grande estensione della città – fermarsi in un bar a prendere un caffè o qualcosa di fresco, specie d’estate.
E in ogni ora o fascia della giornata, i bar a Tirana li trovi sempre pieni!
Una mattinata ero uscita molto presto di casa e mi ero fermata a prendere un caffè al bar, proprio perché di solito inizio la giornata alla ricerca di un buon caffè, che mi possa dare quella carica in più, per affrontare al meglio gli impegni. Sono una di quelle persone, per le quali la caffeina rappresenta un passo fondamentale all’inizio della mattinata.
Io, però, mi rendevo conto di trovarmi lì ancora con gli occhi gonfi, mezza addormentata. I tiranas presenti nel bar, invece, no!
Erano tutti svegli e pimpanti, mentre sorseggiavano caffè, cappuccino o salep, pronti ad intraprendere vivaci discorsi, in cui la politica non manca mai in nessuna ora della giornata, compreso la mattina presto …
Mezzogiorno, il caffè a Tirana
I bar sempre pieni. Anche perché a Tirana si pranza solitamente un po’ più tardi.
Solo che io sono abituata qui in Italia, la maggior parte delle volte, a un caffè veloce al banco.
E lì invece la gente la vedi al bar accomodata per bene e con l’intenzione di prendere le cose con lentezza.
Stanno al bar per ore, anche non necessariamente davanti ad una tazzina di caffè, bensì consumando un bicchiere d’acqua con due fettine di limone.
A mezzogiorno solitamente al bar si recano gli impiegati non solo per pranzare, ma anche per un “kafe pune”, “caffè di lavoro”.
Il loro ufficio “mobile” lo spostano con sé al bar
PC, carpette con documenti alla mano ed il tavolino del bar si trasforma in scrivania di ufficio!
Una firma su dei fogli, un sorso di caffè, una stretta di mano, un saluto e via. Affare concluso!
Da quel momento, “l’ufficio mobile” può intraprendere il viaggio di ritorno verso l’edificio della propria ditta o istituzione in cui è collocato.
Da immigrata e, preciso, in nord Italia – perché anche in Italia, l’approccio con il caffè e la sua dimensione conviviale varia tra regioni e località – sono abituata a prendere il caffè di fretta.
Quando mi siedo al tavolo di un bar a Tirana, le cose cambiano: vuoi per i ritmi più rilassati, vuoi perché sono in vacanza e il tempo libero non mi manca.
Ma a ciò si aggiunge un altro fattore: al bar, nonostante il sovraffollamento della città e la popolazione eterogenea, mi capita sempre di incontrare qualcuno che conosco.
E la sorpresa di un incontro gradito offre un motivo ulteriore per fermarsi al bar, legato alla socialità e alla convivialità.
Ecco una lunga lista dei tipi di caffè esistenti in Italia:
“Caffè normale. Caffè macchiato caldo. Macchiato freddo. Macchiato freddo con latte scremato. Macchiato caldo con latte scremato. Schiumato. Marocchino. Decaffeinato. Corretto. Caffè d’orzo in tazza piccola. Caffè d’orzo in tazza grande. Caffè al ginseng. Doppio. Lungo. Ristretto. Caffè freddo. Con panna. Caffè salentino, o con ghiaccio. e gourmet. Shakerato. Cappuccino. Cappuccino chiaro. Cappuccino scuro. Cappuccino al vetro. Cappuccino decaffeinato. Cappuccino con il latte scremato. Cappuccino secco. Cappuccino con caffè caldo e latte freddo. Cappuccino con cacao. Latte macchiato. Latte freddo macchiato caldo. Caffè e latte. Caffè e latte con caffè freddo e latte freddo. Caffè latte con caffè caldo e latte freddo.” …
… A Tirana invece è come se il dizionario urbano presentasse le seguenti corrispondenze e interpretazioni:
“Caffè di lavoro; caffè di piacere e svago; caffè ufficiale; formale e informale; caffè di conciliazione; di augurio; di contrattazioni; di complotti; di consolazione; di incoraggiamento o intimidazione; caffè di intermediazione; di divorzio, ecc…”
