MILANO – Da qualche anno il ginseng ha conquistato una nicchia di fedeli consumatori come alternativa al caffè da sorseggiare al bar, a casa o in ufficio.
Il caffè al ginseng al bar è addirittura entrato nel 2015 nel paniere di riferimento della rilevazione dei prezzi al consumo dell’Istat. Segno delle nuove abitudini degli italiani.
Ma gusto a parte, dietro la scelta di bere ginseng c’è anche qualche motivazione che ha a che fare con la salute e il benessere?
Il ginseng è un’erba perenne della famiglia delle Araliacee che cresce in Asia nord-occidentale e America del Nord. E in Cina, da secoli, alla sua radice sono attribuite virtù benefiche, energizzanti, toniche e persino afrodisiache.
“Panax ginseng” è il nome della pianta e panax significa “panacea”: nella medicina tradizionale cinese il ginseng viene usato, ad esempio, per i disturbi gastrointestinali, per l’impotenza e per migliorare la circolazione sanguigna.
Estratti liofilizzati di ginseng sono impiegati nella preparazione di integratori e prodotti di erboristeria, dalle barrette energetiche alle tisane. Una tisana al ginseng si può preparare con l’estratto di radice da far riposare pochi minuti in acqua bollente, magari da addolcire con il miele. E il caffè ginseng è proprio un parente prossimo di questa bevanda.
I preparati da sciogliere istantaneamente in acqua calda contengono sia ginseng che caffè, ma anche altri ingredienti come latte scremato in polvere. Il consiglio per gli intolleranti al lattosio o per chi l’ha escluso dalla propria dieta è quindi di accertarsi della presenza di latte nelle miscele per caffè ginseng.
La radice di ginseng contiene sali minerali come fosforo e magnesio e i “ginsenosidi”, ovvero saponine, molecole a cui poter attribuire i suoi benefici: ha effetti energizzanti e ristorativi del rendimento psicofisico in caso di stanchezza o calo della concentrazione.
Ma questi non sono poi gli stessi effetti della caffeina?
«Mentre una tazzina di caffè contiene una quantità abbastanza nota di caffeina, il caffè al ginseng è una miscela di più sostanze di cui il ginseng è solo una delle componenti, inoltre le percentuali di ogni sostanza non sono quasi mai definite. In generale, e nelle migliori delle ipotesi, la miscela è composta da caffè nero Arabica e radice di ginseng americano, pertanto la percentuale di caffeina è ridotta rispetto al caffè così come sono ridotti i suoi effetti», spiega la dottoressa Manuela Pastore, dietista dell’ospedale Humanitas.
«Alcune miscele (non tutte!) per il caffè al ginseng contengono ingredienti industriali come sciroppo di glucosio, grassi idrogenati, coloranti, emulsionanti e aromi con percentuali di caffè e ginseng molto basse. Doverose anche le considerazioni sul caffè: se la miscela non è di ottima qualità e la preparazione non viene effettuata con macchinari e procedure adeguate, il caffè può risultare eccessivamente acido e irritare la mucosa gastrica. Quindi bisogna sempre cercare di scegliere la migliore qualità delle miscele e limitarsi a 3-4 tazzine al giorno, sia di caffè che di caffè al ginseng anche se di ottima qualità».
Per chi può essere utile sostituire il caffè con il ginseng?
«Se il principale motivo di nervosismo e insonnia è la quantità eccessiva dicaffeina allora il caffè al ginseng, trattandosi di una miscela, ha sicuramente una quantità inferiore di caffeina e potrebbe essere una valida alternativa. In ogni caso si tratta spesso di una miscela molto zuccherata che non consiglierei di assumere in libertà».
Chi beve caffè ginseng potrebbe correre qualche rischio?
«Il caffè al ginseng può essere assunto con tranquillità anche se, come per ogni cosa, bisognerebbe controllarne la quantità. Contenendo comunque piccole dosi di caffeina, se assunto in eccesso o in associazione ad altre bevande nervine (caffè, tè nero…), possono manifestarsi disturbi come irritabilità e insonnia. Da controllare soprattutto l’assunzione alle donne in gravidanza e ai soggetti ipertesi o sotto stress. Si consiglia di riferire sempre se si assume ginseng come caffè o integratore al medico o allo specialista quando si assumono farmaci o si fanno alcuni tipi di terapie», conclude la specialista.